Come ultimo articolo per la nostra rubrica Missione Poesia, prima della pausa estiva, vi proponiamo l’esame di un’opera intitolata “Pagine semplici” (Puntoacapo Editrice) nella quale si intersecano fotografia e poesia, cosa di per sé non così usale. L’autore è Maurizio Gabbana, che aggiunge, a rendere più complesso il lavoro, un terzo genere, non meno rappresentato nell’arte, che è quello della preghiera in forma di supplica, di desiderio, di contemplazione nella visione cristiana, tra spiritualità e rigore.
*****
Maurizio Gabbana nasce a Milano dove vive e lavora. Autodidatta, sin da ragazzino manipola le camere analogiche formato 120, appassionandosi sin da subito alla ricerca fotografica e alla camera oscura, nella quale sperimenta e realizza le sue visioni. Passando poi al digitale, utilizza Nikon e Canon ma sempre senza utilizzare programmi di post-produzione, a parte qualche piccolo “trucco” utilizzato in camera oscura. Negli anni 2000 viene scoperto come artista da Rolando Bellini, storico dell’Arte dell’Accademia delle Belle Arti di Brera, che definisce futuristiche le sue ricerche dal titolo “Dynamica Spazio Temporale”: scatti in macchina e scorci metafisici prevalentemente notturni, analogici, che trascendono la realtà, trovando l’uomo assopito nel riposo notturno.
Tra le sue principali esposizioni, la partecipazione alla Biennale di Firenze nel 2013, alla Biennale di Venezia nel 2015, alla Biennale di Mosca nel 2018, e alla Triennale di Milano nell’estate del 2020. Tra i lavori principali, invece, la monografia edita da Skira “Con la luce negli occhi” del 2017, la mostra dal titolo “Infinite Dynamics” e la nuova monografia “AssenzA” del 2021 (Antiga Edizioni). Nell’ottobre 2022 nell’ambito di Photofestival Milano, presenta a Gli eroici furori i suoi ultimi lavori, a cura di Silvia Agliotti e Roberto Mutti: “Il cielo senza nubi appare vuoto”, mostra accompagnata da un libro-catalogo con testi di Roberto Mutti. Nel 2023 pubblica Reflex (Antiga Edizioni) e nel 2024 esce Pagine semplici, un libro d’arte e poesia (Puntoacapo Editrice).
Conosco Maurizio Gabbana da un anno e mezzo circa. Ci siamo incontrati grazie all’intercessione di un comune amico, Gian Ruggero Manzoni (più volte comparso tra gli articoli di questa rubrica) per cercare di costruire insieme percorsi artistici, sia di natura figurativa che poetica. Mi piace il suo modo di affrontare l’arte, il suo sguardo deciso sulle cose e sulle persone, che si manifesta attraverso l’uso sapiente dell’obiettivo della macchina fotografica, con un intercalare poetico che si fa spesso preghiera. Un fotografo che è anche un poeta: due generi che si compensano, come vedremo parlando di questo suo ultimo libro, Pagine semplici.
Pagine semplici
Non sono pochi gli esempi di sempre dove le arti s’incontrano, si connettono, si intersecano tra di loro per completarsi a vicenda. In specie pittura e poesia, i due generi che più si concretizzano attraverso l’uso delle immagini, reali o metaforiche che siano, scritte e visivamente immaginabili, o dipinte e realmente visibili. Da Michelangelo a Leonardo, solo per citare due nomi noti a tutti, i generi artistici hanno volutamente desiderato creare un fil rouge che legasse la poetica dell’artista, rappresentandola in ogni sua dimensione possibile. Più raramente, forse, si riscontrano connessioni tra la fotografia e la poesia, come sostiene anche Marco Beck, nella postfazione al libro Pagine semplici di Maurizio Gabbana, pubblicato nella collana puntoacapo per l’arte, dell’omonima Casa Editrice, che raccoglie voci quali Omar Galliani e Marco Nereo Rotelli tra gli artisti pubblicati.
All’intersezione tra fotografia e poesia, nel caso di Maurizio Gabbana, si aggiunge a mio avviso un terzo genere, non meno rappresentato nell’arte, che è quello della preghiera. Una preghiera espressa in versi, in dimensione di supplica, di desiderio, di contemplazione che contiene al suo interno quella visione cristiana di spiritualità e rigore a cui, l’allora giovane l’artista Gabbana, tendeva già essenzialmente, almeno a giudicare dalle pagine del libro in cui sono inseriti testi scritti a mano o battuti a macchina, che risalgono agli anni ’80. Un modo per far vedere l’ubicazione temporale dei testi stessi, dice lo stesso autore, o forse un modo per rendere meno distanti le invocazioni, meno sterili, meno lontane dal sentimento. La mano che scrive si dice che prenda impulso dal cuore qualche volta e, certo, lo scrivere con la penna è un gesto più umano di quanto non lo sia l’uso della tastiera, specie se le parole che escono dall’inchiostro si fanno, appunto, preghiera. Non che, nel prosieguo dell’opera, non si incontrino testi di simile fattura che, scritti in tempi successivi e quindi al computer, non propongano lo stesso sentire, magari evoluto in altre direzioni e realizzato con uno stile più asciutto, più diretto forse, ma ciò che è stato scritto in quel passato resta indelebile sulla carta, come un pensiero che si è fatto traccia da seguire, percorso da intraprendere: Signore, voglio essere/quello che tu vorresti…//Aiutami (1983) diceva il giovane poeta; Dio mio salvami/dalle mie stesse mani./Sarò unicamente/come Tu mi vorrai dice il più maturo Gabbana ma, si potrebbe osservare, che in fondo non vi siano reali differenze, se non in parte nel modo di esprimersi. Il desiderio è immutato, l’invocazione di aiuto è la stessa.
Un Rebora, un Turoldo e persino Cristina Campo avrebbero senz’altro approvato, con il loro sguardo orientato all’eterno, con quel loro attraversare il silenzio per attingere meglio alla parola in forma di poesia, una parola che diventa originaria invocazione, orante preghiera. E di silenzio sembra nutrirsi anche la parola di Gabbana, quando assorto, con la faccia tra le mani, si confonde con le nuvole/nel vivace azzurro del cielo e viaggia con loro fino all’orizzonte. È un silenzio che induce al raccoglimento, nelle ore della sera o in quelle dell’alba, nel desiderio di ascoltare comunque le voci intorno a sé.
Non si risparmia Maurizio Gabbana nella profusione dello sguardo indagatore, che esprime tutta l’attenzione e la compassione per l’uomo, nella ricerca di una rivelazione per il suo mistero, ma anche di una motivazione per il suo comportamento: ora sono Corpi che luce filtrano/si spremono nel mattutino; ora è la voce di una chiassosa giovane bestemmia; ora è l’uomo assente da decenni o quello al centro della natura o ancora quello creativo perché è l’immagine del Creatore eppure, nella diversità di queste rappresentazioni c’è un unico grido in cui l’autore vorrebbe poter accomunare l’umanità tutta, ed il pensiero di non vivere/sprecando la vita. Un pensiero forte, struggente, che ritorna a più riprese in una vita da cambiare, in quel Tessere/dell’invisibile l’invisibile nel rammentare I morti [che]/dai loro sepolcri,/urlano con l’anima,/per nuova vita.

Un pensiero che si scioglie nel cuore del libro in quelle foto dove non è difficile immaginare come la visione del poeta si trasformi in quella del fotografo, restando comunque immutata nel gesto che attinge dai colori del cielo, in stagioni e orari possibilmente diversi, per restituirceli in variegate sfumature, ponendosi naturalmente e continuamente, attraverso l’arte, in quella dimensione di ascolto quotidiano del vivere intorno. Nascono così le Pagine semplici di Maurizio Gabbana, pagine che si riempiono di volti, di figure care o quantomeno note, delle quali non si può fare a meno di parlare, per le quali non si può rinunciare a renderle protagoniste della vita, con un accenno di partecipazione alla propria, laddove soggiunge il ricordo di Valerio e il suo gioco/fra le orobiche cime, il racconto della vita di Una sartina alla finestra [che]/studia, cuce,/cerca col lumino/dove la sutura tra le pezze; la memoria di Enrica […] giunta là/dove sofferenza non c’è. Pagine semplici intrise d’amore racchiuso nell’archetipo di Maria che ancella del Signore/era piena di stupore/durante la presentazione/di suo figlio Gesù al tempio; racchiuso nei pini piegati [che]/s’inchinano a un passato/ormai dimenticato [laddove]/ l’amore resta,/nel cuore, nell’animo,/e, sempre di più,/in me/dolce si ridesta; racchiuso ancora ne L’invocato amore/che mi spoglia… /amore donato […]/entrando nel costato di Colui che ancora nasce.
Si chiude con una speranza per l’uomo questo libro, che ci illumina per un’ultima volta con un’espressione di resurrezione, non a caso posta a fine raccolta: Talitha Kum! (Fanciulla, io ti dico alzati!) … sono le parole che pronuncia in aramaico Gesù alla figlia di Giairo per ridarle la vita, sono le parole che noi accogliamo, in cui vogliamo credere, che vorremmo ci accompagnassero nel nostro cammino.
Alcuni testi da: Pagine semplici
I colori della vita non sono chimici artifici,
sono errori che, confusamente, prima…
… poi attraverso il vissuto, con l’esperienza
Vengono ri-messi, da alcuni, con ordine
sulla tavolozza, a testimonianza di un discernimento.
Altri, per nasconderli, confusamente creano il nero
che il Nulla ascolta.
*
Tessere
dell’invisibile visibile.
Occhi, menti,
mani callose e gentili,
cuore spalancato.
Una slot-machine
dona gettoni
a chi li desidera.
Occhi aperti di chi
si lascia condurre,
senza opporsi,
a contemplare l’Oltre.
Talenti che non sfumano:
ma disintegrano,
frantumano,
umane croste.
*
Siamo al mare
in quest’ora
rivolta anche al bosco
e al cielo.
Ora di pace… ora addomestica.
Ricordo Valerio e il suo gioco
tra le orobiche cime:
“Un cerchio per pensare,
una finestra per pregare,
un abbraccio per amare”.
*
Poco a poco piove
qui, là, altrove,
lavando ogni ferita.
L’ultima fiamma consolatrice
accenderà il cuore
attenuerà il dolore
di questa giornata
ormai alla fine
spesa nell’attesa
di una vita migliore…
così come mi ha detto il sole
prima delle nubi
e della brutta stagione.
*
L’invocato amore
che mi spoglia…
amore donato
travolgendo il mio individualismo,
svuotandomi dal pregiudizio,
entrando nel costato,
eccolo, è nato!
Bologna, maggio 2025
Cinzia Demi
P.S.: “MISSIONE POESIA” è una rubrica culturale di poesia italiana contemporanea, curata da Cinzia Demi, per il nostro sito Altritaliani di Parigi. Altri contributi e autori qui: https://altritaliani.net/category/libri-e-letteratura/missione-poesia/