E’ triste dirlo, ma a Napoli ogni volta che ci sono le primarie del PD, ci risiamo. Imbrogli, ingerenze, offerte di soldi, tentativi di orientare in un senso o nell’altro il libero voto di cittadini iscritti e simpatizzanti.
Va detto ad onor del vero che l’unico partito che fa le primarie è il PD, quelle on line dei grillini, con tutto il rispetto, potevano essere concepite solo da un formidabile comico come Grillo; gli altri, i candidati, se li scelgono in fumosi retrobottega di bar e forse di calzolai. Dacché se ne ricava che già provarci a fare delle primarie all’americana (parola grossa) è un merito.
Ma, purtroppo, ad ogni primaria napoletana ci risiamo con le parodie di Toto’, Peppino ed altri immortali protagonisti del teatro, teatrino e cinema napoletano. Questa volta, per la candidatura a sindaco di Napoli ha vinto la “giovane turca” Valeria Valente con poche centinaia di voti in più dell’evergreen Antonio Bassolino, già formidabile sindaco di Napoli e scadente Presidente di Regione.
Ma si badi bene, il fatto che abbia vinto una rappresentante della corrente di Matteo Orfini è solo un caso. Come non ricordare in altre circostanze, i tesserati del sindacato sospinti con i “calci di fucile” al voto per arrestare l’avanzata di Renzi, e le file sterminate e prezzolate di cinesi che non sapevano neanche cosa votavano di altre primarie? Ricordo perfino che per fermare l’ascesa di Franceschini a Napoli si mobilitarono quelli di Forza Italia, pronti a sacrificare l’obolo di un euro, pur di impedire ogni tentativo di rinnovamento del PD. Si vede che lo smacchia giaguari Bersani per loro andava benissimo. E i fatti lo confermano se è vero che con lui alla guida della sinistra il Berlusca visse felice e contento ancora per alcuni anni, fino a quando non arrivo’ “le petit prince” Renzi.
Il problema è che in tante parti di Italia i partiti e il PD in particolare sono visti come comitati d’affari locali. La cosa è trasversale. Ieri, per restare in Campania, ha riguardato le indagini della forzista sindaca di Maddaloni, l’altro ieri la sindaca grillina di Quarto, domani magari toccherà a Napoli e all’eventuale sindaca del PD.
In queste ultime primarie napoletane è il caso di dire che si è visto di tutto, una taroccata scena di corruzione (in realtà una gag tra due fratelli) si è arrivato pero’ a vedere consiglieri comunali PD che in alcuni seggi offrivano i due euro per votare indicando agli elettori anche per chi votare, una questua miserabile, una svendita morale che al di là dei due euro faceva ricordare i pacchi di pasta con cui Lauro si assicurava palazzo S. Giacomo negli anni sessanta, la scarpa destra regalata e che solo dopo il voto e a verifiche fatte si ricongiungeva con la calzatura sinistra.
Colpa dei partiti locali, colpa dei partiti nazionali (quanto il PD, per restare sul pezzo, si deciderà a fare rottamazione anche nella sua sudicia periferia)? In politica le promesse sono debiti e se è vero che non tutte le città sono uguali e il PD in altri sedi ha ben altra dignità è anche vero che in Campania c’è emergenza e non da ora. Innanzi a spettacoli avvilenti (per quanto pantomimici e divertenti) come quelli filmati ai seggi delle primarie PD, non si puo’ restare immobili.
Sono certo che una gran parte di elettori ha votato liberamente e in coscienza, ma con uno scarto cosi risibile nei risultati tra la prima e il secondo, mi pare che bene abbia fatto Bassolino (il nuovo che avanza) a fare ricorso, male il PD ha chiudere il discorso respingendo il ricorso e male Bassolino che ora si “vendica” facendo una sua lista per erodere consensi al PD. Insomma, dalle episodiche ”macchiette” filmate fuori alcuni seggi si è passati ad un effetto domino, ad una preoccupante escalation che mette a rischio il successo della sinistra in quella importante metropoli. Una degenerazione su cui il PD dovrebbe farsi delle domande e per restare in Campania, citando il televisivo Marzullo, darsi delle risposte.
Il problema non è di sminuire lo scandalo, ma di denunciarlo e prenderlo a pretesto per un commissariamento del PD regionale con l’auspicata, desiderata e necessaria rottamazione degli attuali capibastone, che non sono degni di fare parte del rinnovamento avviato nel Partito Democratico.
Partito plurale, avvezzo ai litigi, che discute e si confronta duramente, ma che non puo’ e non deve tollerare di essere oscurato da ombre di malapolitica. Lasciare mano libera a questa gente, significa dare una mano al populismo, accreditare l’idea che la politica non è una nobile arte a servizio della società, ma come diceva mio nonno, una “femmina sporca”.
Detto delle colpe della politica nazionale e regionale, va aggiunto che Napoli è, purtroppo, anche questa roba li. Una cosa che è cresciuta con secoli di disincanto, con una triste abitudine, tranne episodiche situazioni, a sapere a priori che le promesse dei politici, degli amministratori (centrali o periferici) non saranno mai mantenute e che si traduce nella cinica consapevolezza che li in ogni caso non cambierà mai nulla e che quindi è meglio prendersi la promessa, la speranza, l’illusione e due euro, che votare secondo coscienza (Leggete Nel ventre di Napoli. E’ un’inchiesta che Matilde Serao scrisse alla fine dell’ottocento, e bene vi assicuro che è un libro di attualità e questo qualcosa vorrà dire).
Si’, perché a Napoli, da molto, da troppo, da sempre, la coscienza e la dignità sono dei lussi che non tutti si possono permettere.
Detto questo rimane che per me Napoli, con i napoletani, sono la più bella ed irrinunciabile città del mondo…. Tiéeeee.!!!
Veleno