La Campania Felix ha riscoperto un altro gioiello: il Real Sito di Carditello, oppure la Reggia di Carditello, casino per la caccia dei Borbone delle Due Sicilie, fino a pochi anni fa, linea di confine tra criminalità e legalità, simbolo di degrado e abbandono nella Terra dei Fuochi, e oggi esempio di riscatto e rinascita. Torna anche ad una funzione sociale oltre che culturale. Corse campestri, allevamento di cavalli come quelli preferiti dal re, musica, corsi di yoga, bici, passeggiate con i pony per i più piccoli, insomma una nuova vita nel verde del grande parco. Visite della Reggia su prenotazione.
*
Il ritrovo nei pressi di Capua non era l’unico luogo di svago per i Reali e oggi aperto alla fruizione dei “sudditi”. Ne fanno parte anche l’elegante casina sul Fusaro, progettata da Luigi Vanvitelli e l’altra nella cittadina di Persano sul fiume Sele.
Il villino di Carditello, voluto da Carlo di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna (1716-1788) che amava l’arte venatoria, fu fatto costruire dall’architetto romano Francesco Collecini, allievo di Luigi Vanvitelli. È un complesso architettonico sobrio ed elegante di stile neoclassico. Con l’arrivo di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825) il sito fu trasformato in fattoria modello per la coltivazione del grano e l’allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini, con stalle, scuderie e abitazioni per i contadini. Nel 1860 la tenuta fu occupata dai garibaldini, poi passata alla Corte dei Savoia e nel 1943 usurpata da truppe tedesche e dopo da quelle americane.
La “Reale Delizia”, ritrovo abituale dei Borboni e della loro corte, posto in una vasta zona ricca di boschi per pascoli e terreni adatti alla coltivazione, si estendeva su di una superficie di oltre seimila moggia. Era circondata anche da campi vigne e frutteti a perdita d’occhio ed era la Reggia europea con il più grande ippodromo all’interno del suo perimetro. Ora la struttura è costituita da un edificio centrale, sede degli alloggi reali e della cappella, di otto torri e dodici capannoni con una superficie edificata di circa tredicimila metri quadri. L’area antistante, formata da una pista in terra destinata a cavalli richiama la forma dei circhi romani, abbellita con fontane, obelischi e un tempietto circolare dalle forme classicheggianti.
Il pittore di corte Jacob Philipp Hackert, già impegnato nella Reggia di Caserta e a San Leucio ebbe l’incarico di occuparsi della direzione delle decorazioni murali, ancora oggi degradate ma visibili e dell’arredo dell’appartamento reale comprato a Parigi.
Tra gli artisti impegnati: Fedele Fischetti, che esegue la volta dipinta nella Galleria centrale, raffigurante l’Apoteosi di Enrico IV; Giuseppe Cammarano, Giuseppe Magri, Domenico Chelli, Carlo Brunelli i monocromi che decorano la Chiesa a pianta centrale e la tela (ora alla Reggia di Caserta) dedicata all’Ascensione di Cristo per l’altare, Angelo Brunelli lavora alle volte e ai bassorilievi in stucco nelle due monumentali scalinate. Molte opere, dipinti, arazzi, mobili arredi, trasferiti tra Caserta, Palazzo reale di Napoli e Museo di Capodimonte.
Il sito, andate deserte undici aste indette dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, per i debiti accumulati dal Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, nel 2014 intervenne il ministro per i Beni, Attività Culturali e Turismo, M. Bray rilevando il sito, affidandolo al Polo museale del Mibact, alla Regione Campania e al Comune di San Tammaro che hanno costituto la Fondazione Real Sito di Carditello, di cui è presidente Luigi Nicolais e direttore Roberto Formato.
Scopo della Fondazione: restituire il monumento al godimento pubblico, ad una funzione sociale, alle antiche attività produttive e all’allevamento dei cavalli di razza.
La corte, disponeva di una ventina di residenze tra Caserta, la Versailles italiana, la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte e il Palazzo Reale di Napoli. Alla magnificenza delle sue dimore, non trascurava il popolo. Provvide alla costruzione della ferrovia Napoli-Portici; l’Albergo dei poveri, un edificio tra i più grandi d’Europa; le seterie di San Leucio; il primo battello a vapore e tante altre iniziative, degne di nota.
Intanto allo studio la valorizzazione del percorso borbonico e dei beni paesaggistici e culturali delle Terre di Lavoro che hanno come simbolo due cornucopie, segno di abbondanza, seguendo l’asse dell’Acquedotto Carolino obiettivo sottoscritto dal Comune di Capua, Fondazione Carditello e Comune San Tammaro.
Mario Carillo
Pagina Facebook del sito di Carditello per seguire l’attualità delle nuove iniziative
Fondazione Real Sito di Carditello
Per le visite settimanali: prenotazione@fondazionecarditello.org
VEDI ANCHE FAI, I LUOGHI DEL CUORE, REGGIA DI CARDITELLO, SAN TAMMARO, CASERTA