Venasca la trovi quando imbocchi la stupenda Valle Varaita, quando i fianchi delle montagne si avvicinano e in inverno il sole è visibile solo per qualche ora. Questo piccolo paesino, come molti altri in questa zona del Piemonte, conserva una urbanistica molto particolare, come un pianeta (il centro storico) attorno al quale gravitano, a differenti altezze e coordinate, tanti piccoli satelliti (borgate).
La popolazione di queste borgate, storicamente numerosa e giovanile, è drasticamente diminuita negli ultimi decenni, con una forte emigrazione verso il centro di Venasca, che lentamente ha assunto una forma meno concentrica e piu’ filiforme per accogliere questi concittadini.
Sito di interesse storico e culturale le cui origini preromane si confondono con quelle del Marchesato di Saluzzo, l’orgoglio dei Venaschesi ha piu’ volte illuminato la vallata in periodi storici molto bui, come per esempio nell’ormai lontano 1944. Durante la guerra di Liberazione, Venasca fu oggetto di violentissimi saccheggi, rastrellamenti e crude rappresaglie da parte di truppe naziste, che provocarono la morte di alcuni abitanti e l’incendio di numerosi edifici.
La tenacia dei suoi abitanti, inclini al sacrificio e alle asprezze che questa terra offre, permise di reagire agli orrori della guerra e di ricostuire un florido dopoguerra. Gli anni 50 e 60 videro la rinascita del paese, ancora una volta Porta di Valle per le attività agricole e industriali. Da segnalare lo storico e fulgido mercato delle Castagne, uno dei piu’ grandi in Italia, che ha cambiato pelle negli anni ma ha mantenuto intatto il gusto per il commercio e per gli scambi dei nostri conterranei. Oltre all’agricoltura, Venasca presenta una intensa attività nella lavorazione del legno, con maestri artigiani conosciuti a livello regionale.
Ma per i vacanzieri stagionali e gli amanti della cucina piemontese, Venasca conserva nella sua indole qualche perla nemmeno troppo nascosta, sinonimo di tradizione e fedeltà : il pane ed i salumi. Il gustoso pane di Venasca, cotto in forni a legna, da accompagnare, magari, a una bella fetta di salame prodotto dai salumifici della zona, è sicuramente uno dei punti di riferimento del turista che transita in questa Valle.
Ma Venasca non è solo tappa golosa di un itinerario affascinante: è anche sito di interesse storico e culturale le cui origini preromane si confondono con quelle del Marchesato di Saluzzo. La cultura, popolare e moderna, ha radici solide in questo piccolo centro della Valle Varaita. Una delle piu’ belle realtà musicali italiane la ritroviamo proprio a Venasca, dove si può visitare il primo parco tematico italiano dedicato interamente al suono e alla musica. I partecipanti si trovano immersi in un percorso accattivante ed unico che permette di comprendere la genesi dei suoni e dei rumori.
Anche l’architettura ha il suo piccolo angolo di vanto, soprattutto grazie alla splendida Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta del XVIII, uno degli esempi più noti di barocco piemontese, dove l’occhio di un attento visitatore sarà saziato da maestosi affreschi incorniciati da ricchi marmi policromi. Il suggestivo quadro nel quale questa chiesa è l’elemento dominante, comprende anche una graziosa piazzetta, sulla quale si affaccia un bel palazzo signorile quattrocentesco rimaneggiato successivamente.
Di interesse è anche la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, che fu sede della confraternita del Gonfalone, nonchè le numerose cappelle sparse sul territorio comunale, come la cappella di Sant’Antonio, quella di Sant’Anna e quella di San Firmino. La storia riaffiora seicentesca Cappella di San Carlo, eretta dopo la grande peste del 1630.
Purtroppo, la bella tradizione e l’avvincente storia di questo grazioso Paese, riflettono un presente opaco, nel quale l’emigrazione la fa da padrona e il centro si svuota lentemente, a causa della chiusura di attività o di trasferimenti di centri di produzione. Negli ultimi decenni la popolazione è quasi dimezzata rispetto all’inizio del XX secolo, è purtroppo una popolazione sempre piu’ anziana e meno giovane: il mio triste presagio è che questo paesino diventerà una zona dormitorio per gente che vivrà la maggior parte della loro giornata nelle maggiori cittadine del fondovalle.
Fabrizio Botta
Venasca: I borghi, i profumi e i sapori del fondovalle piemontese.
de ces articles qui donnent envie tout de suite d aller voir ces trésors d architecture et culturels, nous français avons perdu ce goût et nous envions cet orgueil et cette affection des italiens pour leurs villes. les français sont honteux de la nostalgie et de leur fierté de leur patrimoine, et pourtant pareillement la désertification de certains endroits, qu on espère un jour réinvestis par la population, la petite place, la petite église, encore dans le sud français il y a de la résistance mais combien de bâtiments témoignages ancestraux ne sont pas entretenus et églises, abbayes, bergeries, etc…..vendus ou abandonnés. C est aussi ceux qui sont partis qui peuvent aider à une prise de conscience. Des fonds énormes pour des nouvelles constructions laides au détriment de l’ancien, car sinon on est taxé de « passéiste » , le « va tout » pour le tout moderne, les centres commerciaux etc;…… et pourtant les gens s en vont quand même et les « villes musées », ne donnent pas non plus le goût pour y rester. quelles solutions ??? la décroissance ??????? Et qui et combien sont prêts pour ????? ???????