Esiste, se scrive. Per salvare e comprendere cosa è successo nella propria vita. La scrittura dà un potere enorme: è un’ingiunzione, un dovere che rischiara esperienze personali, facendo emergere verità collettive. Annie Ernaux lo comunica anche attraverso il suo sguardo verde, illuminato dall’esigenza di raccontare vicende intime, a volte devastanti. A Napoli, dove è stata invitata dall’Istituto francese per due giorni concentrati sul suo nome di autrice, tra le più interessanti dell’attuale panorama culturale, tanto da essere inclusa nelle ipotesi per il Nobel della letteratura 2021. Assegnato, infine, al romanziere tanzaniano Abdulrazak Gurnah.
“Transfuga sociale”, Annie Ernaux ha vissuto 81 anni analizzando quello strappo avvenuto quando era bambina e frequentava una scuola privata, improntata su educazione cattolica: i genitori volevano offrirle un’istruzione che loro, gestori di un bar alimentari in Normandia e di origine contadina, non avevano potuto ricevere. Annie prosegue gli studi, va all’università, diventa docente di Lettere, si sposa, confermando il suo passaggio alla borghesia.
E comincia a scrivere per proteggere dall’oblio la trasformazione, l’emancipazione, la sofferenza. In principio, la sua è una scrittura violenta, carica di collera, segnata da ferite profonde. Ma quando inizia a narrare di suo padre, dopo le prime 100 pagine, si accorge che deve distaccarsi da quella rabbia per non tradirlo. Cerca la scrittura giusta, che lei stessa definisce “piatta”, capace, tuttavia, di trasmettere emozioni forti.
Sul palco della sala Dumas, all’Istituto francese, la scrittrice espone il suo percorso letterario conversando con Federico Corradi dell’Università L’Orientale di Napoli, le allieve e gli allievi che hanno trascritto, da una registrazione del 1997, le due conferenze tenute in quell’anno dall’autrice proprio a Palazzo Grenoble, dedicate ai due verbi che ne accarezzano le narrazioni, “salvare” e comprendere”. Gentile, amabile, semplice. Annie.
Come quella passione che è diventata oggetto del film proiettato in questa due giorni napoletana, uscito in italiano con il titolo “L’amante russo”. La regista Danielle Arbid ha dato corpo a oltre 70 pagine del libro “Passion simple” (edito da Gallimard nel 1992) attraverso immagini che scorrono per un’ora e mezzo sullo schermo, con una intensa e appassionata interprete, Laetitia Dosch.
«La differenza d’età, non troppo evidente nella versione cinematografica, tra la protagonista, una matura docente universitaria, e un giovane diplomatico straniero ha provocato davvero scandalo. Non si dice nulla quando un uomo ha una donna di 20/30 anni più giovane, ma non lo si sopporta quando è il contrario. Anche questo tema è femminista». Annie Ernaux lo confessa a chi firma quest’articolo, durante una piacevole chiacchierata al sesto piano di un albergo napoletano con vista sull’infinito azzurro, adornato dal Vesuvio. E aggiunge: «Ciò che veniva rimproverato era la passione, non il sesso».
“Passione semplice” in Italia continua a raccogliere successo in libreria, grazie alla collana Bur di Rizzoli, l’editore italiano che ha proposto nella nostra lingua anche altri testi fino al 1997. « “La honte” (La vergogna) è stato l’ultimo scritto diffuso con questo marchio editoriale. In Italia c’è stato un vuoto: a volte il vostro Paese segue il mio, in letteratura. Ho scritto libri che erano un po’ sfalsati rispetto all’accoglienza del pubblico».
Poi è arrivata la popolarità con “Les annés” (Gli anni), “autobiografia impersonale” che coinvolge tutti sul campo della coerenza. E a prendere il testimone editoriale è L’Orma, una casa editrice fondata da due traduttori, Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari. L’opera vince il premio Strega europeo nel 2016 e apre un nuovo capitolo d’amore (reciproco) con l’Italia. Impreziosito dal trionfo alla recente Mostra del Cinema di Venezia del film di Audrey Diwan, “L’événement”. Tradotto in italiano come “La scelta di Anne”, è ispirato al volume omonimo, dove Annie Ernaux descrive la vicenda di una brillante studentessa che scopre di essere incinta. Nella Francia degli anni ’60, quando l’unica possibilità di abortire è clandestina. Mentre la ragazza si rende conto che questa nascita spezzerebbe i suoi sogni letterari.
Il Leone d’oro suggella l’irresistibile attrazione per l’Italia. Un luogo che Annie adora da quando aveva poco più di 20 anni. Venezia, Roma, Firenze. Una passione semplice.
Donatella Gallone
Direttrice del giornale web di Napoli Il mondo di Suk
Link per saperne di più:
- Dialogo con Annie Ernaux – Institut français Napoli (11 e 12 novembre 2021)
- Trailer del film « L’amante russo” (versione originale francese “Passion simple”). Regia di Danielle Arbid. Un film con Laetitia Dosch.
- Trailer del film “La scelta di Anne” (in Francia “L’évènement”). Regia Audrey Diwan, Leone d’Oro a Venezia, variazione del libro omonimo e autobiografico di Annie Ernaux
- I libri di Annie Ernaux tradotti in italiano e pubblicati da L’Orma editore
- Annie Ernaux – Editions Gallimard