In centoventi campionati di calcio disputati in Italia dal 1898, il sud ha vinto in tutto quattro volte, una volta con il Cagliari e tre volte con il Napoli. Finanche il calcio racconta del divario che esiste tra nord e sud del Paese.
Perché Napoli tornasse a festeggiare lo scudetto vinto, ci sono voluti 33 anni, 33 come quelli di Cristo. E già perché il Calcio da noi è un fenomeno che trascende l’elemento sportivo, diventando rappresentazione tra sacro e profano del nostro vissuto, delle nostre speranze che spesso restano tali, della nostra tenacia appassionata con cui ci aggrappiamo alla vita, alle sue difficoltà, riuscendo comunque a mantenere, finanche al cospetto della morte, la nostra leggerezza, il nostro gusto del paradossale.
Nulla di male quindi se da noi è il popolo che ridisegna la toponomastica della città, cosa che del resto, come ricordava Benedetto Croce, avveniva già ai tempi degli aragonesi o dei Borboni, e così tra i quartieri spagnoli sorge il Largo Maradona, divenuto per volontà popolare, luogo di culto non solo dei napoletani ma dei tanti turisti, duecentocinquantamila arrivati solo nell’ultimo week end. Il Largo Maradona è una creazione dei napoletani, un luogo di culto per celebrare il nostro D10S, Diego Armando Maradona ed è oggi, insieme al Maschio Angioino e al Castel dell’Ovo, tra le mete più visitate da campioni dello sport ma anche da turisti e comuni cittadini.
E D10S, secondo le convinzioni dei cittadini, ha ricambiato tanto amore, nell’anno della sua celebrazione con finanche una statua in suo onore, aiutando da lassù il Napoli a vincere un campionato per cui nessuno scommetteva sul successo degli azzurri partenopei.
Già nelle vittorie dei napoletani nel calcio sin dai tempi di Juliano, Altafini, Sivori e poi di Panzanato, Krol, Vinicio per arrivare alla MAGICA (Maradona, Giordano, Careca), c’è sempre stato qualcosa di mistico. Del resto, vincere contro le superpotenze economiche del nord non è facile e veramente ci vuole anche un sentimento una fede nel Napoli che ha qualcosa di religioso.
Del resto tra i vicoli ci trovate insieme l’effige di San Gennaro con quella di Maradona, il Volto Santo si alterna alle immagini delle icone della nostra cultura e civiltà, da Totò e Eduardo a Massimo Troisi e Pino Daniele, il nostro Eden che fa di Napoli un unicum culturale.
Ci si commuove ai gol dei nuovi eroi del Napoli 2022/23, non per il fatto sportivo, ma perché dietro quei gol c’è tutta l’attesa e la sofferenza di un popolo che ad ogni partita è fatta oggetto, specie a nord di offese frutto certamente di ignoranza. Ogni gol del Napoli è una risposta a chi invoca il Vesuvio di lavarci con il fuoco, a chi non ci considera italiani, a chi non perde occasioni per dare sfogo al proprio razzismo etnico-geografico. Minoranze certo, ma che ancora oggi offendono il Paese, senza che nessuno prenda provvedimento per impedire tali misfatti.
Ci si emoziona ad ogni gol perché dentro il Napoli c’è tutta la nostra storia, la nostra cultura, la nostra creatività, l’estro, la commedia, la letteratura, la musica, il cinema che tanto lustro nel mondo danno alla bella Italia.
Ma questa vittoria dimostra anche una cosa: Napoli è una città che ha le sue tradizioni ma anche le sue innovazioni. Chi si sarebbe immaginato che la città festeggiasse lo scudetto prima ancora di averlo raggiunto? Uno schiaffo alla superstizione che mette in crisi tutta una serie di luoghi comuni sui napoletani.
Poi c’è l’aspetto se vogliamo più sconvolgente: La vittoria del Napoli è la vittoria della programmazione, del rispetto sano per i bilanci societari, il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ad inizio anno aveva venduto tutti i suoi pezzi pregiati, per garantire un bilancio in positivo, acquistando giocatori semisconosciuti, ma che si sono poi rivelati anche grazie al Mister Spalletti dei veri campioni. Tutto questo mentre le società del nord da sempre dominatrici del pianeta calcio, si trovavano con bilanci allo sfascio, sotto i riflettori della giustizia e parliamo di equipe come la Juventus, l’Inter, quelle che avevano il monopolio sullo scudetto.
Ebbene anche in questo il Sud trova il suo riscatto, il segno di come davvero, nell’epoca della globalizzazione, non ci si può più fidare di stratificati luoghi comuni.
Il merito è merito sia a nord che nel sud del paese, come Napoli insegna.
Nicola Guarino