Pieno di brutti presentimenti il sollievo per le dimissioni (7 novembre) seguite dalla rapida nascita di un finalmente presentabile governo incaricato di salvare l’Italia dal disastro economico e dal ridicolo internazionale. E’ infatti confortante vedere tre donne di indiscutibile competenza professionale (e tacchi max 4 centimetri) a capo di ministeri come Interno, Giustizia, Lavoro, nonché illustri economisti e manager negli altri incarichi. Ma non lo è affatto ascoltare le prime e certo non ultime dichiarazioni del più longevo e ricco (anche per questo longevo…) ex primo ministro Berlusconi, che conserva una discreta maggioranza nelle due Camere del Parlamento italiano.
La sequenza si apre con la minaccia “non avranno carta bianca” e “a questo governo possiamo staccare la spina quando vogliamo”, seguita dall’abituale smentita “mai detto staccare la spina”, “per noi deve durare fino dal 2013” , quindi “no all’imposta sulla casa e sui patrimoni” e subito dopo “noi avevamo già previsto imposte simili”, quindi: “ho chiesto al nuovo premier di non candidarsi alla scadenza elettorale” dimenticando di dire che ha chiesto anche di non fare leggi sull’incompatibilità fra la proprietà di reti televisive e l’incarico politico, né – giammai ! – sulla regolamentazione delle frequenze conquistate al modo dei pirati e negate a chi ne ha diritto.
“Dimissioni mai chieste dall’Europa”, unica verità, visto che le dovute presentare su energica sollecitazione del Capo dello Stato, e le ha accelerate appena dopo il crollo in Borsa (meno 13%) del titolo Mediaset, azienda televisiva di famiglia.
“Mai detto Italia paese di merda” anche se è proprio lui al telefono col faccendiere procacciatore di fanciulle: “tutte falsità in cui sono caduti anche i giornali stranieri” e quindi “ma erano solo 17 le cene con quel giovane che portava belle ragazze”, nonché “noi siamo sempre il partito dell’amore, meglio amare che odiare come fa la sinistra”, e infine “quando ho chiamato coglioni chi votava a sinistra non era per ingiuriare”.
Sconfortante ma non sorprendente leggere nelle cronache parlamentari che i deputati di Berlusconi in attesa del voto si riunivano a gruppi nel gran corridoio del Parlamento, per niente severi preoccupati accigliati, ma con la bocca aperta in sonore risate Gareggiavano in storielle sporche, parole irripetibili, doppi sensi osceni perfino sul Papa, ed è dovuto intervenire un loro coordinatore per raccomandare severamente: “Non le dite al Capo, si rischia che le racconta a Ratzinger”.
Eleonora Puntillo.