“Matto” di Antonio La Sala – Recensione a cura del filosofo Fausto Baldassarre

Matto”, un denso breviario di parole, poesie e testi di Antonio La Sala, edito da Affiori, Giulio Perrone Editore (gennaio 2025). L’autore medita, ad alta voce, con grumi di parole, la contemporaneità, che lo prende dal profondo. Domande, perplessità, incognite, riflessioni…
Non ci sono tecniche, schemi, percorsi, il più delle volte aridi, nel considerare, recensire uno scritto, per aprirsi, invece, a nuovi orizzonti, stimoli di ricerca. Il filosofo prof. Fausto Baldassarre afferra il pensiero del giovane poeta, la strada, la sua visione del mondo e ne fa considerazione profonda, dubbio connubio.

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Con garbo, Antonio La Sala invita il lettore a leggere la sua prima raccolta poetica: Matto.
Significativa la dedica a Brunella Sacchetti, docente esemplare, empatica, amata dagli studenti, nonché carissima collega, che coniugava il vasto e il profondo sapere con la sua disarmante umanità. Oltre la traccia lasciata dalla professoressa, evidente è anche quella del poeta Giorgio Caproni, che ha inciso sul nostro giovane irpino, con quel profondo spirito di osservazione, di cogliere i frammenti del quotidiano e di avvertire la nostalgia come “spina” nell’anima, insieme alla memoria selettiva.

Nel tempo del nichilismo, del disincantamento, Antonio La Sala ricerca, interroga, s’interroga, pretende risposte, rovista nei “cassetti”, nelle pieghe più riposte, segrete dell’anima, dove giace l’arcano, che, a noi, è dovuto custodire e non svelare.
Sono “le piccole cose”, che occupano il vuoto: cose “da conservare”, non oggetti irreali, cose che restano nei sensi, nella memoria, nell’immaginazione, nel cuore.
Il tutto è esplosione improvvisa di colori, di sapore, di odori, come “l’odore di una magnolia, della legna”, di silenzi: “Di mio nonno ho il silenzio”.
È un alternarsi di ombre e luci. Atmosfere, che mutano con un “nuovo giro di sole’’.
C’è “l’ultima luce”, “luce che annera”.

A questo punto ci chiediamo: “Qual è il cielo di questo giovane poeta?”. È “un cielo oscuro, che piange sale”, un cielo dove passa la “nuvola del destino”, che con la solitaria “linea”, va dispiegandosi nell’istante, fugace.
Un destino percepito come ignoto, ente dotato di apparizione-sparizione, con tutta la sua potenza, necessitante di quell’esser “cieco”, in conflitto perenne con la Possibilità.
È nella coscienza: spazio della scelta, dove La Sala avverte il compito di “restituire slancio alla vita”.

Altra figura è la Fortuna, che emerge nel tessuto delle parole e l’autore, come tutti gli esseri umani, è un mendico, che attende il cadere, fra le sue mani, della moneta, del Senso, della Verità. Necessita per il nostro abbandonare la maschera: la “finzione”, che deforma l’individuo in “personaggio”, cancellando la Persona. Occorre far riemergere la Persona, ma essa è conquista. Non si nasce persona, ma si diventa. Persona è mistero come l’Amore, la Felicità, intravista come “cammino”. Per La Sala, Mistero è anche la Poesia: “solo farmaco”, che non dona “Salvezza”.
Tutto è friabile, fragile: l’Attesa, la Speranza, scorrono come sabbia tra le dita: “Se mi chiedi cosa spero, sta nell’acqua”. Ma, oltre questa visione orizzonte, la parola poetica si muove nella ricerca verticale di Dio, scoperto come “scaduto”, con “la fragile Mente”.

Non resta che la constatazione di un vuoto fisico e metafisico, e, il ricercatore così come un pittore sceglie i colori, che vanno a colorare la tristezza “di blu”, la miseria “di rosso”, e la paura “scura”.

Altro tentativo messo in atto, come strumento conoscitivo è il gioco. Ma, anche qui, si registra lo “scacco” tutto esistenziale. La vita come metafora della partita, come gioco.
Il nostro poeta sa che il protagonista di quest’ultimo, non è il giocatore, ma lo stesso gioco generato tramite le figure illusorie. Giocare e l’esser giocati. Quale rimedio?

Rapportarsi al mondo con “leggerezza”, un lasciar parlare le “cose”, un ritornare alle “cose”, perché esse “raccontano del tempo…di tutto quanto non si dice…di tutto quando ho strappato dalla mia vita, come una pagina disordinata e mal scritta”.

La parola poetica rivela la creazione, la dispersione, le tante solitudini: eremiti che abitano le città. L’uso e il gusto del frammento da parte dell’autore sono lo specchio della crisi di un “vissuto”, che contiene il desiderio di ricomposizione, di unità. Ma, per attuare l’unificazione necessita tempo: tempo, che scrive Emmanuel Mounier: “È la pazienza di Dio”.

In conclusione, questa prima raccolta lirica di Antonio La Sala rievoca il pensiero della filosofa Maria Zambrano: “Non cercare nulla, non cercare nel bosco la radura, se la cerchi non la trovi. Se stai nel bosco, nella vita qualcosa apparirà”.

Fausto Baldassarre

Brani scelti tratti da Matto

Buenos Aires
(Ai miei studenti)

Siete, tutti voi, corpi scontornati e braccia lunghe,
orologi fermi, iris viola, glicini cadenti.
Siete, tutti, Buenos Aires e i suoi coltelli, tagliate come
giudizi senza forma, tagliate come «no» che non comprendo.
Vi guardo e vi scelgo come foste paure, come foste
parole; non imparo se non occhi e speranze e grandi mari
che mi portate a vedere sul palmo delle mani.
Siete ipotesi sbagliate, tesi indimostrate, bestemmie di
vetro, pensieri di organza. Minoranza.
Vi segno, nella mente, in battere e levare e non, invece,
come siete: aritmie, chiodi al muro, calci in faccia.
Vi dico, sulla carta, al futuro anteriore, e non, invece,
ciò che siete: incertezza, lo spazio che mi occupa il cuore,
il raggio del mio (giovane) dolore.

Geografie

Una volta, mentre sistemavo i calzini spaiati insieme a
quelli buoni (così che non fossero soli), ti chiesi di libri
letti e di oggetti che cambiano posto; della forma che la
mia mente prende dentro la tua tasca destra; di un mazzo
di fiori, secchi, girasoli, scambiati per un amore non corri
sposto.
Mi dicesti che era cosa banale, di scarso valore, come il
traffico a Porta Maggiore o lo spazio che la mosca percorre
dalle mie unghie al Sole.
Risposi che, in fondo, non mi pareva questione
irrilevante se pure la fragile mente di Dio perde il conto,
dimentica il numero preciso, dei paesi con i quali confina
il Paradiso.

Mentre ti aspetto

Sono corridoi lunghi e attese, caffè sospesi tra le scale,
vociare di marzapane.
Ti aspetto e ti cerco in luci intermittenti e in stanze
senza finestre, in non attese folate di vento che mi sputa in
faccia il freddo da una porta semiaperta.
Stiro le braccia in avanti e vado a tentoni – come al
buio – in ogni stanza e a ogni cosa che tocco ti dico, nel
pensiero, parole per farti svegliare.

Virone

Scorza arsa di arancia e limone, cuore vecchio, virone,
pianoforte scordato senza il soffio del la.
Sullo sfondo, abbozzo a mina, sta un cappello (largo
molto più della testa), un mazzo sfatto di trentanove carte,
una cesta calata con una fune, dall’alto, un paio di forbici,
un quaderno aperto.
Mi scorgo a stento dietro lo stipite di una porta: non
proprio chi sono, ma quasi lo stesso.
Un bambino nudo fuori al balcone;
un cavallo a dondolo chiuso in una stanza;
una madre sfuggente, un padre distante;
il Giornalino di Giamburrasca;
un abito blu di velluto e cotone;
tutto quello che sta nella mia mano destra;
un’ora qualunque tra luglio ottobre;
la casa quando è festa.
Mi scorgo, ora, ma lo dimentico adesso – appeso allo
stipite con un chiodo malfermo: è mia la canzone e
la scorza arsa, il cuore vecchio d’uomo.
Virone: pianoforte scordato senza il soffio del la.

Fausto Baldassare

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poesia_matto

Il LIBRO:

Matto
Di Antonio La Sala
Giulio Perrone Editore
Gennaio 2025, 126 pagine, 20€

L’AUTORE : Antonio La Sala è nato ad Atripalda (Avellino) nel luglio del 1988. Nel 2013, con il gruppo “La Jeunesse Dorée” (poi “Il Liceo”), ha partecipato alla realizzazione della colonna sonora del film L’ultimo goal del regista Federico Di Cicilia, presentato al Giffoni Film Festival. Ha all’attivo un disco prodotto nello stesso anno (Saremo santi, un giorno – Red Cat Records, 2013). Attualmente è ricercatore universitario presso la Sapienza Università di Roma, Facoltà di Economia. Matto è la sua prima raccolta poetica.

 

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Fausto Baldassarre
Fausto Baldassarre nasce a Montefalcione (AV) nel 1947. Laureato in filosofia nel 1971 presso l’Università degli studi di Napoli Federico II, con la tesi “l’estetica di Francesco De Sanctis”, di cui l’ava materna Teresa De Sanctis era pronipote. Ha insegnato nei licei filosofia e storia e ha pubblicato numerosi testi tra cui : -Il cielo di Carlo Michelstaedter, (2011) -Napoli sempre mia. Il Novecento di Carlo Nazzaro (2015) -Piccole Anime. L’Ottocento di Matilde Serao (2016) -De Sanctis spiegato a mio figlio (2016). Inoltre ha contribuito alla sceneggiatura del Film Teresa Manganiello. Sui passi dell’amore (Rai-uno). Conduttore del Documentario 'Un Viaggio elettorale' di Francesco De Sanctis (Rai-uno).

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