Poesia con Giuseppe Vetromile: “Esercizio all’esistenza”

Su Missione Poesia a cura di Cinzia Demi i nuovi versi di Giuseppe Vetromile da Esercizio all’esistenza (Puntoacapo, 2022) raccontati dalla sua stanza di poeta, dalla sua scrivania, dai suoi fogli bianchi come forma di consapevolezza della sua poesia tesa all’esplorazione della morte e alla dimensione del significato dell’esistenza terrena desiderando solo – e come tutti noi – che qualcosa di sé rimanga.

*****
 

Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. Svolge la sua attività letteraria a Sant’Anastasia (NA), città in cui risiede dal 1980. Ha ricevuto riconoscimenti sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali. Numerosissimi sono stati i primi premi.
Ha pubblicato più di venti di libri di poesie, gli ultimi dei quali sono Cantico del possibile approdo(Scuderi, 2005), Inventari apocrifi (Bastogi, 2009), Ritratti in lavorazione (Edizioni del Calatino, 2011), Percorsi alternativi (Marcus Edizioni, 2013), Congiunzioni e rimarginature (Scuderi, 2015), Il lato basso del quadrato (La Vita Felice, 2017), Proprietà dell’attesa (RPlibri, 2020), Esercizio all’esistenza (Puntoacapo, 2022), ed il libro di narrativa Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti (Kairos, 2010).
Ha ideato e gestisce il sito “Transiti Poetici”, sul quale pubblica recensioni e note di lettura di libri di poesia e di narrativa.
Ha curato diverse antologie, tra le quali, recentemente, Percezioni dell’invisibile, L’Arca Felice Edizioni di Mario Fresa, Salerno, 2013; Ifigenia siamo noi (2015) e Mare nostro quotidiano (2018) per la Scuderi Editrice di Avellino. Attualmente sta curando l’Antologia Poetica Virtuale Transiti Poetici in più volumi (ogni volume comprende dieci Autori; al momento è giunto al 35° Volume). È il fondatore del Circolo Letterario Anastasiano, con il quale organizza incontri ed eventi letterari. È l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia” (giunto alla 19^ Edizione). Fa parte di giurie in importanti concorsi letterari nazionali. Cura e conduce, anche con la collaborazione di altri operatori culturali, rassegne e incontri letterari di rilievo presso librerie, biblioteche e altre sedi. È presente in rete con diversi blog letterari (“Circolo Letterario Anastasiano”, “Transiti Poetici”, “Taccuino Anastasiano”, “Selezione di Concorsi Letterari”).

Per approfondimenti sulla precedente poetica dell’autore, Percorsi alternativi, vedere al link: https://altritaliani.net/giuseppe-vetromile/

*****

Esercizio all’esistenza

Non è nuovo Giuseppe Vetromile a rapportare le riflessioni dei suoi testi ai grandi temi esistenziali: la vita, la morte, l’esistenza, il lascito… sono tutti elementi che affiorano da sempre nei suoi scritti, in modo vario – a volte analogo – infatti, anche le raccolte precedenti ne sono impregnate e penso, ad esempio, a Percorsi alternativi, del 2013, edito da Marcus, ma anche ad altre opere. È del tutto evidente, a tal proposito, che l’insistere su questi punti, comuni del resto a molti autori, possa essere considerato il focus centrale della poetica di Vetromile. Un focus sul quale è dunque necessario soffermarsi per indagare a fondo anche la particolarità di questo nuovo libro che, già dal titolo, si preannuncia interessante.

Esercizio all’esistenza, in prima battuta, a me ha fatto pensare a Esercizi di stile di Raymond Queneau. Il motivo è semplice: se Queneau in Esercizi di stile – una collezione di 99 versioni della stessa semplice storia, rivisitata ogni volta in uno stile letterario differente, che si rifanno al famoso capitolo 33 della guida retorica del 1512 dell’umanista Erasmo da Rotterdam, De Utraque Verborum ac Rerum Copia – gioca con la parola usando le più svariate figure retoriche e i più diversi registri linguistici per dire sempre la stessa cosa, dimostrando come nella lingua esistano infinite potenzialità che vanno lasciate libere di esprimersi cosa che, del resto, è elemento fondante dell’estetica dell’autore che oppone alle così dette facezie verbali una rigorosa edificazione geometrica – metodo che usa in tutte le sue opere – ebbene, se Queneau fa questo, possiamo affermare che Vetromile utilizzando più o meno la stessa logica, esprime i suoi concetti con un rigore quasi matematico, schematizzando spazio e tempo, organizzando e realizzando sequenze logiche che, nella suddivisione delle sei partiture del libro ci raccontano sempre la stessa cosa in modo diverso.

Di fatto, ogni sentimento espresso è un passaggio verso il liminare della vita, ogni passaggio esprime il desiderio di un lascito che resti oltre la morte, fosse anche solo questo che egli vada cercando: Fate di me soltanto un sussurro/o un silenzio d’amore inesploso. In questa presunta rigidità, in questo intersecarsi di linee parallele nel quale la stanza diventa la scacchiera dove muovere idealmente tutte le pedine, lo schema quasi enigmistico di Vetromile incontra, tuttavia, delle incrinature nelle quali si insinua ciò che più va in opposizione alla ragione: il sentimento. Qui, nonostante il limite fisico delle vette dei mobili, quale limite mentale per restare concentrati sulla scrittura che incombe, l’autore non può fare a meno di spaziare. Così, come Emily Dickinson, chiusa nella sua stanza, isolata dal mondo interpreta ciò che le suggerisce la visione di esso dalla sua finestra restituendoci, nella determinazione della sua volontà di esplorare e di sentire inequivocabilmente ciò che le sta intorno, il valore e la bellezza della natura e della vita stessa, anche nei suoi sentimenti più dolorosi, Vetromile dalla sua stanza di poeta, dalla sua scrivania, dai suoi fogli bianchi forma la consapevolezza della sua poesia tesa all’esplorazione della morte e alla dimensione del significato dell’esistenza terrena desiderando che qualcosa di sé rimanga. Nel congedo che avverrà egli spera possa concretizzarsi il restare di quel suo io lirico che lavora da sempre sulla poesia, che la pratica, la coltiva, e devotamente la prega di non dimenticarsi di lui.

In un susseguirsi di scatti quasi fotografici che comprendono anche l’amore, quale baluardo che sopperisce alla caducità della carne e che sostiene la vita, nella luminescenza ormai al tramonto dei suoi versi, l’autore indaga principalmente sé stesso per poi estendere la ricerca all’uomo, all’umanità tutta, apparentemente appiattita nel quotidiano, ma sempre in realtà in continua espansione verso una formula di salvezza che non sia finzione ma verità, così come risultano veritiere le intime esperienze interiori e di vita di Vetromile, uniche nel suo progetto di mantenere alta la tensione tra la parola poetica e il suo farsi esperienza di poesia.

Alcuni testi da: Esercizio all’esistenza
 
Dalla sezione NELLA STANZA (libero di volare ma non oltre le vette dei mobili)

(effetto collaterale 1)
l’ascesa al cielo è costretta al tempo d’un amen
si sta tutti in fondo alla stanza
nell’angolo più lontano dal notiziario

la vita è così melensa – uguale – e combacia
a tutti gli orli del giornodopogiorno

e questa medicina insulsa che mi danno nelle vene
a sostenermi la parvenza di un sogno
o di un ricordo sfrangiato…

quand’ero uomo desideravo la notte
a rigenerare lo spirito d’avventura
per un domani senza ombre

oggi
impasticcato di blandizie
l’effetto collaterale è
l’imbiancamento delle pareti
e il reflusso delle nuvole bigie
in gola.

***

(C’è sempre un inciampo)

C’è sempre un inciampo che impedisce il proseguire
c’è una parte di noi che vorrebbe prolungarsi oltre la stanza
defluire nell’incertezza dell’ombra
travalicare le colonne d’ercole
seguire le tracce d’un mito
farsi trascinare da un sogno
ma la porta sta lì
piantata bene sui cardini
sbarrata
a volte però si schiude per un attimo
e non lascia passare che un sentore
appena un’idea
un nostro debole grido
poi si richiude al netto dell’anima
e noi qui
sempre a ribussare

***

Dalla sez. ALLORA LA MORTE? (prendiamo la morte come una cosa seria)

conservate di me qualcosa
un pugno di luce un verso
o anche quel poco d’ombra
che feci giù alla marina
mentre il sole dilagava sulla spiaggia

io in questo sceverare di pixel
mi confondo spesso tra una realtà e l’altra
e ormai ho perso ogni dimensione
neanche più il tempo di restare qui –

conservatemi le parole che ho scritto di nascosto
per non sembrare alieno a tutti
quelli che vanno diritto senza titubare

(io spesso con i piedi a rovescio nel cielo
immaginavo stringhe di altre umanità)

conservatemi quest’abbandono d’amore
in una teca svuotata di tutto l’egoismo
del cosmo

forse ne ritroverete idea lambiccata
mentre ancora mi chiedo
un disperato flebile perché

***
Dalla sez. QUESTO AMORE
 
sera

l’aspettativa è terminata
nessuna cosa buona e neanche una rosa
qui tutto è ormai deturpato dalla nostra
malattia
e noi ancora a cercare la felicità in una favola

questa nostra impazzita varianza
ci devia il cuore dal creato

e quando saremo là
mia cara
non dirmi mai più che abbiamo in fondo
vissuto
solo la nostra parte terrena

siamo fatti di parole di vento

e il paradiso è l’unica parola che la poesia
può trasformare in verità

***

Dalla sez. ESERCIZIO ALL’ESISTENZA

salva 
non salvare
annulla

nessuna delle tre
e mi perdo sempre
oltre questa ragione

ne rido e dallo sbilanciamento
sopravviene una notte insonne
giacché il cuscino non trova pace
in nessuna di quelle soluzioni

per cui la vita è sempre dentro le ombre:
si sceglie a casaccio una vittima
e l’accompagna per una strada tutta sua
che tu non sai
e nessun cuore ti riporta indietro

nessuna mano ti slega le caviglie
e per camminare devi saltellare
cercare un appiglio
o attaccarti alle stelle

salva
non salvare
annulla

***

Bologna, 15 ottobre 2023
 
Cinzia Demi

Article précédentConsiderazioni sul giallo e le sottospecie del poliziesco e del noir
Article suivantL’Autunno è fonte infinita di Poesia!
Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.