Si è da poco conclusa a Craiova la dodicesima edizione del Festival Mondiale di Poesia Mihai Eminescu, (17-21 giugno 2023), il più grande nel suo genere non solo della Romania ma di tutta Europa, un esempio virtuoso di comunicazione interculturale per una relazione narrante tra poeti e lettori.
Ho avuto l’immenso piacere di essere invitata a partecipare, per la terza volta consecutiva ricevendo, tra gli altri riconoscimenti, il titolo di Ambasciatrice Culturale del Festival e posso, quindi, testimoniare l’alto valore non solo culturale, ma anche sociale e umano di questa manifestazione che si regge, principalmente, sulla visione e sull’impegno del suo Direttore Artistico il Prof. Ion Deaconescu, ideatore del Festival e Presidente dell’omonima Accademia. Deaconescu può essere considerato, a pieno titolo, un inarrivabile condottiero che lotta per la conservazione del Festival stesso e per la divulgazione della parola poetica scontrandosi con tutte le difficoltà – economiche, logistiche, burocratiche – che, chi si adopera per la cultura, ben conosce. Eppure, ai detrattori ma soprattutto ai non sostenitori, basterebbe pensare soltanto a quanti e quali paesi sono stati coinvolti anche in quest’ultima edizione: oltre quaranta poeti provenienti da Argentina, Cile, Messico, Grecia, Bulgaria, Spagna, Serbia, Kosovo, Romania, Italia, Montenegro, Belgio, Macedonia e Senegal.
Mi sento di affermare che siamo di fronte ad un evento unico, capace di riunire nella città di Craiova voci peculiari e diverse, armate di un’enorme volontà poetica che, attraverso i singoli momenti del Festival, si fanno promotrici di incontri non solo per un confronto con le istituzioni ma, e soprattutto, con i singoli cittadini andando a intersecarsi con il quotidiano di ognuno, diventando parte integrante di ogni singola vita che incrociano nel cammino.
Indimenticabili, commoventi e educative, nell’intento di avvicinare le giovani generazioni al mistero della parola, sono state, ad esempio, le mattine passate al Liceo Voltaire e alla Facoltà di Medicina e Farmacia dell’Università di Craiova, durante le quali si sono alternati momenti di lettura di testi poetici degli autori partecipanti con creazioni dei giovani studenti che hanno inoltre interpretato, in lingua originale, i testi dei poeti proponendo fondamentali questioni sulla loro poesia. Interessante e divertente è stata la mattina durante la quale sono state organizzate letture sul tram RATCraiova, nel percorso che attraversa la città da un capolinea all’altro. Qui, i passeggeri, hanno dimostrato un grande interesse, fermandosi ad ascoltare questo o quel poeta e applaudendo ad ogni lettura… mi è sembrato che sentissero come un bisogno innato di essere coinvolti in quest’ascolto, trovando quasi un conforto in quel breve momento, proprio attraverso la poesia.
Tra i momenti istituzionali una visita alla città di Calafat, sottolineata dall’accoglienza del sindaco Dorel Mituletu che ha organizzato un bellissimo evento di letture ospitato dal Museo d’Arte.
Inoltre, a Craiova, il Museo d’Arte e il Centro Culturale “Brâncuși” – attrazioni culturali per le quali le autorità locali stanno stanziando importanti investimenti accedendo ai fondi europei – sono stati la giusta cornice per incontri durante i quali, i poeti invitati, hanno avuto ulteriore modo di stabilire ampie connessioni culturali, da concretizzare attraverso scambi di esperienze che continueranno nel tempo, e negli anni a venire.
Di grande significato simbolico la deposizione di fiori e la lettura di testi poetici davanti alla statua di Eminescu nell’affascinante Parco Romanescu di Craiova.
Da sottolineare l’impegno per il sostegno del Festival Mondiale della Poesia “Mihai Eminescu” da parte di Cosmin Vasile, Presidente del Consiglio della Contea di Dolj, che nel suo discorso di benvenuto ai poeti ha evidenziato come gli investimenti nella cultura sono importanti quanto quelli nelle infrastrutture, perché entrambi creano ponti tra le persone e durano nel tempo.
Anche il prof. Deaconescu, nel suo discorso iniziale ha voluto riportare: “l’entusiasmo alla partecipazione al Festival da parte di tutti i poeti che hanno aderito all’invito, in un momento in cui la poesia sembrerebbe di difficile comprensione, specie quella complessa dei grandi poeti come lo stesso Eminescu. Ma, proprio per questo, è necessario continuare” ha detto sempre Deaconescu “nell’opera di divulgazione di quest’arte attraverso l’impegno degli uomini di cultura e delle autorità che devono fare propria questa missione comune, ovvero quella di trovare modi sempre più coinvolgenti per attrarre i lettori alla poesia – e non solo le giovani generazioni -. In questo ambito Craiova può essere considerata un pilastro importante nella strategia dello sviluppo artistico e letterario dato che, attraverso il suo prestigioso Festival, contribuisce in maniera sostanziale proprio alla riuscita di questa stessa missione.”
La cosa che più mi ha colpito, da sempre, durante le giornate del Festival – nelle quali non mancano mai anche felici momenti ludici e conviviali – è la modalità di comunicazione che si crea tra i singoli poeti: alcuni parlano l’inglese o il francese, oltre alla propria lingua, altri non sanno una parola diversa da quelle della propria lingua madre, altri ancora mischiano parole di lingue diverse…. è vero che ci sono molti interpreti presenti che danno una mano ma, la maggior parte delle volte, si cerca di farsi capire da soli, come se si temesse la mediazione, o come se si trovasse più piacere a verificare di avercela fatta a farsi comprendere, in un modo o nell’altro… qualcuno ha definito amichevolmente questa modalità una “Babele poetica”, una modalità che si riflette ovviamente anche nell’ascolto delle poesie lette nelle molteplici lingue presenti, alcune davvero difficilissime per l’altro… eppure, mi è capitato più di una volta, di essermi lasciata trasportare dalla musicalità del verso o della lingua stessa, dal ritmo della poesia, dalla melodia che vi ho ritrovato, tanto da risultare di secondaria importanza la comprensione letterale del testo, tanto da farmi pensare che, anche se non ne avevo capito neanche una parola, quel testo fosse autentico: potere della poesia, magia della poesia, verità della poesia… pensiamola come vogliamo ma è così, questa è l’atmosfera che si crea durante il Festival poetico di Craiova, e il merito, come detto, va soprattutto riportato alla leadership visionaria e autorevole del prof Deaconescu.
La poesia Italiana, in tutto questo, gioca un ruolo importante all’interno del Festival, conservando quella fratellanza di origini linguistiche comuni (ceppo neolatino), di intrecci storici, di analogie culturali e religiose, e avvalendosi di numerose traduzioni reciproche di testi, che ne consentono la divulgazione e la comprensione. Io stessa ho tradotto autori rumeni e sono stata tradotta e pubblicata da case editrici romene: è grande la soddisfazione di sentire la tua poesia letta in un’altra lingua, diventare altro da te, quasi assonanza di un’altra voce che la trasforma e la fa propria, rendendola universale.
Concludendo mi sento di affermare che iniziative come queste, arricchiscono non solo la lingua, la poesia e i suoi autori ma sono importanti veicoli per introdurre riflessioni su come vogliamo andare avanti in questo nostro mondo, ovvero: tralasciando i rapporti umani e le emozioni per assuefarci e omologarci alle macchine con le loro intelligenze artificiali, o continuando a esplorare il corpo e l’anima, la natura, l’universo tutto con le sue incredibili e inesauribili energie e fonti d’ispirazione, per sentirci ancora umani sino alla fine e per sempre, concentrandoci sulle sinergie dell’arte e, in specie della poesia ? Ecco, questa è la sfida che va raccolta, dopo l’ascolto delle voci dei poeti di tutto il mondo, questa è la questione che resta aperta e che ognuno può declinare a suo completo piacimento. Da parte mia nessun dubbio sulla via da intraprendere.
Cinzia Demi
Bologna, 22 giugno 2023