L’edizione degli Oscar numero 93 celebrata la scorsa notte a Los Angeles è stata senza i consueti orpelli, molto stringata e con collegamenti con i rappresentanti delle varie categorie dei film in concorso da varie parti del mondo. I membri dell’Academy con consorti e parenti erano seduti ai tavolini nel Dolby Theater e all’interno di una sala dell’Union Station allestita per l’occasione, tutti a debita distanza, senza mascherina (perché tamponati o vaccinati), come da anni è in uso fare per la consegna dei Golden Globes. La cerimonia, spostata quest’anno da febbraio ad aprile – sempre causa Covid – e con l’inserimento nelle nominations di film e documentari di piattaforme streaming, ha visto prevalere film con protagoniste le donne e soprattutto argomenti sociali, soprattutto dedicati al “Black is matter”. Il caso Floyd e la violenza della polizia è stato alcune volte citato da alcuni protagonisti che hanno ricevuto la statutetta.
Il tema “black” nei film di quest’anno ha prevalso. Lo dimostrano le due statuette andate al film “Judas and the Black Messiah” diretto da Shaka King, ambientato negli Stati Uniti degli anni Settanta, che narra le vicende di Fred Hampton, leader del movimento estremista delle “pantere nere” ucciso in un’operazione congiunta tra polizia e FBI . L’attore Daniel Kaluuya che interpreta Hampton ha ottenuto l’Oscar come il miglior attore non protagonista, mentre il brano “Fight for You” cantato da H.E.R ha vinto come miglior canzone originale.
Ai costumi di Ann Roth e al trucco di Sergio Lopez-Rivera, Mia Neal e Jamika Wilson sono andati gli Oscar per “Ma Rainey’s Black Bottom” diretto da George C. Wolfe, ambientato nella Chicago delle band musicali blues degli anni Venti e interpretato dagli attori di colore Viola Davis e dal compianto Chadwick Boseman di “Black Panther”, prematuramente scomparso, qui nel suo ultimo ruolo. Boseman era stato inserito anche nella categoria degli attori protagonisti con la speranza che ottenesse un riconoscimento postumo anche per la sua breve carriera, invece i suoi fans sono stati molto delusi che l’Oscar sia andato all’attore Anthony Hopkins. Altra opera premiata per il suo contesto “black” è stato il film d’animazione “Soul” diretto da Pete Doctor e da Kemp Powers, targato Disney realizzato dagli Pixar Studios, che ha come protagonista un simpatico insegnante di musica di colore che suona il Jazz e finisce in una sorta di limbo dove le anime o muoiono per sempre o vengono rispedite sulla Terra in base al merito o alle loro attitudini in vita. “Soul” ha ottenuto due Oscar: per la miglior animazione (ai due registi) e per la migliore colonna sonora di Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste. Infine possiamo anche segnalare il film “Tenet” di Christopher Nolan, vincitore di un Oscar per gli effetti speciali di Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley e Scott Fisher, il cui protagonista è John David Washington (figlio del famoso attore Denzel).
Passando alle vincitrici femminili il film che ha conseguito i 3 Oscar più importanti (miglior film, regia, attrice protagonista) su 6 candidature è stato “Nomadland” della cinese Chloé Zhao. La regista di “The Rider – il sogno di un cowboy” (2017) ha diretto l’attrice Frances McDormand (Oscar come miglior attrice) in una storia tratta dal libro di Jessica Bruder, che racconta di Fern, una donna di sessant’anni dal carattere ruvido, che dopo aver perso il marito e il lavoro durante la Grande recessione, lascia la propria città in Nevada per attraversare gli Stati Uniti occidentali sul suo furgone, facendo la conoscenza di altre persone che, come lei, hanno deciso o sono state costrette a vivere una vita da nomadi moderni, al di fuori delle convenzioni sociali. Il film, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia a settembre del 2020 (i selezionatori del Lido hanno sempre un buon fiuto per le opere che poi vincono agli Oscar) aveva ricevuto il Leone d’Oro e poi era stato premiato anche ai Golden Globes. La Zaho è la prima donna asiatica la seconda donna regista dopo Katherine Bigelow – con “The Hurt Locker” nel 2009 – a ottenere le più importanti statuette come miglior film e miglior regia. L’attrice Frances McDormand (classe 1957) ha ricevuto per la terza volta l’Oscar come miglior attrice e diventa la seconda interprete della storia del cinema (dopo Katherine Hepburn che ne ha avuti ben 4) a raggiungere questa invidiabile traguardo insieme a Meryl Streep e Ingrid Bergman. La coreana Yoon Yeo-jeong (attrice famosa in patria) ha ottenuto l’Oscar come miglior attrice non protagonista del film “Minari” scritto e diretto da Lee Isaac Chung. Nella storia la Yeo-jeong interpreta un’anziana nonna che dalla Corea raggiunge suo figlio e la sua famiglia trasferitasi in Arkansas per lavoro dove porterà un po’ di scompiglio per il suo carattere particolare, ma godrà dell’affetto del nipotino di casa.
Altra pellicola con protagonista un personaggio femminile è stata “Una donna promettente” scritto e diretto da Emerald Fennel, al suo esordio alla regia, che ha vinto una statuetta per la migliore sceneggiatura originale. Ne è interprete l’attrice Carey Mulligan – che è anche la produttrice esecutiva del film – nel ruolo di “Cassie” una ragazza vendicativa nei confronti dei maschi per gli abusi subiti.
Passiamo ai film con personaggi maschili. Ad ottenere due Oscar è stato “Sound of Metal” diretto da Darius Marder, che racconta la storia di un batterista (l’attore di origini pakistane Riz Ahmed) che con la sua compagna gira in camper per suonare in vari concerti che lentamente incomincerà a perdere l’udito cambiando così la sua vita. Il film ha ottenuto i riconoscimenti per il miglior montaggio (Mikkel E. G. Nielsen) e per il miglior sonoro (Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortés e Philip Bladh).
Al film “Mank” diretto da David Fincher, girato in uno stupendo bianco e nero, sulla vita dello sceneggiatore Herman J. Mankiewicz (interpretato da Gary Oldman) e del suo rapporto di lavoro con Orson Welles per la stesura della sceneggiatura di “Quarto potere”, sono andate le statuette per la migliore fotografia (Erik Messerschmidt) e per la migliore scenografia (Donald Graham Burt e Jan Pascale).
Altre due statuette sono andate al film “The Father – Nulla è come sembra” diretto da Florian Zeller, qui al suo esordio alla regia, tratto dalla sua omonima pièce teatrale. Il film vede interprete l’attore 84enne Anthony Hopkins nel ruolo di Anthony un anziano dal carattere difficile, in preda a una graduale malattia che lo porterà alla demenza, che viene seguito premurosamente dalla figlia Anne (una misurata Olivia Coleman). Sir Anthony Hopkins ha ricevuto la seconda statuetta come miglior attore nella sua carriera artistica, 30 anni dopo il ruolo da protagonista dell’indimenticabile serial killer Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti”. Il secondo Oscar lo ha ricevuto per la miglior sceneggiatura non originale (di Florian Zeller e Christopher Hampton).
Il film danese “Un altro giro”, diretto da Thomas Vinterberg, interpretato da Mads Mikkelsen, ha ricevuto l’Oscar per il miglior film in lingua straniera. La trama vede protagonisti quattro insegnanti di scuola che, insoddisfatti della propria vita, decidono di testare su di loro una teoria secondo cui un costante stato d’ebbrezza porterebbe enormi benefici alla vita di tutti i giorni. Il regista Vinterberg nel ritirare il premio, ha voluto dedicare un toccante pensiero alla figlia 19enne Ilda – che doveva far parte del cast – morta due anni fa in un incidente stradale, investita da un automobilista alla guida mentre parlava al cellulare.
Delusione il film di Matteo Garrone “Pinocchio” candidato per il miglior trucco (Mark Coulier) e i costumi (Massimo Contini Parrini) ed anche per la canzone da film candidata “Io Si” cantata da Laura Pausini, tratta dal film “La vita davanti a Se”, diretto da Edoardo Ponti e interpretato da Sofia Loren. La Pausini ha potuto esibirsi sul tetto dell’Academy Museum (che sarà il futuro museo del cinema di Hollywood) con lo sfondo del tramonto losangelino, accompagnata da un’orchestra. Delusione anche per il robusto film “Il processo ai 7 di Chicago” diretto da Aaron Sorkin La drammatica rievocazione del processo ai cosiddetti “Chicago Seven”, un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam accusati di aver cospirato per causare lo scontro tra manifestanti e Guardia Nazionale avvenuto il 28 agosto 1968 a Chicago in occasione delle proteste alla convention del Partito Democratico.
In conclusione, questa edizione 2021 degli Oscar è stata un po’ piatta, con poche emozioni, dove temi seri e sociali hanno primeggiato nei confronti di un cinema disimpegnato. Ci auguriamo che il cinema ritorni a vivere momenti più ottimistici con la scomparsa della pandemia e con la riapertura delle sale.
Andrea Curcione
Venezia, il 26 Aprile 2021
Elenco completo dei vincitori degli Oscar 2021 (93° Edizione)
Miglior film: « Nomadland »
Miglior attore protagonista: Anthony Hopkins (« The Father »)
Miglior attrice protagonista: Frances McDormand (« Nomadland »)
Miglior regia: Chloé Zhao per « Nomadland »
Miglior attore non protagonista: Daniel Kaluuya (« Judas and the Black Messiah »)
Miglior attrice non protagonista: Youn Yuh-jung (« Minari »)
Miglior sceneggiatura originale: Emerald Fennell per « Una donna promettente »
Miglior sceneggiatura non originale: Christopher Hampton e Florian Zeller per « The father »
Miglior film straniero: « Un altro giro » di Thomas Vinterberg (Danimarca)
Miglior trucco: Sergio Lopez-River, Mia Neal e Jamika Wilson per « Ma Rainey’s Black Bottom »
Migliori costumi: Ann Roth per « Ma Rainey’s Black Bottom »
Miglior sonoro: Nicolas Becker, Jaime Baksht, Michelle Couttolenc, Carlos Cortés and Phillip Bladh per « Sound of metal »
Miglior film d’animazione: « Soul » di Pete Docter e Kemp Powers
Miglior documentario: « Il mio amico in fondo al mare » di James Reed e Pippa Ehrlich
Migliori effetti speciali: Andrew Jackson, David Lee, Andrew Lockley, Scott Fisher per « Tenet »
Miglior scenografia: Donald Graham Burt e Jan Pascale per « Mank »
Miglior fotografia: Erik Messerschmidt per « Mank »
Miglior montaggio: Mikkel E. G. Nielsen per « Sound of metal »
Miglior colonna sonora: Trent Reznor e Atticus Ross con Jon Batiste per « Soul »
Miglior canzone: « Fight for you » per « Judas and the Black Messiah »
Miglior cortometraggio: « Two distant strangers »
Miglior corto documentario: « Colette »
Miglior corto d’animazione: « Se succede qualcosa, vi voglio bene »