‘Tutto qui’. I racconti di Nicola Guarino da fine aprile nelle librerie (Graphe.it)

“Tutto qui”. Un titolo minimalista, quasi un’alzata di spalle davanti all’esperienza comune e pressoché quotidiana dell’ineluttabile. Ci si aspetta qualcosa dalle esperienze e dalle persone, si costruiscono castelli in aria aspettando che i nostri piani si avverino, che tutto vada secondo un certo programma che nella nostra testa si svolge con rigorosa consequenzialità. Tuttavia, la realtà scava sotto quei piani minuto dopo minuto, li erode e li modifica, finché arriva il giorno in cui ci si scopre improvvisamente più anziani di quanto ci si sentisse fino a ieri, meno atletici, più pigri e svogliati, meno pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo. E allora iniziano i ruminamenti, le domande senza risposta, “se solo avessi fatto così… se avessi avuto più tempo… se mi avessero ascoltato…”. E ci si domanda se davvero non sia tutto qui.

Questo è il titolo della raccolta di racconti di Nicola Guarino, cresciuto a Napoli e da molti anni attivo a Parigi come scrittore, insegnante, giornalista e cofondatore di questo sito di informazione culturale e politica chiamato Altritaliani. Tutto qui è anche il titolo del primo racconto della raccolta, in cui è narrato un incontro apparentemente casuale tra il personaggio-narratore e un uomo anziano. La conversazione riguarda il fratello del narratore, Giacinto, morto suicida a vent’anni, una vicenda dolorosa che riemergerà in altri punti della raccolta come un ricordo autobiografico cruciale. Fin da questo primo racconto, il libro ispira riflessioni sul senso del tempo che passa inesorabile e invita alla ricerca del senso della vita che si è vissuta, di cui alla fine, come sbucciando una cipolla, resta ben poco: “tutto qui”, dice l’anziano personaggio del primo racconto, spiegando perché ha voluto sapere di Giacinto dopo tanto tempo, con delicatezza e tuttavia con l’impertinenza con cui i fantasmi del passato a volte sorgono inattesi e non troppo desiderati a intorbidare i giorni presenti.

La raccolta prosegue con tre racconti venati di tristezza. Il protagonista di Soffitti, Federico, è una persona “triste, spenta e solitaria”, consapevole di essere giunto all’ultimo giorno della sua vita mediocre e piena di fallimenti. Un racconto di memorie meste e infelici, di rapporti inconcludenti, di separazioni e soprattutto di rimpianti, dove i soffitti diventano il simbolo di una vita schiacciata e compressa. Nel racconto La felicità, la giovane ricercatrice francese Janine è sulla soglia di spiccare il balzo verso una vita eccitante in America, negli anni Cinquanta, con un contratto in un’università prestigiosa e la prospettiva di sposare un collega americano. Ma la famiglia tradizionalista si oppone caparbiamente e Janine si troverà a dover scegliere tra il suo sogno di felicità e la rinuncia nel nome della “morale familiare”. Si passa quindi a Morire, dormire, forse sognare, un racconto che lambisce il genere del fantastico. Il protagonista, un uomo attempato che si sente stanco e messo da parte, si chiama Nicola e quando menziona suo fratello Giacinto il lettore comprende che il libro è attraversato da un filo autobiografico, il quale unisce diversi racconti. La scena si svolge in un aeroporto, quando improvvisamente appare un bizzarro personaggio vestito di nero, acclamato o forse temuto dalla folla, che si muove come se ballasse sulle magre gambe ossute mentre avanza inesorabile. Un attimo dopo, il protagonista si ritrova in un sogno fugace, sospeso tra la veglia e il sonno, popolato di ricordi lontani e da parenti morti da tempo. L’incontro con queste ombre si svolge tra la sorpresa e lo spaesamento, perché tutti in quel sogno sembrano finalmente liberi da quelle passioni e desideri che tanto affanno causano nella vita quotidiana. I dialoghi che seguono tra Nicola e la sua famiglia (tra cui non compare Giacinto), sono intimi come se riprendessero il filo di conversazioni sospese appena un giorno prima. C’è affetto, delicatezza, nostalgia, desiderio di riparare o recuperare del tempo perduto o qualche parola non detta, ma i morti sono oltre queste cure, non s’interessano più del furore della vita. Il protagonista, anche in questo caso si trova ad un bivio tra il desiderio di ritornare tra i vivi e il bisogno di non abbandonare i propri morti.

Nei racconti successivi, la raccolta si tinge ancora più nettamente di autobiografismo e si trasferisce nella Napoli della giovinezza dell’autore, talmente caratterizzata da diventare quasi un personaggio centrale. Il primo racconto è Mazzola, una storia ambientata nell’ippodromo napoletano, con la sua popolazione di scommettitori, ruffiani, imbroglioni e guappi, tra cui spicca appunto Mazzola, un eroe anacronistico e fuori del coro, onesto e rigoroso fino all’estrema conseguenza, quando per un eccesso di rigore morale si inimica alcuni pericolosi personaggi che vivono di corruzione nell’ippodromo e ne esce pesto. Il mondo, o meglio il sottomondo, di quei personaggi degli anni Ottanta trascorre sotto gli occhi del lettore come una visione di sogno, una galleria di maschere ferme nel tempo e sospese fra il desiderio realista di ritrarle nel loro linguaggio e nei loro costumi e un’affettuosa (forse nostalgica) compassione per i loro destini.

Napoli diventa la protagonista assoluta nel racconto più bello della raccolta, nonché il più leggero e ironico, Pagine napoletane dal terzo millennio. Si tratta di un viaggio sentimentale da Parigi a Napoli, durante il quale il narratore e protagonista Nicola affonda nei ricordi di sé bambino, lasciando un ritratto duplice di Napoli come città di sogno e metropoli che cambia e vive le contraddizioni della globalizzazione. La scena del truffatore che si spaccia per il figlio di un vecchio amico per rifilare falsi orologi d’oro è eccezionale, degna del migliore neorealismo cinematografico e di Totò. E anche qui la morte che spazza via e livella tutto è onnipresente, ma viene affrontata con un ghigno beffardo e pieno di vitalità nel finale: Nicola, seduto al tavolo di una pizzeria sulla strada, in una piazzetta che gli riporta alla memoria i nomi e i volti di tutti quelli che un tempo abitavano lì, chiede di loro alla cameriera, che ripete testarda che “so’ muort’”, e lo fa con la semplicità popolana di chi non ci può fare proprio niente e deve tirare avanti: “Sentite so’ muort tutt’ quant’. Mo ’a vulite ’a pizza?”

Nella storia L’amico dei sogni, di sapore neorealista, Guarino narra la crisi di un cinquantenne che perde il lavoro perché nella sua azienda gli viene preferito un giovane. Al realismo si mescola in modo inquietante la dimensione onirica, quando il protagonista Giacomo Vita si vede consegnare in sogno una scatola azzurra e al risveglio la trova sul tavolo, con dentro una pistola carica che avrà un ruolo importante nello sviluppo del racconto. Da dove arriva quell’arma? Era lì da sempre? S’è materializzata fantasticamente per la forza disperata del desiderio di risolvere problemi insolubili? Anche questa storia per un attimo lambisce il territorio del fantastico nel momento in cui il sogno sembra quasi alterare la realtà.

L’ultimo racconto è Timoteo, la storia di un “povero diavolo senz’arte né parte”, nato con un nome sbagliato, inetto, soffocato da una famiglia sessantottina che vorrebbe per lui una vita libera e autodeterminata, della quale, però, lui non è all’altezza. Incapace di scrollarsi di dosso il peso incancellabile del destino che il suo nome inverosimile sembra incarnare, Timoteo finisce a Parigi dove, con l’aiuto di un benevolo zio ritrovato, riuscirà a mettere luce nella sua vita abbondantemente offuscata e intorbidata da tanti fallimenti e sofferenze e sul filo dei ricordi potrà svelare il mistero del suo nome e del mondo familiare che lo circondava.

Nicola Guarino e Tutto quiTutto qui è una raccolta intrisa di una realtà cupa e feroce. C’è una concezione tragica dell’esistenza come una lotta impari con la pesantezza dell’esserci, che impietosamente infrange sogni e speranze. Anche la dimensione onirica, ricorrente e spesso fonte di inarcature nei racconti, è completamente assorbita nella reificazione del quotidiano. Il sogno non apre vie di fuga, non fornisce risposte o verità epifaniche. Quando Nicola incontra i suoi morti e chiede loro se sia possibile tornare indietro, quelli sembrano rispondere con un’alzata di spalle: loro non ci hanno nemmeno provato, forse non si può, chi lo sa? Ognuno deve fare i conti con la propria vita e, se può, con la morte. In altri casi, il sogno permette di sbirciare per un attimo oltre il sipario oppure, come nel caso del sogno di Giacomo Vita, diventa il rivelatore fatale di un destino. Dal sogno i personaggi di Guarino si risvegliano sempre sussultando, cadendo nel mezzo di quella realtà rimasta sospesa per un attimo, per ritrovarla lì, testarda e immutabile. La dimensione del ricordo ne mitiga la durezza e ne smussa gli spigoli, suggerendo che le finzioni (o le illusioni) rimangono uno strumento fondamentale per resistere e adattarsi alla vita. In questi racconti la realtà fasulla cui ci ha avvezzati l’industria dell’intrattenimento è soppiantata da un’altra visione della realtà sovraccarica di colori e sentimenti, e costellata di sconfitte e di amarezze, spesso disperata e in alcuni casi perfino opprimente. Guarino sembra ricordare che la bellezza della vita è tale anche e proprio in virtù delle pene che essa riserva, un suggerimento da tenere a mente in tempi in cui ci si ubriaca troppo facilmente senza nemmeno bere.

Gianluca Cinelli

IL LIBRO :
Tutto qui
di Nicola Guarino
Narrativa – Racconti brevi
Editore Graphe.it  – Descrizione del libro
Pagine: 256
Pubblicazione: 26 Aprile 2023
Prezzo di copertina: €15,90 – disponibile anche nel formato Ebook al prezzo €7,99
È possibile acquistare “Tutto qui” su Amazon, Ibs o direttamente dall’editore Graphe.it. Qui sotto trovate i links:
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L’AUTORE:
Nicola Guarino, nasce nel 1958 ad Avellino, ultimo di una famiglia numerosa che si trasferisce ben presto a Napoli. Qui compie gli studi classici e, in seguito, si laurea in Giurisprudenza alla Federico II. Negli anni del liceo collabora con l’Unità e Paese Sera e poi, per mantenersi durante gli studi universitari, lavora all’ippodromo di Agnano. Diventato avvocato, ha fatto parte del Consiglio nazionale di Legambiente. Appassionato di cinema ha curato diverse rassegne e festival sia a Napoli che a Parigi, città in cui vive dal 2004 e in cui insegna lingua italiana all’Università della Sorbona e a Créteil Paris 12. È tra i fondatori della testata online Altritaliani.net
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Gianluca Cinelli
Gianluca Cinelli è un ricercatore e scrittore italiano. Collabora con la Fondazione Nuto Revelli come consulente scientifico e ha pubblicato recentemente ‘La questione del male’ in 'Storia della Colonna infame di Alessandro Manzoni’ (2015), ‘Il Paese dimenticato: Nuto Revelli e la crisi dell’Italia contadina’ (2020) e il romanzo ‘Il segreto della città di K.’ (2019). È redattore della rivista scientifica Close Encounters in War (www.closeencountersinwar.org).

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