Per i credenti potrebbe sembrare fin troppo “facile” celebrare la Pasqua, andando in chiesa (la loro), scambiarsi i consueti “auguri” e poi rientrare nel proprio mondo, ai lavori usati. Alle mestizie e alle contentezze quotidiane, con la coscienza a posto. I non credenti, quelli che salutano il giorno con il pragmatismo e la positività senza orpelli, anche loro combattono lotte parallele e comunque non meno difficili anche sul piano umano, senza avere un proprio Dio a riferimento. Per coloro che la vivono con intensità, malgrado tutto, la Pasqua è rinascita, è Resurrezione.
Sovviene una riflessione di una grande scrittore del Novecento, Giovanni Papini, “rispolverato” da un editoriale di mons. Gianfranco Ravasi, che ci ricorda, con slancio di modernità e lungimiranza, la condizione umana, la contemporaneità abbruttita troppo spesso da banalità. Lo intitolava “Lo svegliatore notturno”, sarà proprio lui che risorge nella notte di Pasqua. Ecco cosa scrive Papini:
“In un mondo dove tutti pensano soltanto a mangiare e a far quattrini, a divertirsi e a comandare, è necessario che vi sia ogni tanto uno che rinfreschi la visione delle cose, che faccia sentire lo straordinario nelle cose ordinarie, il mistero nella banalità, la bellezza nella spazzatura.
È necessario uno svegliatore notturno che smantelli per dar posto alla luce”.
(Giovanni Papini).
Così commenta il cardinale Ravasi, intellettuale oltre ogni misura: “Il grande scrittore argentino Jorge Luis Borges un giorno confessò il suo amore per Giovanni Papini «immeritatamente dimenticato». Effettivamente, superando la scorza della sua enfasi veemente e del suo sdegno permanente, la voce di questo autore fiorentino meriterebbe di
risuonare nei nostri giorni così grigi e annoiati, nei quali domina la tetrade da lui evocata: «Mangiare, far quattrini, divertirsi, comandare».
Giorni grigi ed annoiati – ci ricorda l’alto prelato – giorni di confusione, ovvero di “normalità eterna” (da una canzone di Fossati), di freddezza malgrado avvolti in una primavera che pur stenta a rinascerci dentro. Eppure i segnali sono tanti per restare svegli anche di notte:
le paure da un mondo che brucia e che “trema”; ma la luce accecante di una resurrezione, valga sempre ad illuminare il cammino. Da credente è forse più “facile”, ma sarebbe facile anche per chi guarda al firmamento e gli sovviene quell’ansia di speranza suggeritagli da
Dostoevskji nelle Notti bianche.

È tuttavia tempo di guardare al crocefisso, lo stesso che non pone nessuna discriminazione. Tace. È l’insegna della rivoluzione. Rimuoverlo dalle coscienze lascia sulla parete “la propria sindone di orli grigiastri”.
Armando Lostaglio



































