Iniziamo l’anno 2023 proponendo nella rubrica Missione Poesia la poetica di Sabrina De Canio, un’autrice che espande i suoi versi dalla dimensione personale a quella universale con immagini semplici ma immediate, che incendiano subito la mente e il cuore, che non si fermano all’apparenza ma indagano nel profondo, andando a risvegliare sopiti pensieri, quasi sepolti dal tempo.
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Sabrina de Canio, poetessa e performer, è co-direttrice generale, e direttrice dell’area internazionale, del Piccolo Museo della Poesia di Piacenza. In veste di poetessa e di direttrice del museo, è stata ospite d’onore in festival, manifestazioni e trasmissioni nazionali e internazionali; nel consesso internazionale, ha inoltre ricevuto primi premi assoluti e importanti riconoscimenti (nel 2019 ha ricevuto il Primo Premio assoluto del Festival internazionale di Poesia, La piuma di Zivodrag Zivkovic a Zenica in Bosnia; in tale Festival è risultata anche la miglior autrice italiana del 2019) e proprio in quell’occasione è stato pubblicato il libro bilingue Libera nos a malo (Casa editrice Besjeda, 2020). Ha anche fatto parte del Movimento del Realismo terminale fondato dal famoso poeta italiano Guido Oldani (con il quale collabora).
In qualità di performer e direttrice del Museo, ha curato la mostra Berlino – Presenze – Corporeità, Espressionismo – Realismo terminale; ha presentato un video di opere di artisti realisti terminali al Museo internazionale delle Culture Mudec (Milano); ha concorso a organizzare la Seconda edizione de La piuma sul baratro, a Palazzo Farnese (Piacenza); ha diretto l’edizione straordinaria de La piuma sul baratro al Teatro Barrios (Milano); ha promosso e organizzato le Performance, La marcia silenziosa dei Poeti che portano il loro museo in regalo (Firenze) e La Marcia non silenziosa dei poeti (Ravenna). Sul piano strettamente letterario è in corso di pubblicazione una raccolta poetica bilingue in edizione internazionale, una sua partecipazione all’antologia “La poesia nei giorni della paura” (Rayuela Edizioni) e ad una antologia internazionale di poesia contemporanea.
Le sue poesie, dal settembre 2019 ad oggi, sono state presentate in consessi internazionali come al Festival Internazionale di Poesia di Milano (16 maggio 2020) United World of Poetry (aprile 2020) e appuntamenti settimanali di “Prozor u svijet” (La finestra dei poeti sul mondo), iniziativa internazionale di poesia e musica promossa dall’associazione scrittori croati. Alcune sue poesie sono state tradotte in polacco, serbo-croato, inglese, albanese, spagnolo, pubblicate e divulgate su diverse riviste letterarie, blog, youtube.
Conosco Sabrina De Canio da diversi anni, sia personalmente sia come attiva coordinatrice delle iniziative del Piccolo Museo della Poesia di Piacenza, di cui è co-direttrice e, adesso, in modo più approfondito anche come autrice di poesia. Da un punto di vista umano la ritengo una persona davvero speciale e generosa: basti pensare alla sua attività di insegnante in Africa, dove si è recata in giovanissima età, o alla sua presenza nei territori di guerra per capire l’eccezionalità dell’esperienza che deve averla arricchita enormemente, riflettendosi immancabilmente nei suoi versi. Versi ispirati anche alla sua più recente adesione al Realismo Terminale ideato da Guido Oldani, laddove le metafore poetiche sono caratterizzate da similitudini rovesciate, con gli oggetti utilizzati quale termine di paragone in luogo della più lirica natura… ma anche versi, altresì, ispirati alle sue continue frequentazioni di ampio respiro internazionale, che le hanno consentito di confrontarsi con le poetiche di grandi autori europei, e non solo, arricchendo la propria esperienza e conoscenza crescendo stilisticamente e ampliando il ventaglio di tematiche trattate.
Libera nos a malo, il libro di cui parleremo in questo articolo, ne è un esempio: la quantità di emozioni che ci regala è paragonabile a un caleidoscopio di preghiere laiche, capaci di accompagnarci nella catarsi delle emozioni che affiorano nella scrittura.
Libera nos a malo
Sempre, alla lettura di un libro di poesia (quando è vera poesia), dopo la musicalità del testo che non può mancare, ecco che affiorano qua e là le immagini evocate dai versi che consentono di rivivere l’esperienza del poeta. In quest’opera di Sabrina De Canio mi pare di poter dire che le immagini sono tante, alcune di forte impatto, altre più lievi ma non meno efficaci. C’è come una sorta di racconto che si snoda tra le pagine, come se le poesie fossero collegate tra di loro: non siamo di fronte a un poemetto, questo no, non possiamo dirlo, ma i testi sono in un certo modo costruiti con un ordine consequenziale, dando così forma a una dimensione unitaria, che rende conto di un vissuto emotivamente presente e volutamente esposto dalla sua autrice.
Il legame forte è dato dall’amore: non sappiamo se si tratta di amore umano o spirituale ma, a dire il vero, poco importa ai fini della nostra analisi, anche se mi sentirei più propensa a individuare una forma d’amore più estesa, omnicomprensiva, e una certa spiritualità d’intenti, una comunione con quelle forze che spesso sentiamo esserci e sovrastare la nostra presenza, forze alle quali abbiamo necessità di fare domande e alle quali rivolgiamo inviti anche sotto forma di preghiere laiche. Inizia proprio così la raccolta, con una di queste preghiere, nella quale la De Canio propone un incontro sotto un fruscio di stelle – di pascoliana memoria -: Vieni, vieni ad incontrarmi/sotto l’ala, in morbido seno…, incontro che si completa nel ricordo che emerge nella poesia seguente, dal titolo Pane, nella quale il continuare a sentire il profumo/del bucato di mia madre/e del latte a colazione è la rappresentazione di momenti che la vita ci propone, ci fa appunto incontrare, pur sapendo che ad ogni morso/(la vita stessa) è un pane che si sbriciola, e che se l’appoggi un attimo/qualcuno che sparecchia/se lo porta via… rappresentando così, con queste immagini che tutti abbiamo nella mente, anche la consapevolezza dell’effimero con cui confrontarsi. Ma il confronto avviene anche con il mondo che ci circonda, con quello scorrere al ritmo delle mie sorelle, con il raccontare di quelle poche carni rimaste addosso, di quelle mani come bandiere di stracci, di quella pace senza guerra/(immaginata come) un bambino che abbraccia una cicala/sopra la terra.
Ecco, la poetica di Sabrina De Canio si espande dalla dimensione personale a quella universale con immagini semplici ma immediate, che incendiano subito la mente e il cuore, che non si fermano all’apparenza ma indagano nel profondo, andando a risvegliare sopiti pensieri, quasi sepolti dal tempo. Vengono in mente i versi del già citato Pascoli quando racconta della sua casa – in Sogno – dove: nulla era mutato… e al tempo stesso quelli di Ungaretti quando parla della guerra e dice – in San Martino del Carso -: Di queste case/non è rimasto/che qualche/brandello di muro… inevitabile infatti anche la contaminazione con i versi dei grandi maestri. Ma c’è di più. Nel testo Filastrocca del mattino impossibile non notare la chiusura che riprende il Quasimodo di Ed è subito sera con il verso ed è subito vento… o, ancora, la trasposizione dell’infinito leopardiano in quel trabocco infinita /silenziosa sintassi di stelle dove la metafora del cielo che soffoca la luna d’inchiostro – intimorendo chi la osserva – riprende consapevolmente quei sovrumani silenzi, e profondissima quiete (…) ove per poco/il cor non si spaura.
Insomma, per farla breve, in Libera nos a malo è in corso una continua contaminazione fra testi classici ed esperienze, fra il vissuto e i riflessi di parole di poesie che mai ci abbandonano, la cui incidenza è tanto più forte quando si interseca a sua volta con la quotidianità e l’innovazione tecnologica che, per contrappunto, ne risalta ancor di più il valore. Ecco così che un selfie con gli amici, il display, le notifiche, lo smartphone… diventano gli strumenti per accompagnare in un’unicità di riflessioni la cometa di cartone, piena di doni e di candore; i salti di campana, quali rintocchi del tuo cuore; e la notte, che sola, ci copre tutti con la sua coperta…
La lingua utilizzata dalla De Canio è ricca ed essenziale al tempo stesso, come dovrebbe essere quella della poesia, e la ricchezza si contempla anche nella varietà di vocaboli che costruiscono le immagini, così come in certe sottili note di liricità, che si smarcano dalla piattezza imperante nella poesia contemporanea, per emergere nella qualità dei significati che generano.
Un libro questo, per concludere, che al di là del suo valore aggiunto dato dalla versione bilingue (bosniaco/italiano) conquista la consapevolezza di un’opera che, in tutto e per tutto, attribuisce uno stile incisivo alla sua autrice, annoverandola tra le voci più interessanti del nostro tempo.
Alcuni testi da: Libera nos a malo
Ancora
Vieni,
vieni ad incontrarmi
sotto l’ala, in morbido seno.
Sotto la frasca
riposa il mio silenzio.
Vieni ad incontrarmi
dove sbuffi di verde
abbracciano quest’ora della sera.
Ancora ti annovero
tra ciò che mi rincuora
e la tua voce estiva,
col suo fruscio di stelle,
mi fa volare
fra aeree meduse notturne.
Pare fatta
Per condurmi a vite segrete.
***
Guardare gli alberi
Guardare gli alberi
ricamati di gemme
foulard nel portaombrelli
la ragione delle cose…
***
Bandiere di stracci
Poche le carni rimaste addosso
coperta corta
su povere ossa
salutano
in parata di vagoni
braccia, mani
come bandiere di stracci.
Al campo una nuvola scarna
è l’unico paio di occhiali da sole
a malapena nasconde
pelli di fantasmi ammonticchiate
senza grazia nei fossi.
La pace senza guerra
è un bambino che abbraccia una cicala
sopra la terra.
***
Libera nos a malo
Non chiedere al mio cuore
di ascoltare,
di cullarsi tra fiori accesi di oleandro.
Il passato in ascensore,
bloccato tra due piani,
muoia lì.
Finché non pioverà
quel che resta è al sole,
appeso a un filo del bucato,
un calzino spaiato.
Libera nos a malo.
***
Luna
Luna orbitante
luna serena
luna grande
di grazia piena
esci dall’acqua
bagnata di luce
canta il silenzio
la tua voce.
Posi e riposi
senza destino.
Luna intrappolata
galleggi iridata
sulla penna del mondo.
Secca e dura
nuda in vetrina
ora cresci
semi di lino.
*
Bologna, gennaio 2023
Cinzia Demi
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