“Era l’anno di Nero a metà” è il romanzo d’esordio di Mauro Pepe, medico radiologo che vive a Castellammare di Stabia (NA), la storia vera di un viaggio avventuroso nel 1980, dalla prosa fluida ed accattivante, che sorprende per molti versi. La narrazione offre anche uno spunto originale per un confronto tra due generazioni: i Boomers e i Centellians sul sound del famoso album di Pino Daniele. Ce lo presenta Adele Tirelli.
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“Ci svegliammo di buon’ora a casa mia, a Gragnano, e corremmo subito a guardare il cielo: era davvero una giornata bellissima. Proprio come ci avevano assicurato le previsioni meteo dei giorni precedenti, tante volte consultate con ansia, alla TV, alla radio o su qualsiasi giornale ci fosse capitato a tiro.
Era il 1980 e noi avevamo entrambi quindici anni. Settembre era ormai inoltrato, in casa soli, nella pancia “le farfalle”.
Tra l’autobiografia e il romanzo di formazione, “Era l’anno di nero a metà” di Mauro Pepe racconta l’esperienza di due ragazzi, appena quindicenni, Mauro ed Alfonso, amici per la pelle, che decidono, sull’onda dell’emozione, di scoprire l’ignoto, di andare oltre i confortanti confini del loro paese e di lanciarsi in un’avventura: raggiungere Roma in sella ad una Vespa 50 Special, La Portentosa.

Così, in una notte di settembre, quando la famiglia e molti dei loro amici sono ancora in vacanza, maturano l’idea di recarsi dagli zii e i cugini di Mauro, che vivono a Roma, anche perché Alfonso si è invaghito di Rosaria, conosciuta in estate al mare, complice il fascino della penisola sorrentina.
“Il viaggio scorreva lento così come la velocità che tenevamo, mai più di 35-40 km orari. Avevamo, infatti, timore di sforzare La Portentosa, che aveva quasi 300 km da macinare in quella giornata e due borse da viaggio sul portapacchi”.
I due percorrono la “piatta” Statale Domiziana, la piana del Volturno e del Garigliano.
“Ma, se non fosse stato suggestivo il paesaggio, bastava da sola, tutta da vivere l’avventura del viaggio… facendoci sentire i protagonisti di un bellissimo road-movie… il “brivido” era l’essenza del nostro viaggio, … era “la “sfida” quella che avevamo voluto. Era per lei che eravamo lì, per la voglia di confrontarci con il mondo, quello vero, quello dei “grandi” e la nostra prova dovevamo averla da pari a pari … in bilico tra appagamento e sgomento; le due sensazioni, pur alternandosi nel prevalere, ora l’una ora l’altra, chiudevano sempre in pareggio. Viaggiavamo costantemente sul filo dell’esile lama di un’esaltazione che, ad ogni momento, rischiava di tramutarsi in turbamento, in angoscia”.
Tra brevi soste e qualche contrattempo, giungono sulla Statale Appia, attraversano Minturno, Scauri, Gaeta, Sperlonga e imboccano la via Flacca che si inerpica su un costone a picco sul mare. Qui, in deroga alla tabella di marcia, si fermano per un tuffo nel mare di Circe. Sulla spiaggia conoscono un gruppetto di ragazzi di Gaeta, che li invitano a rimanere per la sera, ma i due, declinando l’invito a malincuore, riprendono il cammino per Roma.
La loro è una storia di apprendimento e trasformazione che appassiona il lettore, l’adolescente di ieri e quello di oggi. Vedere un personaggio che impara, che incontra difficoltà, che a volte sbaglia, è avvincente perché proprio attraverso questi momenti prende forma la sua personalità. Alzi la mano chi non ha mai fatto una bravata in gioventù! Sicuramente è successo a tutti noi.
E verrebbe voglia di chiedere all’autore se abbia meditato solo con l’amico il progetto di raggiungere la Capitale oppure se abbia letto durante l’infanzia Stevenson e Twain o anche Hesse, che con i suoi romanzi, parla dell’adolescenza come ricerca di sé.
Una cosa è certa: la lettura cattura dalla prima all’ultima pagina anche per la scioltezza e la scorrevolezza della lingua, sia che si tratti della descrizione dei bellissimi paesaggi campani, Capri, Ischia, Procida, Vivara, il baretto Alimuri o del mare in tempesta, sia di sensazioni ed emozioni per il primo incontro con una ragazza, di uno sguardo “occhi negli occhi”, dei primi palpiti del cuore, del primo bacio, ma anche dell’amicizia vera, spontanea, senza il filtro dei social.
Le situazioni e i personaggi descritti nel libro richiamano persone e vicende della vita reale, che l’autore rielabora attraverso un processo di anamnesi, da adulto, a distanza di quarant’anni, comprendendo e riesaminando le cose che gli sono accadute, riconsiderando sé stesso, lavorando sulla memoria e sul passato. A questo si aggiunge la componente introspettiva e psicologica, tipica del romanzo di formazione. E per questo certo non basta solo la fantasia ma anche, e soprattutto, la capacità di osservare, ascoltare e ricordare.
È servito a questo progetto di scrittura anche l’incitamento dei tanti amici di facebook che mostravano di volta in volta di apprezzare i post che l’autore pubblicava a mo’ di ricordo sulle pagine della community. Così ha preso corpo il testo.

Lo scrivere, tuttavia, non è un automatismo se non è accompagnato e condito dall’habitus alla lettura e alla scrittura, se non si possiede, cioè, almeno potenzialmente, in nuce la disposizione e la passione per la scrittura.
Il racconto segue un duplice filo: da un lato l’autore rievoca la propria giovinezza attraverso ricordi personali, musicali, cinematografici; dall’altro arricchisce la narrazione con allusioni al contesto storico-politico degli anni della sua adolescenza, che vanno dalla fine degli anni Settanta agli inizi degli anni Ottanta. Si tratta di quel particolare periodo della nostra storia che assiste al passaggio dagli “anni di piombo”, così chiamati dalla storiografia per la continua tensione derivante da attacchi terroristici di matrice politica, che hanno contribuito alla fine della Prima Repubblica e, soprattutto, del declino dell’economia italiana, a quelli dell’avvento dei nuovi format televisivi, delle Soap Opera e delle Telenovelas. È lo spaccato di un’epoca che si lascia alle spalle gli anni bui del terrorismo, della crisi petrolifera, dell’inflazione, delle battaglie sociali e ideologiche e si apre ai colorati ed incoscienti anni Ottanta, inaugurando il periodo scanzonato del cosiddetto edonismo reaganiano.
Il tutto in compagnia della Portentosa, la Vespa 50 Special bianca, di un mangianastri Grundig e dell’album di Pino Daniele, Nero a metà, che dà il titolo al romanzo e che fa da colonna sonora all’avventura dei due ragazzi. Un autobiografismo in presa diretta che nasce dall’esperienza del viaggio e che culmina nell’arrivo a Roma.
“… finalmente piazza del Popolo! Sembrò accoglierci in un guscio protettivo la piazza con quelle circolari “membra”…, come ad abbracciarci su un prosperoso seno materno”.
La Capitale li avvolge con la sua magia, la sua anima, i suoi colori e con l’affetto dei cugini di Mauro e dei loro amici, curiosi di conoscere i protagonisti di quella straordinaria impresa. Attraversano la città in Vespa tra Trinità dei Monti, il Lungotevere, Torre Argentina e vivono esperienze indimenticabili come una partita di pallone e le romantiche passeggiate al Pincio, a Villa Borghese, dove Mauro conduce l’avvenente Elisabetta, minigonna e Camperos, nella freschezza degli anni più belli.
Musica e libertà sono la costante dell’intera storia, il binomio indissolubile di una vacanza breve ma intensa e piena di emozioni come la sortita al Much More, la discoteca più “in” del periodo e, soprattutto, l’agognato concerto di Pino Daniele che nel 1980, con il suo terzo album “Nero a metà” e il suo sound partenopeo tra rock, jazz, blues e tradizione mediterranea, era già un mito.
Il ritorno a casa all’imbrunire quando le giornate si accorciano e danno la percezione che l’estate è ormai finita, incupisce i ragazzi che rientrano mogi e silenziosi.
Ma da un viaggio non si torna mai come si è partiti, si torna cambiati. E questo lo sa bene l’autore che attraverso il racconto coinvolge, emoziona e fa riflettere.

Al di là dello scarto tra le età, la narrazione offre uno spunto originale per un confronto tra due generazioni: i Boomers e i Centellians. Il sociologo François Höpflinger con la felice definizione “Non c’è vita al di fuori dei rapporti intergenerazionali” ha espresso nella maniera più chiara possibile l’importanza del cosiddetto “gap generazionale”, erroneamente considerato un ostacolo della società. Non sarebbe meglio definire confronti gli scontri tra adulti e giovani? I Boomers hanno vissuto importanti eventi storici e sociali e sperimentato un periodo di grande prosperità economica, i Centennials sono cresciuti nell’era della rapida avanzata della tecnologia digitale, appartengono alla generazione di Greta Thumberg e delle battaglie per i diritti, della sensibilizzazione per i cambiamenti climatici, dei Friday for Future. E poi c’è la Generazione Alpha, iperprotetta, che vivrà nel periodo dell’Intelligenza Artificiale e della robotica. I tempi di ieri sono profondamente diversi da quelli di oggi. In questa nuova realtà, che (con)fonde reale e virtuale, gli adulti dovrebbero avere la capacità, superando ogni divario culturale, di orientare i giovani a (ri)conoscere le migliori strade da percorrere, avvicinandoli alle esperienze in modo costruttivo e, allo stesso tempo, ascoltandoli e sforzandosi di comprendere il loro mondo.
Adele Tirelli
Titolo del libro : ERA L’ANNO DI NERO A METÁ
Editore: Delta3edizioni
Scheda del libro e per acquistarlo
NOTE SULL’AUTORE: Mauro Pepe nasce a Piano di Sorrento nel 1964. Si diploma presso il Liceo Classico Plinio Seniore di Castellammare di Stabia. Si laurea in Medicina e Chirurgia presso L’università di Napoli dove si specializza in Radiodiagnostica. È Dirigente Medico all’ospedale di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno.
« A testa in giù » dall’album Nero a metà di Pino Daniele e Il link dell’intero album