Paul Schrader fuori concorso con la regina del gossip Lindsey Lohan e il pornostar James Deen, mentre un altro film americano presentato in concorso: “Night moves” una storia di eco-terroristi che anche in Italia appare di attualità.
THE CANYONS di Paul Schrader (Usa, 99′, v.o. inglese s/t italiano) con Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk, Gus Van Sant.
E’ ritornato alla Mostra del Cinema di Venezia dopo ben 16 anni dal suo ultimo film in gara per il Leone (“Affliction”, 1997) il regista e sceneggiatore statunitense Paul Schrader (tra i suoi titoli più importanti ricordiamo “Hardcore”, 1979; “American Gigolò” 1980; “Il bacio della pantera”, 1982). Ha inoltre collaborato con importanti registi del calibro di Pollack e Scorsese; Dalle sue sceneggiature sono stati tratti film come ad esempio “Yakuza”, “Taxi Driver”, “Toro scatenato”, “L’ultima tentazione di Cristo”.
Fuori concorso al Lido ha presentato la sua ultima pellicola “The Canyons”, la cui sceneggiatura è stata scritta dal romanziere Bret Easton Ellis (Los Angeles, 1974), autore di opere controverse come “Meno di zero”, “Le regole dell’attrazione”, “American Psycho”, alcune delle quali sono anche diventate dei films. “The Canyons” vede come interpreti principali l’attrice Lindsey Lohan (ora sulle pagine di gossip tra cronaca e spettacolo per il suo carattere volubile sui set cinematografici e i problemi irrisolti con droghe e alcool) e l’attore di pellicole porno dal nome d’arte James Deen.
La storia, ambientata ai nostri giorni a Los Angeles – centro di quella “Hollywood Babilonia” per le aspirazioni cinematografiche – racconta di una coppia formata da un giovane benestante produttore di film con forti problemi maniaco-sessuali (Deen) e dalla sua compagna attrice di pellicole di basso livello, che arrotonda con filmini porno casalinghi girati nella loro splendida villa in collina. I due frequentano un’altra coppia composta da un giovane aspirante attore e da una sceneggiatrice in procinto di realizzare un film con i soldi del produttore.
Le relazioni sessuali dei rispettivi partners, i loro segreti, le loro bugie e le loro paranoie sono al centro di un’intrigata trama che sfocerà alla fine in violenza. Schrader ha girato un film a basso budget (è costato 150.000 dollari) utilizzando il nuovo sistema del “crowd funding” (cioè con i fondi trovati in internet da sovvenzionatori pubblici) e questo si nota, sia nel girato che negli attori.
Il tutto, a cominciare dalla trama alla recitazione (una scena “clou” drammatica di un omicidio ha invece un effetto risibile) risulta alquanto deludente e non all’altezza di un regista che ha offerto ben altre opere di rilevante caratura. La Lohan recita svogliatamente mentre il porno-actor Deen non ha espressività, nemmeno quando è a suo agio senza vestiti. Un piccolo cameo è stato riservato al regista Gus Van Sant nella parte dello psicanalista del produttore.
NIGHT MOVES di Kelly Reichardt (Usa, 112’, v.o. inglese s/t italiano) con Jesse Eisenberg, Dakota Fanning, Peter Sarsgaard, James Le Gros.
“Night Moves” è invece il film drammatico di produzione Usa, in concorso per Venezia 70, diretto dalla regista Kelly Reichardt, specializzata in pellicole che hanno come tema i paesaggi americani e i racconti della strada. Nel 2010 aveva presentato al Lido in concorso una pellicola interessante: “Meek’s Cutoff” ambientata nella metà dell’Ottocento in America con una carovana di donne che si perde nelle sterminate praterie del West sotto la minaccia degli indiani.
“Night Moves” si svolge ai giorni nostri e racconta la storia di tre ambientalisti radicali Josh, Dena e Harmon (rispettivamente gli attori Jesse Eisenberg, Dakota Fanning, Peter Sarsgaaard) che decidono di compiere un gesto clamoroso di protesta: far saltare una diga facendo esplodere un’imbarcazione carica di esplosivo. Il piano riesce, ma muore un campeggiatore e il terzetto entra in crisi: la loro battaglia non doveva coinvolgere vittime innocenti.
Josh si renderà conto che con quell’atto non è stato risolto nulla di rilevante dal punto di vista delle loro motivazioni, mentre Dena soffrirà per la morte della persona travolta dalle acque fuoriuscite dalla diga distrutta. Alla fine sarà Josh l’elemento più fragile e irrazionale del gruppo. La Reichardt sembra privilegiare un cinema di immagini riflessive e silenti, con dialoghi alquanto scarni.
Non c’è molto di ecologista nel film, tranne un incontro di sostenitori che visionano un documentario sul futuro dei consumi del nostro pianeta. Il resto è occupato dalla pianificazione dell’attentato e dal dramma introspettivo dei due principali protagonisti, Josh e Dena. La regista si sofferma ad inquadrare spesso il volto sempre mesto e straniante di Eisenberg, costretto a un ruolo freddo e poco espressivo. La pellicola risulta alla fine quindi vuota e poco incisiva.
Da Venezia
Andrea Curcione