“Terra di pane”. La guerra in una poesia di Gabriele De Masi.

Questo nuovo componimento in versi di Gabriele De Masi è una riflessione ad alta voce per evocare il martirio ucraino e la guerra riportata senza scrupoli da Vladimir Putin nel cuore della nostra Europa. L’ansia, la paura, la sofferenza, la partecipazione, la solidarietà riempiono questi giorni. Testimoni di tempi difficili, registriamo, nostro malgrado, la caducità dell’esistenza, con un senso d’impotenza, quasi, di rassegnazione. È proprio vero ciò che sosteneva Hegel: “l’unica cosa che si impara dalla storia è che dalla storia non si impara niente.”

Il vicino, che persegue un disegno imperiale russo e probabilmente anche quello di distruggere le democrazie occidentali, ha colpito con fionde di fuoco, ha colpito uomini e donne, bambini innocenti, tutti innocenti nella invasione barbarica del XXI secolo. Padroni di un metro o un chilometro in più, tutto questo vale una vita o mille vite spezzate e famiglie in frantumi? No, non c’è prezzo a questa tragedia che il mondo assorbe come carta al fuoco. Così gira il mondo con gli inquilini, dice il poeta. Inquilini di un mondo non nostro, ciò che il tiranno non sa, con le sue ragioni di follia.

Eppure, in questi versi, se non è una illusione, un puntino di luce e di speranza c’è. L’onda delle spighe d’oro al vento caldo dell’estate, la danza lieve del grano, la mietitura nella speranza,  la farina, l’acqua, il pane… torneranno dopo il gelo. E quel pane, quel dono della terra, spezzato insieme sulla mensa, sarà sincero segno di comunione di genti, di popoli, tutti abitanti dello spazio comune di una piccola sfera, nel firmamento.
(La redazione Altritaliani)

Spezzare e condividere insieme il « dono »

Terra di pane

Viaggia il mondo, ruota, procede
costante con le altre luci di stelle,
non conosce le miserie nelle strade
dell’uomo che lancia di fionda
il sasso alla finestra del vicino,
impreca, maledice, ringhia,
sveglia la notte il rombo, percuote
il tonfo, bagliori di fiamme lontane,
stavolta non ci ha toccato il graffio
di belva che taglia, traccia solchi
di sangue, infetta la vendetta,
patisce, cresce e più forte diventa
il filo di lama d’affondare al nemico.

Così, gira il mondo con gli inquilini,
padroni, ognuno, d’un metro in più
di terra, l’acqua, il fuoco, il vento.
E, sempre, ritorna l’onda di spighe
al soffio d’estate, oro antico, pace,
all’acerbo inverno di fiele, la neve,
e tutto lieve ricresce e non v’è arma
che mai più ferisca la speranza
ma, l’aratro, la semenza, il mulino.
Fuoco, al vicino, nel candore di farina,
riacceso forno di pane; e tutti invitare.
Spezzare, insieme, il dono.

Gabriele De Masi

Da scaricare se vorrete, i versi di Gabriele De Masi tradotti in cirillico ucraino: Terra di pane tradotta in cirillico ucraino

(Nel logo foto © Ornella Fiorini – http://www.ornellafiorini.com/)

Article précédentFestival de littérature Le Printemps italien 2O22 – Bordeaux et alentours
Article suivant“Sulla soglia dell’infinito” – Raccolta poetica di Alfredo Alessio Conti.

1 COMMENTAIRE

  1. Bella, intensa, profonda, toccante eppure leggera nelle immagini che (in perfetto accordo col commento di Altritaliani) evocano, pur tra le tenebre di queste ore, edificanti bagliori di speranza.
    Segni inequivocabili di una indiscutibile maturità creativa, caro Gabriele…
    Una progressiva conquista di eleganza espressiva, compostezza ed equilibrio il cui evolversi non procede all’unisono con la logica perversa dell’ « anagrafe ».
    Tu sai bene che un poeta (vero) non invecchia….

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.