Tutto, ma veramente tutto, sui tagli ai Consolati e agli Istituti di Cultura italiana operati all’estero dal governo. Una falcidia che penalizza specialmente l’Italia nel vecchio continente. Nel rimodulare secondo nuovi scenari la diplomazia e la cultura italiana, ci si dimentica l’importante presenza dell’Italia in Europa. Un fatto grave mentre si parla di Unione europea. In fondo schede sui Consolati e Istituti in Francia e nel mondo già chiusi o da chiudere. Per molti italiani all’estero si fa dura, mentre di questo in Italia quasi non si parla.
Nel presentare la griglia della “razionalizzazione” della rete consolare nel mondo, il ministero degli Affari Esteri, ha difeso, argomentandola, la proposta di chiudere altre 32 sedi all’estero tra Ambasciate, Consolati, Sportelli Consolari e Istituti Italiani di Cultura.
Le argomentazioni sono ovviamente legate alla decisione del Governo Italiano approvata dal Parlamento di ridurre progressivamente le risorse impegnate nella rappresentanza istituzionale all’estero.
Si afferma che “La ratio del piano di riorientamento delle rete degli uffici all’estero è molto chiara, la riforma intende attualizzare la rete diplomatico-consolare in modo da farne uno strumento sempre più efficace ed aggiornato per la competitività internazionale e la crescita dell’Italia”. Una affermazione difficilmente non condivisibile anche se tale “riorientamento” rischia di avere effetti particolarmente pesanti in tutti i Paesi di massiccia antica e recente migrazione che rappresentano però ambiti consolidati di relazioni sia istituzionali che commerciali tali da non essere considerati snodi di “competitività internazionale”.
Si afferma che “l’individuazione da parte della Farnesina delle sedi da chiudere è avvenuta attraverso un procedimento di valutazione tecnica estremamente attento e meticoloso, che, con il coinvolgimento di tutte le strutture ministeriali interessate, ha preso in esame una pluralità di parametri, tra i quali il volume dell’attività consolare, incluso il numero di atti rilasciati, in base alle varie tipologie, la consistenza della collettività dei connazionali, la distanza tra la sede in soppressione e quella che ne riceve le competenze, e la facilità dei relativi collegamenti”. Anche in questo caso, l’argomentazione appare robusta, articolata, e frutto di analisi comparative difficili da confutare. Ma non è così se si prova a scavare proprio riprendento gli argomenti utilizzati per sostenere la proposta.
Si dice che uno dei parametri considerati è quello “del volume dell’attività consolare”. Sarebbe interessante conoscere cosa effettivamente s’intende per attività consolare e se, penso al caso francese, le più o meno recenti chiusure di consolati e di sportelli consolari non siano la causa proprio di una contrazione di attività per le difficoltà interposte all’utilizzo dei servizi. In allegato inserisco i dipartimenti francesi di competenza di ciascun consolato per poter valutare la fruibilità dei servizi anche a fronte delle nuove normative per il rilascio dei documenti base (carte di identità e passaporti).
Si parla di “consistenza delle collettività dei connazionali” e, ancora una volta, anche questo sembra un argomento inconfutabile. Confutabile ovviamente se fosse concretamente misurata sia la consistenza a livello di Paese sia a livello di articolazione nel Paese prendendo in carico gli iscritti all’AIRE e quanti pur residenti non risultano iscritti.
Si conferma che nel predisporre il piano di riorganizzazione si è valutata anche la facilità di collegamento tra le sedi soppresse e la nuova sede di competenza. Ovviamente senza considerare che le persone non sono “residenti” nella sede soppressa ma nel territorio di riferimento di quella sede spesso già essa poco fruibile dalla nostra comunità. La rappresentazione stereotipata, ad esempio, della Francia sul piano della “facilità dei collegamenti” si basa sull’idea che il TGV sia il sistema di trasporto. Chi abita in Francia apprezza sicuramente il TGV per gli spostamenti a lunga distanza mentre per quelli a breve e media il sistema non è certo di straordinaria efficacia. E, da aggiungere, non è a costi irrisori se si pensa a certi nostri pensionati e pensionate con redditi di pura sopravvivenza.
Ma non ci si ferma qui. Si dice che « È preciso impegno del Mae, nel caso di soppressione di uffici consolari, assicurare adeguati livelli di assistenza verso i connazionali. A tal fine, si provvederà al potenziamento delle sedi riceventi sia in termini di risorse umane che di tecnologia informatica. È inoltre prevista l’attivazione di agili sostitutive modulate a seconda delle diverse esigenze delle nostre collettività e del contesto locale.”.
Qualche mese per avere un passaporto o una carta di identità può essere considerato un livello adeguato di assistenza? Dover ottemperare agli obblighi richiesti dal sistema previdenziale italiano con una frequenza quantomeno discutibile è il punto di forza del nostre strutture consolari esistenti? Ovviamente, sia chiaro, non certo per responsabilità di chi ci opera me per quanto è accaduto in questi anni nelle diverse sedi. E, per favore, non mi si parli di tecnologia se per ottenere un semplice certificato dagli uffici territoriali italiani si devono attendere mesi e, quando lo si riceve, magari è considerato “non conforme” dalle istituzioni francesi!.
Se è pur vero che a Ginevra si sperimenta il SIFC (Sistema Integrato Funzioni Consolari) quale strumento per realizzazione servizi consolari on-line che dovrebbero consentire, in un prossimo futuro, di recarsi in Consolato esclusivamente quando è necessaria la presenza fisica del connazionale, è altresì vero che le sperimentazioni sono un buon viatico per cambiamenti strutturali sempre se ciò avviene anticipando le riorganizzazioni. Esattamente l’opposto di quello che sta accadendo.
A Ginevra l’installazione del Sistema Integrato di Funzioni Consolari (SIFC) è stata completata il 24 settembre 2010. La sperimentazione sul campo per testare i primi servizi on-line risulta avviata nel 2012. E nelle altre parti del mondo? (Vedi il sito http://www.esteri.it/MAE/doc/ProtagonistiDellInnovazione.pdf)
Si termina affermando che “La soppressione di alcune sedi consolari, situate prevalentemente in Paesi dove le nostre collettività risultano maggiormente integrate, è controbilanciata dal rafforzamento della presenza istituzionale in aree di nuova priorità e nei mercati emergenti. È importante liberare risorse da investire nei nuovi mercati emergenti per riorientare la rete diplomatico-consolare, tuttora prevalentemente eurocentrica, verso più moderni scenari geopolitici. Rientra in questo ambito la decisione di aprire un’ambasciata d’Italia in Turkmenistan e i consolati generali in Cina e Vietnam.”
Proponimento di straordinario interesse strategico ma poco corrispondente a quella parte dell’attività consolare rivolta alle nostre comunità. Gli italiani presenti in Cina sono sicuramente in aumento, quelli in Vietnam non ne ho la percezione, quelli nel Turkmenistan ……… non sono in grado di quantificarli.
E’ per questo che ad ogni intervento sulla organizzazione dei servizi consolari le resistenze si moltiplicano con il rischio che qualsiasi oggettività sulle effettive urgenze di razionalizzazione venga messa in disparte per dar voce a pressioni di altra natura che nulla centrano con il rispetto dovuto ai nostri concittadini residenti all’estero.
Ma gli interventi vanno ben oltre alle “razionalizzazioni” dei soli servizi consolari (perché nessuno mi convincerà mai che chiudendo una sede non si determinano effetti diretti sulla qualità dei servizi erogati) e coinvolgono anche gli Istituti di Cultura. Negli orientamenti ministeriali sono 5 gli istituti che devono chiudere e sono tutti in Europa. Ad essi si aggiungono anche 8 sedi distaccate degli stessi e, anche in questo caso, la parte più consistente è in Europa.
Ora il confronto sugli Istituti Italiani di Cultura, il loro ruolo, la loro capacità di promozione della cultura e della lingua italiana, la qualità della proposta culturale, è figlio di tante soggettività e aspettative. Il problema in effetti è ben più complesso di quanto appare se si pensa che nelle indicazioni generali del ruolo ad essi assegnato, dovrebbero:
• organizzare eventi di arte, musica, cinema, teatro, danza, moda, design, fotografia e architettura;
• gestire corsi di lingua e cultura italiana secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento;
• promuovere la cultura scientifica dell’Italia;
• gestire un’efficiente rete di biblioteche con più di un milione di volumi a disposizione su catalogo online;
• creare contatti tra gli operatori culturali italiani e stranieri;
• facilitare il dialogo tra le culture fondato sui principi della democrazia.
Se si mette nel conto che ognuno ha le sua aspirazioni e conseguenti “bisogni culturali” e che quindi soddisfazione o insoddisfazione sull’attività degli IIC è frutto di tale soggettività, ciò che risulta inaccettabile è la indeterminatezza delle ragioni che portano alla chiusura del IIC in questa o quella circoscrizione consolare animando, anche in questo caso, le resistenze locali (quasi sempre con poca fortuna se non quella di notorietà per gli animatori delle resistenze) senza mei entrare nel merito della attività svolta e della rispondenza della stessa con gli obiettivi per il raggiungimento dei quali gli IIC esistono.
Ora con le chiusure che vengono paventate qualcuno è in grado di affermare che a Lione, ad esempio e per rimanere in Francia, questa attività di promozione della cultura italiana non è più necessaria? Qualcuno ha prodotto un bilancio di merito dell’attività svolta, del suo gradimento nella comunità italiana e di promozione effettivamente percepita a livello locale dell’immagine del nostro Paese?
Sarei curioso di ricevere segnalazioni concrete, argomenti di riflessione, perché se penso all’ Euroregione, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria Rhône-Alpes e Provence-Alpes-Côte d’Azur (Paca) percepisco che, per favorire l’elaborazione di una strategia congiunta di sviluppo economico e sociale, ci sia la necessità di maggior cultura quale bene comune da trasmettere e valorizzare. Altro che chiudere gli IIC con una visione di falsa economicità.
Se invece gli IIC non funzionano, gestiscono male le risorse, non corrispondono agli obiettivi prefissati, sono parte della “casta” e pertanto………. Pertanto cosa? Vanno chiusi o riportati alle naturali funzioni? Vanno aboliti per decreto ministeriale o rifondati nella loro originale funzione? Vanno costantemente depredati dalle risorse necessarie per esercitare il loro compito o invece vanno finanziati con maggiore oculatezza?.
Il nostro Ministro degli Esteri Emma Bonino annunziava il 18 ottobre 2013 la prospettiva di costituzione della Macro Regione Alpina formata da Italia, Austria, Francia, Germania, Liechtenstein, Slovenia e Svizzera. Proprio a Grenoble, dove si dovrebbe chiudere la sede distaccata dell’ICC, firmava un protocollo che ufficializzava l’impegno a introdurre nell’area alpina uno strumento di concreto impulso alla crescita e alla competitività.
Una strategia importante quella che dovrebbe portare alla creazione di una macroregione alpina accanto a quella adriatico-ionica e che dovrebbe puntare allo sviluppo sostenibile e inclusivo che tuteli le potenzialità dell’area, come la biodiversità, il turismo, le reti di trasporto, le specificità culturali e della ricerca.
Bene, se questa, come tante altre, è parte di una concreta prospettiva di sviluppo allora, caro Ministro, tutto si può fare ma sicuramente non si può pensare che la competitività si realizzi senza una capacità di penetrazione culturale almeno pari a quella imprenditoriale.
Il valore strategico della promozione della lingua e della cultura italiana è una ‘voce’ a cui, sono state sottratte risorse anno dopo anno. Negli ultimi 5 anni le risorse pubbliche sono diminuite del 70%. Nel 2014 sono stati annunciati no gli Stati Generali della lingua e cultura all’estero ma contemporaneamente vediamo che nella Legge di Stabilità i capitoli relativi continuano ad avere il segno meno, anche se meno drammaticamente che nel passato perché andare oltre è praticamente impossibile. All’ultima riunione del CGIE (novembre 2013) il Presidente Elio Carozza interveniva per stigmatizzare tale atteggiamento affermando che “Questo è uno degli esempi di schizofrenia tra il dire e il fare. Così si ridimensiona la rete italiana nel mondo e s’incrinano equilibri qualitativi proprio mentre i nostri partner, pur in presenza di difficoltà economiche, ben si guardano di ridimensionare i loro interventi in questo campo”.
Per questo la “resistenza motivata” alle chiusure va esercitata con il necessario vigore democratico riconnettendo interessi che solo apparentemente sono diversi, pronti altresì a mettere in discussione tutto ciò che dovrebbe funzionare ma non funziona, siano essi Servizi Consolari, Istituti di Cultura, Camere di Commercio e, con la necessaria umiltà, noi stessi in quanto individui o parte delle tante Associazioni presenti nel territorio migliorando la nostra capacità di fare squadra.
Italo Stellon
Presidente dell’INCA CGIL di Parigi.
RAPPRESENTANZE DIPLOMATICHE PER LE QUALI SONO PREVISTI INTERVENTI DI CHIUSURA
• Ambasciata Tegucigalpa (Honduras)
• Rappresentanza presso l’Unesco (accorpamento con l’Ambasciata a Parigi)
• Ambasciata Reykjavik (sede non operativa)
CONSOLATI
• Filadelfia
• Nizza
• Tripoli (trasformazione in cancelleria consolare)
• Detroit
• San Gallo
• Recife
• Maracaibo
• Montevideo (trasformazione in cancelleria consolare)
AGENZIE CONSOLARI
• Moron
• Lomas de Zamora
SPORTELLI CONSOLARI
• Innsbruck
• Chambery
• Grenoble
• Norimberga
• Digione
• Manchester
ISTITUTI ITALIANI DI CULTURA
• Lione
• Lussemburgo
• Copenhagen
• Salonicco
• Stoccarda
SEZIONI DISTACCATE IIC
• Wolfsburg
• Washington
• Francoforte
• Vancouver
• Ankara
• Strasburgo
• Grenoble
• Innsbruck
COPERTURA TERRITORIALE DEI CONSOLATI GENERALI PRESENTI IN FRANCIA
PARIGI
Il Consolato Generale di Parigi copre un territorio che interessa i seguenti dipartimenti francesi: Calvados, Cher, Côte-d’Or, Côtes-du-Nord, Doubs, Essonne, Eure, Eure-et-Loir, Finistère, Haute-Saône, Hauts-de-Seine, Ille-et-Vilaine, Indre, Indre-et-Loire, Jura, Loire-Atlantique, Loiret, Loir-et-Cher, Maine-et-Loire, Manche, Mayenne, Morbihan, Oise, Orne, Sarthe, Seine-et-Marne, Seine-Maritime, Seine-Saint-Denis, Val-de-Marne, Val-d’Oise, Vendée, Ville-de-Paris, Yonne, Yvelines.
A questi dipartimenti si sono aggiunti quelli coperti dal Consolato di Lille: Aisne, Nord, Pas-de-Calais, Somme.
MARSIGLIA
Il Consolato Generale di Marsiglia copre un territorio che interessa i seguenti dipartimenti francesi: Aude, Bouches-du-Rhône, Gard, Hérault, Lozère, Pyrénées-Orientales, Var, Vaucluse.
LIONE
Il Consolato Generale di Lione copre un territorio che interessa i seguenti dipartimenti francesi: Ain, Ardèche, Drôme, Isère, Loire, Rhône (Rhône-Alpes), Allier, Cantal,Haute-Loire, Puy-de-Dôme (Auvergne), Corrèze, Creuse, Haute-Vienne (Limousin), Nièvre, Saône-et-Loire (Bourgogne)
METZ
Il Consolato Generale di Metz copre un territorio che interessa i seguenti dipartimenti francesi: Ardennes, Aube, Bas-Rhin,Haut-Rhin, Haute-Marne, Marne, Meurthe-et-Moselle, Meuse, Moselle, Territoire de Belfort, Vosges.
NIZZA
Il Consolato Generale di Nizza copre un territorio che interessa i seguenti dipartimenti francesi: Alpes-de-Haute-Provence, Hautes-Alpes, Alpes-Maritimes.
TOLOSA
Il Consolato di 1° Classe copre un territorio che interessa i seguenti dipartimenti francesi: Ariège, Aveyron, Charente, Charente-Maritime, Deux-Sèvres, Dordogne, Gers, Gironde, Haute-Garonne, Hautes-Pyrénées, Landes, Lot, Lot-et-Garonne, Pyrénées-Atlantiques, Tarn, Tarn-et-Garonne, Vienne.
BASTIA
A seguito della ristrutturazione della rete all’estero, in data 31 ottobre 2007, è stato soppresso il Consolato d’Italia in Bastia, attribuendo le competenze al Consolato Generale d’Italia a Marsiglia ed istituendo uno « Sportello Consolare Permanente » a Bastia. www.consmarsiglia.esteri.it
Circoscrizione consolare: Corse-du-Sud, Haute-Corse.
CHAMBERY
In data 30 novembre 2008 ha avuto luogo la chiusura del Consolato d’Italia in Chambéry. Dal 1 dicembre 2008 i Dipartimenti della Savoia e Alta Savoia rientrano nella giurisdizione del Consolato Generale d’Italia in Lione. A Chambéry, nella ex sede del Consolato, al n. 12, Boulevard de Lémenc, e’ operativo uno Sportello di questo Consolato.
Circoscrizione consolare: Haute-Savoie, Savoie.
MULHOUSE
In data 1 luglio 2010 ha avuto luogo la chiusura del Consolato d’Italia in Mulhouse.
Sportello consolare: 33, Grand Rue – F.68100 MULHOUSE. Il territorio di Belfort e il Dipartimento del Haut-Rhin fanno parte della circoscrizione consolare del Consolato Generale d’Italia a Metz.
Rappresentanza istituzionale all’estero. Tra chiusure e tagli alle risorse, l’Italia si fa più piccola!
GRANDE NOTIZIA
L’ISTITUTO DI CULTURA DI LIONE E SALVATO. NON CHIUDE.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO FIRMATO LA PETIZIONE:-))