L’incredibile storia del ritrovamento al Getty Museum della testa di Ade rubata nell’area archeologica di Morgantina, presso Enna, ed ora di nuovo ufficialmente a casa nella “sua” Sicilia. Raro e pregiato, un unicum nel suo genere, sia per il tipo di materiale utilizzato, sia per le consistenti tracce di policromia, rosso mattone nei capelli e blu nella barba – che valsero alla testa il soprannome Barbablù.
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Questa volta i complimenti vanno a due donne, archeologhe siciliane, che da un insignificante particolare, il ricciolo blu d’una testa, ritrovato nei magazzini del Museo di Aidone, presso Enna, sono riuscite, dopo studi e confronti, a risalire all’originale d’una testa, tenuta abusivamente nel famoso Getty Museum di Malibù.
Oltre alla Venere di Morgantina e gli acroliti di Demetra e Persefone, questo è un’altro reperto restituito dal prestigioso Museo di Malibù che l’aveva acquistato da un collezionista miliardario Maurice Tempelsman, che tra l’altro era stato l’ultimo compagno di Jacqueline Kennedy, venduto per il valore di 530 mila dollari dopo che questi, a sua volta, l’aveva avuto dall’antiquario di Londra Robin Symes.
Le due donne investigatrici sono Lucia Ferruzza, da venti anni studiosa dei Beni culturali, e Serena Raffiotta, figlia del procuratore di Enna, impegnato da tempo nella lotta ai tombaroli. Una delle due, Serena, aveva realizzato una sua tesi a Catania nel 2007 ed in essa aveva scritto del misterioso ricciolo blu che l’aveva colpita. Lucia, sfogliandola, durante un convegno, si ricordò di aver già visto la testa a cui il reperto doveva appartenere, nel Getty Museum, durante una sua visita per una borsa di studio. Poi aveva rivisto il faccione riccioluto da tutti chiamato Barbablù con sotto una targhetta che lo connotava come proveniente dall’Italia meridionale ed identificato come Zeus, nel 2000, quando vi era tornata incaricata di una ricerca sulle terrecotte.
Da allora ci sono state delle richieste a catena per convincere i responsabili della verità e chiedere la restituzione della testa di Ade. Non è stato facile: ci sono state prove e controprove. Il direttore del Museo di Morgantina Enrico Caruso è volato al Getty Museum con il ricciolo blu per autenticarlo. Ha dichiarato, una volta raggiunta la meta, che calzava a meraviglia. Così i responsabili si sono convinti anche ascoltando i protagonisti e le loro confessioni o meglio testimonianze su come la testa abbia varcato l’oceano e sia stata acquisita. Una bella soddisfazione per la Sicilia che può ora vantare un altro gioiello recuperato!
Ma che fatica rientrare in possesso dei propri reperti archeologici! Se ci fosse più onestà! Ma ormai parlare di essa è come narrare di una terra mitica inesistente, magari del mitico Eldorado.
Quello che conta oggi è il mercato che s’arricchisce con tutti i mezzi illeciti per imporsi all’attenzione dei visitatori e vantare i più bei reperti dell’arte antica. Sempre più spesso si sentono storie di sotterfugi e di sottrazioni. Ci vorrebbe una poderosa sterzata che comminasse pene severe ai trasgressori. Il difetto è anche nel codice di Beni culturali, varato dal governo Berlusconi e dal ministro Giuliano Urbani nel 2004 che non condanna efficacemente i trasgressori, prevedendo per loro pene troppo blande ed una reclusione massima di tre anni.
E’ stato rilevato che il traffico illegale di opere d’arte è il quarto business dopo i traffici di droga, armi e denaro riciclato.
Sono stati pure scritti libri sull’argomento che ribadiscono l’oltraggio perpetrato alla conservazione dei beni, del tipo “Il saccheggio dell’archeologia in Italia“ di Fabio Isman e “L’assalto alla bellezza d’Italia” di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo che dimostrano come l’Italia soprattutto sia il crocevia preferito dei traffici archeologici illeciti. Pure il rapporto sulle archeomafie, redatto dai Carabinieri del comando tutela del patrimonio artistico 2010 rivela che sono stati compiuti, solo nel 2009, 882 furti di opere d’arte e trafugati 13 mila e più oggetti di rilevante interesse.
Se solo finisse questo mal costume non solo avremmo assicurato un ricco patrimonio artistico legale, ma se ne avvantaggerebbe anche la nostra economia.
Gaetanina Sicari Ruffo
Info pratiche:
Museo Archeologico Regionale di Aidone
Largo Torres Trupia, Aidone (En)
tel. 0935/87307
Aperto tutti i giorni, dalle ore 8.30 alle ore 18.30
Area archeologica di Morgantina
C.da Morgantina, Aidone (EN)
tel. 0935/87955
Aperto tutti i giorni, dalle ore 8.30 ad un’ora prima del tramonto