Arrivo al Complesso del Vittoriano di Roma per l’inaugurazione della mostra antologica del pittore Gianni Testa con la mia amica del Quebec Aline Benoit, all’ora fissata. Ho conosciuto l’artista che oggi espone, anni addietro in occasione d’una sua personale sulla Divina Commedia di Dante (vedi: La pittura-poesia di Gianni Testa: La Divina Commedia) e sono rimasta rapita dall’abilità di adattare colori e forme alle varie atmosfere dei tre regni rappresentati in modo conforme all’alta fantasia poetica del fiorentino ed alla robusta struttura morale dell’opera. Ciò che rende attuale ancora Dante è la condivisione del male esistente nel mondo, non sempre distinto dal bene e punito, come invece avviene per volontà di Dio.
Un grande catalogo d’arte all’ingresso, firmato dall’editore Gangemi e da Claudio Strinati, fa bella mostra di sé, aperto sugli splendidi dipinti.
L’artista, una grande dignitosa figura dagli occhi straordinariamente vivi, è ad attendere i visitatori e gli amici all’ingresso del Vittoriano. C’è gente importante della cultura, dell’imprenditoria, della nobiltà, dello spettacolo. E’ un pomeriggio straordinariamente quieto dopo le piogge recenti.
Egli appare lievemente emozionato ed è circondato dai suoi familiari, e da tanti parenti e conoscenti che gli fanno corona. Mi faccio riconoscere e mi abbraccia affettuosamente. È molto gentile e di carattere aperto. Prima d’intervistarlo però voglio vedere le tele che ancora non ho visto ed avere un colpo d’occhio di tutta l’esposizione. L’impressione è molto positiva e sorprendente: non più solo Dante, ma sempre i fantastici cavalli ben noti, paesaggi, scorci delle piazze di Roma, scene di battaglie, rievocazioni storiche, ritratti di giovani figure femminili, nature morte. Noto una grande libertà d’ispirazione e varietà di soggetti ed una tecnica cromatica impetuosa che riesce a calibrare armonicamente percezione ed espressione.
Com’ebbe a dire E. Cassirer, all’inizio del sec. XX, si unificano nella vera arte, come nella creatività dello spirito, la naturale spontaneità e l’elaborazione concettuale. C’è nelle raffigurazioni di Testa una grande energia vitalistica che va dalle forme naturali più semplici a quelle più elaborate fino alla visione dell’infinito, dell’indeterminato, come a dire, trascorre dalla terra al cielo. Viene confermato il carattere espressionista che fonde insieme il legame con la natura e la scoperta dei valori etici. Questo dinamismo però non genera angoscia come in Van Gogh, ma luminosità e gioia come avviene in Gauguin. Sembra che l’arte gareggi con la poesia a creare un’atmosfera di trepida attesa.
Mi accosto all’artista pittore per congratularmi con lui e porgli qualche domanda:
A proposito del luogo, sede della mostra, rivela la sua riconoscenza per l’invito e si dice onorato, dopo un così lungo e faticoso percorso di carriera, d’essere giunto in quella che è considerata una prestigiosa location romana, dove spesso espongono artisti affermati.
Poi sulle tele:
Gaetanina Sicari: Le immagini dei cavalli rampanti in nucleo compatto sembrano predominanti. Da quale sua esperienza derivano?
Gianni Testa: La mia bottega d’arte è in via dei Fiori, molto vicina alla Fontana di Trevi ed a Piazza Navona ed io da sempre sono stato affascinato dalle sculture del Bernini. Si spiega così la mia predilezione. Sono l’espressione del dinamismo e della vigoria del mondo naturale.
G.S.: Maestro, mi scusi, ma per me sarebbe bello se raffigurasse pure scene dell’Orlando Furioso. La sua arte potrebbe rendere gli aspetti scenografici di quel poema con effetti appropriati. Com’è entrato magistralmente nella poesia di Dante, così penso che potrebbe darci un’idea pittorica del capolavoro cavalleresco che è all’origine della letteratura italiana. La via della pittura e della poesia insieme non è nuova, ma originale.
G.T.: Grazie del suggerimento. In effetti ci ho pensato, ma vedremo in seguito cosa riuscirò a fare.
G.S.: E sulla bellezza, in particolare quella femminile, che qui vedo riprodotta in sorprendenti quadri, cosa mi dice?
G.T.: La bellezza è l’essenza del mondo, l’impronta lasciata da Dio nella sua creazione. Se la si vuol correttamente interpretare non differisce molto da quella che vedo riflessa nella Roma eterna che mi è cara.
G.S.: Ben detto! Grazie per avermelo ricordato e tanti complimenti.
Lo lascio ai nuovi ospiti che lo incalzano.
Gaetanina Sicari Ruffo
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