È riaperta e prorogata fino al 20 luglio 2020, nelle sale monumentali dello storico Palazzo Madama, la grande mostra di cui è protagonista Andrea MANTEGNA, uno degli artisti-cardine dell’Umanesimo ormai ‘maturo’ e poi del Rinascimento italiano, le due grandi correnti che diedero origine all’Arte Moderna del nostro Paese e non solo.
Lui era stato ‘sulle spalle di alcuni giganti’ che lo avevano preceduto.
Si parla – ma solo per nominarne alcuni – del suo diretto Maestro Francesco Squarcione, ma anche di Donatello, di Jacopo Bellini, suo suocero.
Stretti, giocoforza ma non troppo, i rapporti con il cognato, Giovanni Bellini (Giambellino) e la scuola lombardo – veneta e ferrarese, la famosa Officina Ferrarese di Cosmé Tura, ‘scoperta fotograficamente’, com’è noto, solo negli anni Trenta del Novecento grazie al critico e storico dell’arte Roberto Longhi.
Poi, lui stesso divenne, naturalmente, un gigante, uno dei più importanti artisti del Rinascimento italiano, in grado di unire nelle proprie opere la passione per l’antichità classica alle ardite sperimentazioni prospettiche, insieme con un eccezionale senso del realismo nella riproduzione della figura umana ed ad un tendere alla costruzione di un futuro dell’arte che ancora vive e prospera.
Il suo meraviglioso lavoro si esplica – come detto – nell’area padana: tra le città privilegiate, Padova, poi Ferrara, Mantova – il fil rouge tra le due capitali rinascimentali fu naturalmente Isabella d’Este, figlia primogenita del Duca Ercole I e di Eleonora d’Aragona andata in sposa a Francesco II Gonzaga, tra le donne più colte, influenti ed emancipate del suo tempo.
E negli anni raggiungerà poi Roma, dove opererà per alcuni anni.
Il percorso della mostra è preceduto ed integrato, nella Corte Medievale di Palazzo Madama, da uno spettacolare apparato di proiezioni multimediali: ai visitatori viene proposta una esperienza full immersion nella vita, nei luoghi e nelle opere di Mantegna, così da rendere accessibili anche i capolavori che, per la loro natura o per il delicato stato di conservazione, non possono esser presenti in mostra, dalla Cappella Ovetari della Chiesa degli Eremitani di Padova alla celeberrima Camera degli Sposi, la cosiddetta Camera Picta, dalla sua casa a Mantova al grande ciclo all’antica dei Trionfi di Cesare.
Il Piano Nobile di Palazzo Madama accoglie, quindi, l’esposizione delle opere, iniziando dal grande affresco staccato proveniente dalla sopracitata Cappella Ovetari, parzialmente sopravvissuto al drammatico bombardamento della Seconda Guerra Mondiale ed esposto per la prima volta, dopo un lungo e complesso restauro, e dalla lunetta con Sant’Antonio e San Bernardino da Siena, proveniente dal Museo Antoniano di Padova.
L’iter espositivo non riguarda solo Mantegna: offre capolavori dei maggiori protagonisti del Rinascimento nell’Italia Settentrionale che furono in rapporto con lui, tra cui opere di Donatello, Antonello da Messina, Pisanello, Paolo Uccello, Giovanni Bellini, i ferraresi Cosmé Tura ed Ercole de’ Roberti, e poi Pier Jacopo Alari Bonacolsi detto l’Antico ed infine il Correggio.
Accanto a dipinti, disegni e stampe del Mantegna – magnifico confronto – son dunque presenti opere fondamentali dei suoi contemporanei: nella fattispecie, sculture antiche e moderne, bronzetti, medaglie, lettere autografe e preziosi volumi antichi a stampa e miniati.
Il comitato scientifico della mostra è composto dai curatori Sandrina Bandera e Howard Burns, con Vincenzo Farinella come consultant curator per l’antico, insieme a Laura Aldovini, Lina Bolzoni, Molly Bourne, Caroline Campbell, Marco Collareta, Andrea Di Lorenzo, Caroline Elam, David Ekserdjian, Marzia Faietti, Claudia Kryza – Gersch, Mauro Mussolin, Alessandro Nova, Neville Rowley e Filippo Trevisani.
Per lavorare al meglio e sviscerare nella sua complessità quanto esposto, il prestigioso comitato scientifico internazionale di cui sopra ha selezionato un corpus di oltre un centinaio di opere, operazione resa possibile grazie a generosi prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni del mondo, tra cui il Victoria and Albert Museum di Londra, il Musée du Louvre ed il Musée Jacquemart André de Paris, il Metropolitan Museum di New York, il Cincinnati Art Museum, il Liechtenstein Museum di Vienna, lo Staatliche Museum di Berlino, oltre a prestiti da numerose collezioni italiane, tra cui le Gallerie degli Uffizi, la Pinacoteca Civica del Castello Sforzesco, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’Accademia Carrara di Bergamo, il Museo Antoniano ed i Musei civici di Padova, la Fondazione Cini e le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Museo di Capodimonte di Napoli, i Musei Civici di Pavia, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità di Torino, i Musei Civici, il Seminario Arcivescovile e la Basilica di Sant’Andrea a Mantova.
La mostra, promossa dalla Fondazione Torino Musei e da Intesa Sanpaolo, è organizzata da Civita Mostre e Musei.
L’ottimo catalogo, comprendente numerosi saggi introduttivi e di approfondimento, oltre alle schede scientifiche di tutte le opere in mostra, è stato èdito per i tipi della Marsilio Editori.
Maria Cristina Nascosi Sandri
SITO UFFICIALE DELLA MOSTRA, con info pratiche.
LINK INTERNO: «Isabella e Lucrezia, le due cognate», un libro di Alessandra Necci. Articolo a firma della stessa autrice.
(pubblicato il 4 marzo e aggiornato)