Leggere “Dice Angelica” di Vittorio Macioce (Salani) evoca immediatamente L’Ariosto e i lavori di Manganelli sul Pinocchio di Collodi o il Don Chisciotte di Cervantes letto da Unamuno. Costruzioni parallele, ovvero, una lettura nella lettura.
Il libro parallelo è un genere di solito inesplorato e in oblio perenne, a metà tra il diario e il commento critico, vale a dire una serie di commenti, chiose e note a margine del testo, come era costume degli antichi scribi, dei commentatori medievali che talora indugiavano in citazioni, richiami, rinvii e che spesso vanno a formare dei veri libri nei libri, paralleli, appunto. Sono costruzioni autonome, come i libri paralleli che qui proponiamo, vere opere d’arte che si propongono al ruolo di un genere letterario tutto a sé.
Un caso tipico della letteratura, due archetipi del genere, è il commento di Miguel de Unamuno al testo di Don Chisciotte (n.d.r. Vita di don Chisciotte e Sancio Panza) o anche Un libro parallelo: Pinocchio, di Manganelli, in cui mille figure ed episodi si intrecciano.
Ne “Il libro parallelo” di Manganelli, Pinocchio che pianta gli zecchini d’oro nel campo dei miracoli, che assalta il Grillo parlante, che fa piangere di commozione Mangiafuoco, che sta per essere fritto dal pescatore verde, che si trasforma in asino, che incontra la Bimba nel mondo dei morti, che fa crepare dal ridere il serpente, sono tappe dell’eterna commedia dell’esistenza.
Così è nel testo di Unamuno il parallelo si incentra sul libro: Don Chisciotte è vittima e soggetto della sua stessa trasformazione attraverso le molteplici letture dei romanzi cavallereschi. Egli assume le loro forme. Unamuno stesso però scrive un testo parallelo al cui centro è un altro libro: il Vangelo, la vita di Don Chisciotte è in pratica imitazione di Cristo, della vita di Cristo.
Il metamorfico è per eccellenza elemento barocco, nella sua molteplicità delle forme esprime la vitalità e la potenza della natura attraverso i suoi cambiamenti.
Probabilmente, uno tra i libri paralleli più complessi e interessanti apparsi recentemente è quello del giornalista scrittore Vittorio Macioce, Dice Angelica, pubblicato da Salani* e che è parallelo all’Ariosto e costituisce una vera e propria “canzone di Angelica”.
In Vittorio Macioce è straordinaria la conoscenza della materia cavalleresca per cui la storia di Angelica introduce ad altre infinite storie così come si addice al Romanzo erede dell’archetipo delle Mille ed una notte.
Angelica è incorporea, eterea, non ha connotati fisici, poiché rappresenta il desiderio sempre insoddisfatto del cuore. Non è solo l’oggetto dell’ossessione di Orlando ma simbolo di tutte le ossessioni. Solo Gustavo Doré ha osato rappresentarla legata allo scoglio, nuda mentre sta per essere preda dell’orca. A salvarla, tragica ironia della sorte, non sarà Orlando che pure la cerca per mare e per terra.
Angelica è una voce, come Eco, destinata a parlare, raccontarsi e raccontare delineando una sorta di storia dell’umanità attraverso il suo racconto dai libri misteriosi, in parte perduti di Enoch, alla vita contemporanea, riassunta in tappe fondamentali come il magico castello di Atlante, castello di illusioni, in cui l’umanità è tenuta prigioniera, e rappresentata con tipi umani emblematci come Zerbino o Rodomonte.
Eppure Angelica non è unicamente un simbolo. Essa possiede l’anello che la rende immune dalle illusioni e la salva dalle finzioni e così potrà vivere la sua storia d’amore con Medoro.
Un libro intenso che prosegue la tradizione di Italo Calvino ed è proprio questo elemento a caratterizzare la scrittura letteraria dell’opera.
Carmelina Sicari
*Dice Angelica di Vittorio Macioce, Salani editore (2021) – 18€
SINOSSI – Ce l’hanno raccontata a scuola, la vicenda di Angelica, la bella per eccellenza, la donna per cui i paladini di mezzo mondo impazziscono, si sfidano in epiche battaglie, disposti a rischiare la pelle pur di averla. Angelica l’esotica, l’insidiosa, il motore di ogni passione, che attende in silenzio di essere conquistata come un trofeo. Ma qualcuno si è mai chiesto se era d’accordo? Se a lei Orlando – che sarà pure stato l’eroe della cristianità, d’accordo, ma anche un uomo di rara bruttezza – piaceva? Se quella rissa tra maschi alfa non le sembrasse ridicola? Se desiderasse, magari, qualcos’altro? Lo ha fatto Vittorio Macioce, che per la prima volta dà voce a questa creatura tanto celebrata quanto misteriosa. In fin dei conti una ragazza normale, simile a quelle di oggi, con emozioni che intatte attraversano i secoli: il desiderio di sentirsi viva, di trovare un posto nel mondo; la necessità di fare chiarezza sulle proprie origini; il fastidio di essere continuamente oggetto di attenzioni maschili; il dolore di interpretare un ruolo cucitole addosso da altri. Ricostruendo in chiave contemporanea tutto ciò che la storia della letteratura ha trascurato di Angelica e delle pulsioni che la animano, Macioce ci guida alla riscoperta di una vicenda sorprendentemente densa di riferimenti pop – dai videogiochi allo spaghetti western, dalla musica ai romanzi fantasy – e che non ha mai smesso di dirci qualcosa sulla natura delle ossessioni amorose.