Seppure ampiamente sottovalutata quando era ancora in vita, oggi l’opera di William Blake viene considerata estremamente significativa e fonte di ispirazione sia in ambito poetico che in quello delle arti visive.
Considerato al suo tempo visionario per la stravaganza delle sue idee, il poeta inglese viene oggi rivalutato per l’espressività, la creatività e la visione filosofica che sta a fondamento della sua opera. A rileggerne l’opera è Pasquale Maffeo, poeta, narratore e drammaturgo, oltre che anglista con il saggio William Blake, Visioni e profezie che l’editore Caramanica ha di recente mandato in libreria. Maffeo alla poetica anglosassone tra Sette e Ottocento aveva già dedicato numerose traduzioni tra cui John Keats, Isabella o il vaso di basilico, sempre di Keats Iperione e altri scritti poetici, William Collins Odi, Charles Dickens Visioni d’Italia e William Blake Cielo e inferno.
Nell’arco di tre capitoli, Maffeo di Blake delinea la figura, traduce l’opera, offre una cronologia biografica essenziale, oltre ad un’accorsata bibliografia.
Bisogna averne letto riletto e quanto possibile metabolizzato i testi in verso e in prosa, esordisce Maffeo, prima di giungere a sapere per quali tramiti il profeta visionario William Blake si sottragga al comune giudizio di merito, rimanendo con tutta l’energia della sua estroversa e non sempre decifrabile figura in un luogo autonomo e suo, non omologabile in uno scomparto né in una casella storicizzante della letteratura inglese. Questo perché, a parere dell’anglista, in Blake l’uomo e il poeta coincidono a perfetta tenuta d’esistenza, il medesimo sguardo e la medesima voce rintracciano e proclamano l’etimo divino, la sacralità delle singole creature umane animali e vegetali. Ne è testimonianza la sua vicenda biografica, permeata di cifre esoteriche, la quale attesta la radicalità d’una presenza evolutasi in un territorio autonomo, fatto di mondi a volte anche invisibili, fuori da codici e canoni se non esclusivamente personali. A totale conferma l’assenza di emuli e discepoli, ed anche di un testamento di scuola se non quello della sua opera difficilmente abbordabile proprio per l’originalità e la non facile lettura interpretativa che ne ha comportato.
Blake antesignano della modernità con grande anticipo sui tempi letterari? Pare proprio di sì, a parere di Maffeo, il quale scorge in Blake un novatore ad oltranza, capace di tagliare i ponti alle spalle, senza la tracotanza che feconderà il nerbo delle programmate avanguardie dei secoli successivi. La lezione morale dell’autore inglese, conclude il critico cilentano, prefigura le evoluzioni e le esasperazioni del dramma dell’uomo moderno da Rimbaud e Kafka, Freud e Nietzsche, Céline, Breton e Claudel che portano sangue blakiano dentro vene variamente turgide e doloranti.
Da ricordare infine che Blake ad ogni pagina scritta a mano contrapponeva una illustrazione simbolica, pennellata a mano, corrispondente al racconto della stessa pagina.
Raffaele Bussi