Papa Benedetto XVI, con piena libertà, ha dichiarato di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro. Pochi altri prima di lui hanno avuto lo stesso coraggio. Dal 28 Febbraio il seggio pontificio sarà vacante. A Marzo sarà convocato il conclave e si prevede prima di Pasqua l’elezione del nuovo pontefice.
Papa Benedetto XVI ha annunciato che si dimetterà da Vescovo di Roma il 28 febbraio alle ore 20. Secondo il Codice di Diritto Canonico (can 332, §2) il pontefice (felicemente regnante, come si diceva una volta) può dimettersi, purché la sua sia una decisione libera:
Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti.
Le parole usate dal pontefice per annunciare le dimissioni sono molto profonde:
« Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. »
E ha continuato:
« Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice. Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio. »
Personalmente leggo in quest’atto una profonda umiltà da parte del papa e una lucida analisi della realtà. Lui che spesso è stato accusato di vivere fuori dal mondo (anche se dobbiamo ammettere che certi suoi pronunciamenti erano molto lontani dalla vita delle persone) ha saputo fare un esame di quello che la chiesa sta vivendo e ha compiuto un passo indietro.
Non sono molti i precedenti di una tale scelta, si contano sulle dita di una mano: prima di lui abbiamo Clemente I (quarto papa della chiesa cattolica), Ponziano (pontefice dal 230 al 235), Benedetto IX (caso assai particolare visto che venne eletto papa per tre volte tra il 1032 e il 1048), Celestino V (il più noto, che salì al soglio pontificio nel 1294) e Gregorio XII, nel 1415.
La notizia delle dimissioni del papa ha lasciato sorpresi tutti. A marzo ci sarà il nuovo papa, ma la scelta di Ratzinger peserà senza dubbio. Faccio mie le parole di Luigi Accattoli, decano dei vaticanisti italiani:
<emb6935|right> « Dovremo tenere conto, nell’interpretare la notizia, della particolare umanità di papa Ratzinger, della sua inclinazione all’umiltà e alla discrezione, della sua psicologia di uomo di studio che aveva tante volte espresso – da cardinale – il desiderio di ritirarsi a vita privata e di tornare agli studi. Ecco ora l’ha fatto, alla ricerca, io penso, anche di quella pace che tanto aveva desiderato per i suoi ultimi anni e che gli era venuta a mancare. E nella fiducia – anche questo è importante – di poter lasciare ad altri il peso delle chiavi. Gli dico “bravo” per non essersi lasciato condizionare dal peso della tradizione e per aver preso la sua decisione – come pare sia – senza consultare nessuno, obbedendo alla propria coscienza. »
Probabilmente è proprio in questo obbedire alla propria coscienza che la Storia sarà chiamata a interpretare il pontificato di papa Benedetto XVI. Un uomo che ha sempre camminato e parlato nel massimo rigore e nell’adesione totale alla sua opzione fondamentale. Si potrà anche non essere d’accordo su molti aspetti del suo pensiero, ma dinanzi a una tale retta coscienza non si può far altro che mostrare rispetto.
(Nelle immagini dall’alto in basso: Benedetto XVI, Benedetto IX e Celestino V).
Roberto Russo
Papa Benedetto XVI lascia il ministero petrino.
Solo questo commento:
Un papa che confonde la forza dello spirito con la fora del corpo per me è uno che tutto poteva fare nella sua vita fuorché il papa.