Munnezza cercasi disperatamente e le incongruenze dei No-TAV.

Napoli capitale della globalizzazione della munnezza. Ovvero, i rifiuti napoletani adesso li vuole pure la Svezia, per bruciarli nell’inceneritore che la società italiana Impregilo ha costruito nella capitale, Stoccolma. Che strano: la società è la stessa che ha costruito l’inceneritore di Acerra, a pochi chilometri da Napoli, l’impianto è quasi uguale.

Mentre a Stoccolma produce energia elettrica e teleriscaldamento, ad Acerra oltre a bruciare silenziosamente i rifiuti di mezza Campania, ha anche una involontaria produzione collaterale, dannosissima benché virtuale: contumelie improperi polemiche baggianate e idiozie a getto continuo.
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La munnezza di Napoli per ora sta viaggiando nella pancia di grandi navi che la scaricano nel porto olandese di Rotterdam, dove l’inceneritore produce energia elettrica e teleriscaldamento; la munnezza napoletana però la vogliono anche in un’altra città olandese, Delfzijl per “nutrire” l’inceneritore inaugurato l’anno scorso che già produce energia e teleriscaldamento.

Ma a Napoli, ha solennemente riaffermato di recente il sindaco de Magistris, l’inceneritore “non si farà per non farci morire di diossina”.
Dunque, secondo il sindaco di Napoli, a Stoccolma, Rotterdam. Delfzijl, dove funzionano inceneritori anche da due decenni, stanno morendo tutti di diossina senza che nessuno se ne renda conto, come del resto anche in Italia (Brescia, Bologna, Torino, e in tante altre città; e poi nella vicina Acerra rimane inspiegabile il motivo per cui le imprese di onoranze funebri non hanno riscontrato alcun incremento di attività). Il sindaco di Napoli, ex magistrato, non ha detto una parola quando un suo collega, magistrato anticamorra in prima linea, gli ha chiesto perché mai ritiene che l’inceneritore a Napoli possa fare stragi, in provincia invece no.

Grande festa nelle Penisola Sorrentina, a pochi chilometri da Napoli, per il completamento di una galleria dopo trenta anni di lavori: cinque chilometri di percorso sotto le montagne, tre chilometri di cunicoli per vie di fuga parallele e trasversali, costo 72milioni di euro. Nessuno l’ha mai contestata, quella galleria, da quelle parti non s’è visto un ecologista oppositore neanche in fotografia. Quale è mai la differenza? Forse non ci avete pensato, ma è molto semplice: la galleria sorrentina è al servizio della più potente e rispettata divinità dell’epoca moderna, l’automobile.

Farà arrivare comodamente molte migliaia di auto al giorno nell’incantevole città di Sorrento, sulla magnifica costiera, riempiendole di smog, polveri sottili, inquinamento acustico, ingorghi, sprechi.

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Parallela c’è una antica linea ferroviaria che, se raddoppiata, avrebbe potuto portare migliaia di turisti – però appiedati – nell’incantevole città di Sorrento e sulla magnifica costiera. E sarebbe costata molto meno. C’è qualcosa in comune con la vicenda No-Tav in Val di Susa: guardando le foto, si vede bene che fra quelle montagne l’opposizione dura e violenta al tunnel ferroviario avviene ai piedi di un colossale cavalcavia autostradale che nessuno ha mai contestato.

Eleonora Puntillo

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