À partir du 23 septembre et jusqu’au 31 octobre, découvrez la nouvelle exposition de l’Institut culturel italien, 50 rue de Varenne, 75007. Elle s’intitule Domenico Notarangelo : Pasolini a Matera. Son fils, Peppe Notarangelo, commissaire de l’exposition, nous en parle et nous apprend à mieux connaître les rapports de son père, Mimì, avec Pasolini.
L’exposition présente trente-cinq remarquables clichés du regretté Domenico Notarangelo, décédé en 2016, provenant du tournage du film Il Vangelo secondo Matteo (L’Évangile selon saint Matthieu) réalisé à Matera par Pasolini en 1964.
Ces images proviennent de l’ Archivio di Domenico Notarangelo a Matera (environ 100 000 photos presque exclusivement en noir et blanc), un patrimoine d’une incomparable richesse pour la Lucania, un témoignage historique et humain de cette terre et de son évolution au cours du 20e siècle.
Le vernissage, auquel il convient de vous inscrire ICI, aura lieu lundi 23 septembre à partir de 18h en présence de son fils Giuseppe Notarangelo, commissaire de l’exposition, Ines Silvia Nenna (Associazione Pasolini) et Roberto Chiesi (Cineteca Bologna). L’exposition présente également des œuvres de Giuseppe Palumbo, Valentina Mir et Silvio Cadelo.
A suivre à 19h30 la projection du célèbre film L’Évangile selon saint Matthieu en version restaurée (Italie, 1964, 138′, VOSTF)
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APPROFONDISSEMENT
Peppe Notarangelo, commissaire de l’exposition, fils de Mimì Notarangelo, et désormais gardien de ce patrimoine, a eu l’amabilité et l’amitié de transmettre à Altritaliani le texte qui ouvre le catalogue de l’exposition et de nous envoyer quelques-une des photographies que vous pourrez retrouver à l’Institut. Bonne lecture!
Domenico Notarangelo. Mimì.
Sono passati sessant’anni da quando Pier Paolo Pasolini ha regalato a noi tutti questa straordinaria opera d’arte cinematografica che è Il Vangelo secondo Matteo. Un film importante per la città di Matera. Un film importante anche per mio padre Domenico, che di Pasolini fu collaboratore, fonte di stimoli ed anche amico. In fondo erano due comunisti, uno più giovane e a quel tempo ancora “ortodosso”, qual era mio padre, l’altro di otto anni più vecchio, già icona di un comunismo moderno, evangelico. Insieme resero la città di Matera ed i suoi abitanti protagonisti di quella che è “la storia più grande che sia mai accaduta”, per dirla con le parole di Pasolini.
Pasolini volle anche Domenico Notarangelo, insieme ad Alfonso Gatto, Natalina Ginzburg, Enzo Siciliano, Giorgio Agamben, Mario Socrate, sua madre Susanna Colussi, l’amata cugina Graziella Chiarcossi e altri non attori, ma persone prese dal popolo, per dare volto ai personaggi. A Mimì toccò fare il centurione che ordina al Cireneo di portare « quella croce », quando Gesù cade stremato.
Fu nei momenti di pausa sul set che Mimì approfittò, col permesso del “maestro”, per scattare queste fotografie. Immagini in bianconero di quei giorni dove il sole “ferocemente antico” rendeva tutto magico e solenne. Solenne e magico come il momento in cui Pier Paolo e il suo cristo rivoluzionario, il diciannovenne rivoluzionario antifranchista Enrique Irazoqui, si appoggiarono a quel muretto per riposare, meditare. Mimì fermò quell’istante in uno scatto. E in quello scatto c’è tutto. C’è la forza intellettuale di Pasolini che contempla i Sassi, c’è la figura del Cristo che esprime tutta la severità che gli appartiene, ci sono i sassi di Matera che lì erano da millenni e che lì, per altri millenni, resteranno. È probabilmente la fotografia più importante per Matera. La fotografia che più la rappresenta. Sicuramente la più bella. Pura poesia.
Domenico Notarangelo è stato una figura fisiologicamente coinvolta nel quarantennio di passaggio tra società rurale e modernità. Da giornalista corrispondente dalla Basilicata del giornale fondato da Antonio Gramsci, L’Unità, cominciò da subito a completare i suoi articoli con fotografie degli avvenimenti e dei personaggi scattate da lui stesso. Appartenendo anch’egli, figlio di contadini pugliesi, a quel Popolo, a quei ritmi dell’esistenza, riuscì a cogliere sempre l’anima di quegli eventi, di quelle persone. Le sue fotografie raccontavano e raccontano molto più di ogni didascalia o trattato letterario la nuda verità su quelle storie, su quei santi contadini, come li chiamava lui, che seguivano le processioni e i riti devozionali così come lottavano per la terra e per la giustizia negli scioperi e nelle manifestazioni politiche.
L’esperienza con Pasolini per il Vangelo, l’incontro col maestro, cambiò i connotati del suo credo comunista. La forte critica di Pasolini su quello che stava succedendo a Matera a proposito della deportazione degli abitanti in nuovi rioni popolari, fu uno degli argomenti di contrasto tra I due. Notarangelo sosteneva la giustezza e la necessità di quell’intervento, mentre Pasolini lo criticava fortemente. Diceva “A Matera state commettendo un crimine contro l’umanità”. Secondo Pasolini il governo De Gasperi, per risolvere il problema della miseria che Palmiro Togliatti aveva denunciato come “vergogna nazionale”, stava cancellando la storia millenaria di un popolo e di una città straordinaria, la città che lui scelse come Gerusalemme per raccontare la storia del suo Cristo.
Dell’antica Matera restarono solo i muri e le grotte che, dopo essere stati dimenticati e lasciati in abbandono per decenni, proprio grazie al cinema, sono di recente tornati al centro dell’interesse.
A Matera probabilmente è nata la civiltà. Matera è una delle città più antiche al mondo. È un luogo di scoperta e di ricerca scientifica, è un’opera d’arte costruita dal popolo attraverso i millenni, è bellezza creata dall’uomo per l’uomo, per la vita, per il progresso, forse proprio quel progresso che era nella mente di Pasolini, mentre contempla i Sassi nello scatto di Mimì.
(Giuseppe Decio Notarangelo)