« Voglio morire socialista ». L’espressione dell’intellettuale sindacalista e politico della sinistra Bruno Trentin spentosi nel 2007, ricordata da Marc Lazar, professore universitario di Storia e Sociologia politica all’Institut d’Etudes politiques de Paris, non si riferiva al partito socialista ma al rapporto tra l’uomo, l’individuo e la sua storia. Recentemente, Pier Luigi Battista in suo libro lamentava che la sinistra ha smesso di pensare e la destra ancora non ha iniziato. Questa per iniziare dovrà attendere la fine del « berlusconismo », la sinistra potrebbe ripartire da uomini come Bruno Trentin.
Che le sinistre in Europa, ed in particolare in Italia, siano in difficolta’ di fronte all’ondata del neo liberismo, è fuori di dubbio: non solo sono relegate all’opposizione o sono sparite dal Parlamento, salvo la Spagna e la Grecia, ma il rischio e’ che per riprendersi ci vorra’ un bel po’ di tempo. «Non si intravvede in Italia l’alternativa a Berlusconi: nonostante oggi sia in difficolta’, sia anche un po’ sceso nei consensi dell’opinione pubblica, non ha, di fatto, alternativa.»
Cosi’ si esprime Marc Lazar, dell’Institut d’Etudes politiques di Parigi, incontrato a Roma all’Ecole francaise diretta da Jean-Francois Chauvard dove per due giorni (18 e 19 marzo 2010) si e’ parlato di un ‘intellettuale dalla forte dimensione europea’, di un partigiano schierato con le brigate di Giustizia e Liberta’, di un comunista ‘anomalo’, Bruno Trentin, dirigente di primo piano della Cgil, poi dei Ds, quindi eurodeputato.
E in Francia, dove la ‘gauche’ con il 54% dei consensi ha preso 23 su 26 regioni? «E’ un risultato positivo per la ‘gauche’, ma sarei prudente, anzi e’ presto per parlare di forza alternativa a Sarkozy: a differenza dell’Italia, in Francia c’e’ una possibilita’ in piu’ per le sinistre. Se la ‘gauche’ vuole diventare forza di governo deve risolvere tre questioni – sottolinea Lazar – la leaderschip che e’ fondatamentale per le presidenziali, il progetto politico e la credibilita.»
L’attenzione dell’intellettuale francese si sofferma «sull’alta percentuale delle astensioni (49%): la gente e’ distante dalla politica, e’ disaffezionata e, in tale contesto, la risalita dell’estrema destra e’ un dato preoccupante. Per esser credibile, la ‘gauche’ deve recuperare e presto il consenso e la fiducia della gente, sulla base di un progetto politico possibile e realistico.»
L’incrocio Francia-Italia e quindi Europa non e’ affatto casuale: e’ stato il percorso di vita di Trentin. «Un intellettuale e uomo di cultura prestato prima al sindacato poi alla politica, le cui analisi per interpretare i mutamenti sociali avevano una forte dimensione europea – nota Lazar. Alle sinistre europee oggi mancano leader del livello intellettuale di Trentin: non basta in politica esser solo leader e personaggi per sedurre gli elettori, bisogna essere intellettuali, uomini o donne di cultura». Quel che manca alle sinistre e’ la cultura, su cui edificare il progetto di societa’, se non vogliono ridursi a riconcorre il quotidiano, il piccolo o grande problema del giorno per giorno.
«E’ questa la lezione o l’eredita’ che lascia Trentin: la profondita’ e lo spessore culturale delle sue analisi, dei suoi progetti», evidenzia Lazar. L’ultimo Trentin piu’ che al Partito Democratico genericamente ‘riformista’, voleva una Federazione, con le diverse sensibilita’ e culture politiche, ma saldamente inserita del Partito Socialista Europeo.
Voglio morire socialista», disse un anno prima dell’incidente che gli costo’ la vita (28 agosto 2007), laddove «con il termine socialista Trentin non intendeva il partito socialista, ma il socialismo come progetto dell’uomo, dell’individuo, con la sua storia e le sue aspettative di vivere meglio» – aggiunge lo storico Maurizio Ridolfi, dell’Universita’ della Tuscia.
««Piu ‘della classe a Trentin interessava il cittadino, la persona, la sua liberta’ mai scissa dalla conoscenza e dai saperi, i suoi diritti: le soluzioni ai problemi che proponeva avevano sempre la dimensione europea e questo e’ il suo grande lascito per la sinistra».
Insomma, si riscopre l’intellettuale-dirigente prima del sindacato e poi del partito, dall’inconfondibile formazione ‘azionista’, che «vedeva lo Stato e le Istituzioni nella funzione di accrescere – conclude Ridolfi – la qualita’ della vita delle persone: non era un capo-popolo, rifuggiva dagli slogan, studiava, leggeva, scriveva e nel metter insieme ‘cultura e politica’ sognava ‘la democrazia del benessere’ e per questa sua orginalita’, si pensi alla conquista delle 150 ore come diritto alla formazione continua, si e’ trovato sempre molto piu’ avanti dei suoi stessi coetani e del suo Partito.»
Carlo Patrignani
Sulle foto : Marc Lazar; Bruno Trentin; Funerali di Bruno Trentin.
(26 marzo 2010, anche sul settimanale “LEFT”, pp.22)il Pdf dell’ultimo numero di Left-Avvenimenti – 26 mars 2010