Bisogna prendere sul serio la minaccia nucleare? Secondo Carmelina Sicari sì e per farci capire le sue ragioni ci accompagna in un affascinante viaggio che parte dalla distruzione di Pompei passando per il grido di Agostino al sacco di Roma e approdare a Umberto Eco e la sua distinzione tra apocalittici e integrati.
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Tutti ricordiamo la definizione vagamente ironica di Umberto Eco, la sua distinzione tra apocalittici e integrati, tra coloro cioè, che vedono imminente la catastrofe finale e gli altri, ottimisti per così dire, che si consolano pensando che il mondo sia andato sempre così tra catastrofi annunciate, ma mai globali.
In effetti, qualche tremenda catastrofe si è vista, basti pensare alla fine di Pompei, a quella terribile distruzione di una civiltà sepolta dalla cenere o al grido di Agostino al sacco di Roma, quando il santo vedeva sparire la città che il carme secolare aveva proclamato unica al mondo: «Tu non vedrai, sole che sorgi, alcuna cosa al mondo maggior di Roma». Le membra rattrappite degli abitanti di Pompei dicono della tragedia immane di una improvvisa e inopinabile sparizione e così anche dello stupore del santo nel sermone sulla caduta della città eterna.
Umberto Eco era un medievalista e scopriva che una sorta di rigurgito del medioevo percorreva le vene del Novecento, un terrore superstizioso che, lo confesso, percorre anche le mie vene, ora che la minaccia nucleare ripetuta sembra in procinto di attuarsi.
Sì, sono apocalittica.
Credo che la minaccia nucleare sia non solo reale, ma anche imminente. Sono però in buona compagnia: tra gli apocalittici c’è anche il Papa che deve avere ben altre fonti per lanciare l’allarme continuo nelle omelie e negli incontri pubblici.
Si sa che Gioacchino da Fiore, calabrese, ad esempio vedeva l’avvento della terza età dopo una grande tribolazione.
Da san Tommaso in poi, l’ortodossia ha sempre negato fede al gioacchinismo, ma Gioacchino aveva scritto un libro fondamentale, La Concordia, in cui vedeva concordanti le profezie dell’antico e nuovo testamento.
La chiesa si fonda anche sulla profezia su cui direttamente interviene lo Spirito.
Bisogna prendere sul serio la minaccia nucleare, non per motivi economici di concorrenza e supremazia dei mercati o per motivi di globalizzazione, per dirla con un termine moderno, neppure per scontro di civiltà. Tanto meno per superstizione.
C’è in atto una frattura profonda sui fini.
Nel 1914 Georg Simmel, ne La filosofia del denaro, aveva visto il denaro diventare non più mezzo, ma fine, valore ultimo della vita, e come conseguenza lo sconvolgimento di tutto l’ordine dei fini.
Libertà e giustizia divenivano elementi senza significato e l’umanità destinata ad autodistruggersi: la profezia delle guerre mondiali era lì.
Per fermare l’autodistruzione occorre riformulare l’ordine dei fini, comprendere l’essenza dell’umanità: impresa ora difficilissima.
Carmelina Sicari
(da Reggio di Calabria)