So long Robin! Ora l’attimo è davvero fuggito…

Ci abbiamo messo un po’ per metabolizzare la scomparsa di Robin Williams, avvenuta l’11 agosto scorso, per sua mano: perché depresso o afflitto da debiti, o perché all’inizio di un terribile morbo. Ora, di certo, il suo “attimo fuggente” è davvero volato via, fuggito con il prof. Keating cui Robin ha dato anima e corpo come nessuno potrebbe mai.

Robin Williams nella famosa scena del film

E anche lì, nel verso ispirato ad Orazio, vige una idea di morte (lo studente suicida), come pure sospeso fra la vita e la morte è il dantesco film “Al di là dei sogni” (la moglie si suicida dopo aver perso i figli in incidenti). “Che senso ha dare la vita per poi ritoglierla?” esclamerà in “Risvegli” l’attore nei panni del dr. Sayer (al fianco di uno strepitoso De Niro).

I mille volti di Robin Williams ci accompagnano fra un sorriso ed una lacrima; si alternano alla ilarità in maniera candida e infantile; per questo è difficile metabolizzare la sua estinzione, solo fisica certo, perché grazie al cinema i suoi film continueranno nel rullo della memoria. Come il suo viso da fratello maggiore, capace di raccontarci le profondità dell’animo umano senza mai annoiare. Quando il cinema si fa ragione e sentimento: è pur vero che lo hanno diretto dei geni della macchina da presa, da Spielberg a Coppola, da Kenneth Branag a Gus Van Sant, da Woody Allen ad Altman e tanti ancora.

Attore eclettico e inquieto, nonostante l’accattivante sorriso. Eppure Robin McLaurin Williams nasce come attore comico, ma di solida formazione teatrale, che avrà grande popolarità televisiva sul finire degli anni settanta, interpretando l’alieno Mork nella serie tv Mork & Mindy: il tormentone “Na-no na-no” perseguiterà gli adolescenti di quegli anni.

In seguito, come dimostra l’ingente produzione concentrata soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta, è stato protagonista sul grande schermo di ruoli brillanti e di rilevante successo: “interprete dalla comicità debordante e fulminante”, ma anche “attore intenso e misurato in ruoli meno divertenti”, come sottolineano le candidature ai vari premi.

Una ottantina di film in cui dà corpo e voce a personaggi di varia umanità. A partire da Braccio di Ferro in Popeye di Robert Altman (1980); l’anno seguente è al fianco di Glenn Close con Il mondo secondo Garp dove Williams si cimenta in sequenze di variazioni mimiche e vocali. Avrebbe meritato l’Oscar per Good Morning, Vietnam (1987), strepitoso; è il professor John Keating ne L’attimo fuggente di Peter Weir (1989), ovvero “La setta dei poeti estinti” che ci fece amare Witman ed il suo”Capitano, mio capitano”.

Robin Williams in Will Hunting

Sarà Peter Pan in Hook – Capitan Uncino di Steven Spielberg (1991), l’impareggiabile papà in Mrs. Doubtfire di Chris Columbus (1993) e uno dei protagonisti in Insomnia (2002) di Christopher Nolan. Finalmente vincitore di un Oscar (miglior attore non protagonista) nel 1998 su 4 nomination:l’istrionico Robin è consacrato dalla critica per il film di Gus Van Sant Will Hunting – Genio ribelle. Successivamente Williams interpreterà ruoli più opachi, come in Eliminate Smoochy, One Hour Photo, Insomnia, The Final Cut e Una voce nella notte, un thriller su uno spettacolo radiofonico che fa crescere un amicizia con un bambino che potrebbe non esistere.

Famoso per le sue abilità di improvvisazione con uno humour ingegnoso e veloce. Secondo il commento contenuto nel DVD di Aladdin della Disney, in cui diede la voce al Genio, la maggior parte dei dialoghi erano estemporanei. Ha saputo alternare ruoli esilaranti – come nel film di fantasia e animazione della Disney Flubber – Un professore tra le nuvole – a ruoli drammatici, come nelle pellicole sentimentali Patch Adams e L’uomo bicentenario. Recita quindi in Jakob il bugiardo, ambientato in un campo di concentramento nazista.

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Tante le facce rassicuranti di Robin Williams sullo schermo, forse meno nella vita: matrimoni e alcolismo, l’apice di un successo accompagnato da inquietudine. Sessantatre anni di vita al servizio delle emozioni.

Armando Lostaglio

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Armando Lostaglio
ARMANDO LOSTAGLIO iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Basilicata; fondatore del CineClub Vittorio De Sica - Cinit di Rionero in Vulture nel 1994 con oltre 150 iscritti; promotore di altri cinecircoli Cinit, e di mostre di cinema per scuole, carceri, centri anziani; autore di testi di cinema: Sequenze (La Nuova del Sud, 2006); Schermi Riflessi (EditricErmes, 2011); autore dei docufilm: Albe dentro l'imbrunire (2012); Il genio contro - Guy Debord e il cinema nell'avangardia (2013); La strada meno battura - a cavallo sulla Via Herculia (2014); Il cinema e il Blues (2016); Il cinema e il brigantaggio (2017). Collaboratore di riviste e giornali: La Nuova del Sud, e web Altritaliani (Parigi), Cabiria, Francavillainforma; Tg7 Basilicata.

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