L’originale allestimento del melodramma per la regia di Giorgio Barbero Corsetti, e la grande mostra “Rinascimento visto da Sud” di Palazzo Lanfranchi.
L’estate è stagione propizia a far rivivere e a godere il melodramma in inediti scenari all’aperto.
Come l’anno scorso per “Aida”, la coproduzione italo-tunisina che vedemmo allestita e rappresentata nel teatro di Cartagine ad opera del Luglio Musicale Trapanese (https://altritaliani.net/aida-messaggera-di-pace-nei-teatri-di-pietra-del-mediterraneo/), quest’anno nell’ambito del programma “Abitare l’Opera” rinasce nei Sassi di Matera “Cavalleria Rusticana”, una coproduzione tra la Fondazione nata per Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e il Teatro San Carlo di Napoli, che presta il coro e l’orchestra diretta da Juraj Valcuha.
L’opera di Mascagni, tratta da una novella di Giovanni Verga del 1880, sarà rappresentata il 2-3 agosto e trasmessa in diretta televisiva (RAI5 e anche ARTE il sabato 3 dalle 20.45). Si tratta di operazioni certamente coraggiose e complesse, in cui di volta in volta tutto va reinventato, ma di sicuro valore culturale. Lo scambio di esperienze e il vivo coinvolgimento di maestranze e di un pubblico anche non abituale favorisce l’attualizzazione di quel genere che Antonio Gramsci considerava l’unica forma popolare della nostra tradizione letteraria e teatrale.
Il celebre dramma musicale ha ispirato al regista Giorgio Barberio Corsetti un’originale messa in scena, che prevede due momenti: un Prologo itinerante, nel quale i cittadini di Matera, coinvolti nella rappresentazione de “I sette vizi capitalisti”, scendono attraverso il Sasso Barisano e quello Caveoso, accompagnati da due giganteschi fantocci alati e animati, il Bene e il Male, tra rappresentazioni collettive di drammatico umorismo e cori di canti tradizionali della Basilicata. Per arrivare alla suggestiva piazza della chiesa di San Pietro, dove si svolgerà il melodramma vero e proprio, su un palco disadorno con lunga passerella nella suggestiva cornice affacciata sulla Murgia e sovrastata dalla rocca di Santa Maria di Idris.
Ospite in una dimora dei Sassi, ho avuto la ventura di assistere in questi giorni alle prove in notturna, quando l’antica città rupestre si fa semideserta e la suggestione, grazie anche a straordinari effetti di luce e di proiezioni su rocce e facciate delle case, è altissima. Un singolare effetto di straniamento per cui l’abitato è trasformato in un gigantesco fondale di teatro. E la commistione ravvicinata tra i popolari protagonisti del dramma – Santuzza, Mamma Lucia e Lola, Turiddu e Alfio che si affrontano in duello mortale a pochi metri da te, le comparse che a loro volta nel finale diventano spettatori, i numerosi tecnici e gli assistenti alla regia, gli abitanti e i rari viaggiatori di passaggio, offre un continuo rovesciamento pirandelliano tra ‘vita’ e ‘forma’. E molte riflessioni sull’elaborazione ancora pirandelliana dell’idea di ‘maschera’.
Ti svegli la mattina dopo, e l’emozione perdura mentre ti avvii a Palazzo Lanfranchi, sull’orlo dei Sassi, dove l’esperienza continua con la visione coinvolgente di “Lucania”, il gigantesco Telero del 1961 di Carlo Levi qui esposto stabilmente, in cui si snoda la storia secolare della gente dei Sassi, fino all’epica riscossa animata da Rocco Scotellaro, poeta e politico generoso, scomparso giovanissimo.
Per approdare alla magnifica mostra “Rinascimento visto da Sud. Matera, l’Italia e il Mediterraneo tra ‘400 e ‘500”, coordinata da Marta Ragozzino e protratta fino a metà settembre, nella quale ti attende un nuovo originale e fertile rovesciamento di prospettiva che pone al centro l’Italia meridionale, rispetto alla visione consolidata del grande evento culturale ed artistico.
©Testo e foto Noemi Ghetti