La poesia è profonda riflessione, così ci piace pensare ad un 8 marzo lontano dalle polemiche, sussurrato sul filo dei versi di due donne impegnate per la cultura al femminile e il rispetto della donna nella sua totalità. Daniela Pia e Giorgia Bellitti usano la poesia come chiave di lettura del mondo femminile, raccontano la fatica del vivere femminile, denunciano la violenza. La donna di Daniela Pia in ‘Non siamo ROBA‘ si libera da ogni appartenenza, è restituita alla terra, si fa aria al vento e si propone integra alla nostra coscienza. La donna di Giorgia Belitti in ‘Natale‘ è dono di sé, espone nudo il suo corpo come forma di fragilità.
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DANIELA PIA
Scrivo quando il mondo di dentro e quello di fuori necessitano una chiave di lettura. Non ho pubblicato che ci vuole coraggio e fatica. Sprovvista sino ad ora ne sono. E se trovo comunanza di sentire il senso è quello. Fare parte di un cerchio. Femminile soprattutto.
Veglio e ora, come diceva Pavese: “In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia”.
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Mi piace immaginarmi come una contadina della parola. E se camminavo all’alba, in campagna, in compagnia di cani randagi ora cammino su pezzi di vetro cercando di non tagliarmi. Ho superato le cinquanta primavere.
Non siamo ROBA
Non siamo ROBA. Proprietà di alcuno.
Non siamo carne, vacche, tacchi e corpi ondeggianti su improbabili labbra.
Non siamo nate a soddisfare uomini piccoli, piccoli uomini bruti.
Non siamo merce contante di feste sfatte. Di menti potenti di prepotenza malata.
Non siamo creature inconsapevoli, obbedienti meteore di un mondo di pene.
Non siamo solo apparenza o video clonati.
Noi Siamo.
Siamo giorni di attese e speranza
Alba e futuro di mani arrossate
Fatica di suoni sorpresi
E acqua di panni puliti
Sorrisi e capelli striati
E corse di vento maestro
Ventri pregni e vagiti
Parto di uomini e donne
E cibo fumante di erbe
Vino, aroma di autunno.
Maturo grano di giugno
Spiga nera di chicchi
Papavero fulvo e api
Miele di cardo e acacia.
Rami noi siamo
Gemme di mandorle dolci
Sagaci rughe ammantate
Scialli sul volto
Fumo di fuochi e cocci
Menta e asfodelo
Prova di figlie
Cammini su sabbia e pietre
Mare in tempesta
Sassofono lento
Corda di note
Vuote del nulla
Piene di senso
Lacrime e canto
Nenia di secoli.
Femmine e donne
Madri e figlie
Matriarche del tempo
Non siamo per
Ci siamo con.
Siamo
Anche per chi non è più.
GIORGIA BELLITTI
La poesia è la capacità di leggere la vita comune con gli occhi imbevuti d’amore, ma con il giusto filtro, disincantato e innamorato. La poesia è la capacità di leggere la vita, spesso vittima dell’analfabetismo sociale.
Sono nata in Sardegna, dopo gli studi mi sono trasferita in Abruzzo. Qualcosa è cambiato il 6 aprile del 2009, poco dopo il terremoto è germogliato in me l’amore per questa terra, che mi aveva ospitato 14 anni prima, ma che non avevo sentito ancora profondamente mia. Si è creato un rispettoso sodalizio tra le due patrie delle mie emozioni; ho capito che l’integrazione passa dalla generosità di chi accoglie, ma anche dalla propria capacità di apertura. Da quel giorno vivo con meno pudore la mia scrittura.
Natale
Donna nata nuda
nuda resterai in eterno
letto, culla, seno di vita
Colori il tuo volto di gioco ed emozione
chiedendo solo comprensione
Porto sicuro di consolazione
accogli ogni naufrago del cuore
ammainando ogni esitazione
Giochi con trucchi e tacchi
ma nulla può coprire la nudità della tua anima
esposta al calore e al freddo
Donna nata nuda
nuda resterai in eterno
anche sotto il velo e dietro le catene
Barca
culli i tuoi figli verso la speranza della Libertà.
Canti e preghi in silenzio
le tue gocce di sale si mescolano
con gli schizzi di mare
furioso e afflitto
per queste crociere amare
Donna nata nuda
ti auguro di incontrare uomo degno
capace di spogliarsi al tuo cospetto
che sappia rivestirti di tutto il suo rispetto.
Su Facebook Giorgia Bellitti ha creato il gruppo “8 marzo… per non dimenticare nessuna donna vittima della violenza”.