L’ultima promessa era “entro tre giorni”, aveva fatto seguito a “non più di una settimana” e anche a “nel giro di una diecina di giorni”, seguito della affermazione: “Napoli sarà liberata dai rifiuti”. Sono ormai tre mesi, molti hanno tentato anche di giocarseli a lotto, i numeri ripetuti solennemente da Berlusconi (che stavolta ha evitato di farsi fotografare con la ramazza), ma gli accoppiamenti per ambi, e le associazioni di cifre per terni e quaterne non sono mai riusciti sulla ruota della fortuna; forse perché se i numeri delle promesse governative erano bassi e falsi, quelli delle tonnellate sono veri, e alti ben oltre i 90 della tombola, quindi non giocabili: sulle strade di Napoli giacciono tuttora 1900 tonnellate di spazzatura, e nelle città intorno altre 8-9mila.
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Facile era stata la profezia del mese scorso su Altritaliani: la munnezza che servì due anni fa per far vincere la destra nella campagna elettorale regionale e provinciale sarà adesso usata per raggiungere lo stesso obiettivo nelle elezioni amministrative del prossimo marzo. Regione e Provincia, finiti in mano alla destra di Berlusconi, sono i due Enti amministrativi e politici che proprio del problema smaltimento devono occuparsi, mentre ai Comuni spetta soltanto la raccolta, non avendo spazi disponibili per deporvi i rifiuti. Il Comune di Napoli ha anzi sacrificato una bellissima cava dismessa già destinata a impianti sportivi, ha chiesto e ottenuto dai cittadini sacrifici indicibili nell’unico quartiere dotato di verde agricolo e di spazio, Chiaiano, dove si producono ancora, fra le case, dolcissime ciliegie. Ma quella antica cava di tufo non può accogliere tutto. La forte e giusta protesta levatasi dalle città che si trovano nel Parco Nazionale del Vesuvio e in due distretti nella provincia di Avellino l’ha avuta vinta sulle assurde decisioni del governo, costretto a cancellare tre località prima dichiarate solennemente “discariche di interesse strategico” con tanto di sorveglianza armata dell’Esercito.
Anche la sindaco di Napoli, Rosa Iervolino, prevede un Natale fra i rifiuti elettorali, mentre in vari quartieri è stato dimostrato quanto sia stupida e ingiusta l’accusa ai cittadini di non sapere o volere selezionare e separare l’umido, la plastica, la carte, i metalli: dove ci sono i contenitori appositi (che il Comune non riesce a comperare in numero sufficiente, mancando i finanziamenti regionali e statali), i cittadini non sbagliano affatto nel deporre scatolette, giornali e altro.
I numeri brutti non finiscono mai, né si fermano alla provincia napoletana, e ci dicono che nel solo anno che sta per finire la Campania ha perduto 51mila posti di lavoro, la Puglia 19mila, nell’intero Sud il totale fa 135mila. La disoccupazione è al 12,1%, percentuale in cui le donne hanno il triste primato del 13,9%. I consumi in Campania si sono ridotti del 6,8% (1.350 euro in meno di spesa per ogni famiglia, ma in media!), due terzi degli italiani in stato di povertà vivono al Sud.
Eleonora Puntillo
P.S. (ndr) : Come trasformare la “monnezza” in un’operazione di marketing. Ecco la nuova campagna pubblicitaria della Campania. “Monnezza a chi?” per raccontare delle bellezze (direi indiscusse) di Napoli e del suo territorio.