Lontano da Padre Marella, di Maurizio Garuti

A 140 anni dalla nascita e qualche mese dopo la sua beatificazione, avvenuta il 4 ottobre 2020,  parliamo di Padre Marella, (al secolo Olinto Marella, Pellestrina , 14 giugno 1882 – San Lazzaro di Savena, 6 settembre 1969): un personaggio che è rimasto e rimarrà per sempre nel cuore dei bolognesi, anche grazie alla penna di Maurizio Garuti che lo fa rivivere tra le pagine del monologo teatrale a lui dedicato, e pubblicato dalla Casa Editrice Minerva.

La storia proposta dall’autore si sviluppa nel racconto di un ipotetico studente dell’insegnamento di filosofia del Liceo Galvani, che parla di questo suo insegnante, dapprima fisicamente: Una barba lunga, rossiccia, incolta. Uno sguardo innocente e smarrito (…) Una specie di marsina scura, lunga fin quasi ai piedi, un indumento singolare, vecchio e frusto, che forse in origine era stato un capo da cerimonia, o da teatro; poi descrivendone la metodologia di insegnamento, unica nel panorama generale degli altri docenti: Diceva che la filosofia era una palestra della ragione; serviva ad allenare il muscolo del cervello: un muscolo che alla fine doveva prendere atto dell’impotenza umana di fronte a quelle domande (…): Quando avrete capito tutto, avrete capito ben poco. L’intelligenza umana non è che un fiammifero acceso in un mare di tenebra. Quel fiammifero porterà in luce un minuscolo angolino. Tutto il resto è un mistero che si chiama Dio.

Iniziando quindi da questi primi incontri scolastici vengono ripercorse le vicende di vita del protagonista: da quando entrò in seminario divenendo poi giovanissimo prete già a 22 anni; a quando fondò nel suo paese di nascita, e con grande coraggio, il Ricreatorio, per permettere di studiare ai bambini indigenti, maschi o femmine che fossero, progetto ritenuto troppo rivoluzionario per la chiesa d’allora e che gli costò, in seguito all’accoglienza data anche a un amico scomunicato, la sospensione a divinis dal sacerdozio; a quando entrò come docente di filosofia in alcune cattedre dei licei d’Italia sino all’approdo a quelli di Bologna; a quando venne riammesso nella Ecclesia, il 2 febbraio 1925 – dopo sedici anni – dall’allora Cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano iniziando il suo cammino di carità tra gli ultimi; a quando ormai vecchio, con la barba lunga e bianca, con cui viene di solito ricordato, continuerà instancabile la sua missione di elemosina arrivando, grazie anche all’aiuto di Papa Roncalli, a fondare a San Lazzaro di Savena (BO), quella Città dei bambini, che gli permetterà di dare ricovero e assistenza ai bisognosi, nonché ai braccianti rimasti senza lavoro. In parallelo con la storia di Padre Marella, è raccontata da Garuti, la storia dell’altro protagonista, di quello che presta la sua voce alla narrazione della storia stessa e che, dapprima studente, carico di entusiasmi politici con tutte le aspettative e le aspirazioni degli anni del dopoguerra riguardo all’uguaglianza e alla solidarietà, si trasformerà in un uomo in carriera, adagiato sul benessere e privo di quella umanità, ma anche di quel pizzico di ambizione al miglioramento interiore, che aveva tentato di trasmettergli il suo insegnante di filosofia.

L’incontro inevitabile con l’anziano professore, del quale egli aveva seguito da lontano le vicende, senza mai avvicinarsi più di tanto, sarà come lo specchiarsi in un riflesso di coscienza – con il quale anche il lettore è chiamato a confrontarsi, grazie all’arte narrativa di Maurizio Garuti – nel quale verranno al pettine tutte le debolezze, le mancanze, il senso di disagio per la consapevolezza di aver coscientemente ignorato gli insegnamenti di quell’uomo, che lo aveva spronato a non gettare la propria vita in cose inutili, e che pure lo aveva messo di fronte alle necessità della propria esistenza perché lui: non ti apriva la mente, ti apriva il cuore. Ti obbligava ai primi esami con te stesso.

Uno dei momenti più emotivamente significativi del libro è, in tal senso, proprio quello dell’ultimo incontro dell’uomo con il sacerdote, naturalmente intento all’elemosina nel cuore di Bologna, quando questi, parlandogli come se si fossero visti il giorno prima lo sprona, per ben due volte, a dirgli che cosa ne ha fatto della sua vita, ottenendo per tutta risposta solo un sorriso incerto.

È così che Garuti, che ha scritto il testo basandosi su testimonianza di persone vicine a Padre Marella, ci porta a considerare, ancora una volta, la sua grande forza d’animo, una forza messa sempre al servizio degli altri, esercitata con i fatti e le opere, più che con le parole, e generatrice di un coinvolgimento continuo e costante di molti di quei benestanti, ai quali egli ha sempre offerto in cambio un sorriso benevolo, senza mai giudicarli per le loro ricchezze. Tale forza emerge ancora più esplicitamente nel momento in cui è paragonata alla pusillanimità d’animo del suo ex studente che non ha saputo scegliere, e nel libro è ben spigato anche l’itinerario che lo ha portato a questo atteggiamento, ignorando volutamente l’esperienza del bene che lo avrebbe reso migliore.

Concludendo posso dire che sono grata a Garuti per aver ripercorso, in maniera anche originale, la vita e il pensiero di questo piccolo grande uomo, che ha lasciato un segno indelebile nella mente di tutti coloro che lo hanno conosciuto, più o meno direttamente, e che la scelta del monologo teatrale rappresenta certo un’ottima modalità per dargli voce.

Cinzia Demi
Bologna, 30 gennaio 2022

Il LIBRO:
Scheda e riassunto sul sito di Minerva Edizioni 
Prezzo: 7,60€

L’AUTORE:

Maurizio Garuti è scrittore e autore teatrale.
Fra i suoi lavori:
Parole come virus (Sperling & Kupfer, 1994); Donne e ricette (Grafiche dell’Artiere, 2000); Donne e amori (Diabasis, 2001). Con Diabasis ha pubblicato nel 2001 il suo primo romanzo, Fantasmi di pianura. Per il teatro ha scritto La casa dei ferrovieri, testo vincitore del Premio Riccione e del premio IDI. Negli ultimi anni ha scritto spettacoli teatrali per l’attore comico Vito, prodotti dal Teatro Arena del Sole di Bologna e raccolti nel volume Vito e le donne.
Esportatore di storie e personaggi locali, ha scritto per Minerva Storie di vita e di bottega. San Giovanni in Persiceto nei racconti dei suoi negozianti ‘storici’ (2005), La generazione che non toccò il cielo. Storie di vita e di passione politica nella pianura bolognese (1970-2000) (con Fausto Anderlini, 2008), La terra e l’acqua (2008), Le storie dello zucchero. Vicende e personaggi dello zuccherificio di San Giovanni in Persiceto (1969-2004) (2009), Fratelli d’Emilia (2013), Via Barberia 4 (2014), Nonostante tutto (con Aldo Bacchiocchi, 2015), Melodramma (2016), La voglia di sognare ancora (con Franca Scagliarini, 2018), La voce dell’acqua, Il cuore delle donne, Pagine ad alta voce, Lontano da Padre Marella, Il segreto della Cavallina storna. Un’altra verità sull’omicidio Pascoli (2019).
Ha curato i testi dei volumi L’oasi di Campotto e Vallesanta. Le Valli di Argenta (di Sergio Stignani, 2005), Non solo tagliatelle. A tavola con Cesarina Boschi (2010), E la vita va (di Arnaldo Pettazzoni, 2011), Due soldi di cioccolata. Vita, amore e passione partigiana di una donna d’Emilia (di Eleonora Sambri, 2012), Un’idea di Molinella (2013).

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Cinzia Demi
Cinzia Demi (Piombino - LI), lavora e vive a Bologna, dove ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica. E’ operatrice culturale, poeta, scrittrice e saggista. Dirige insieme a Giancarlo Pontiggia la Collana di poesia under 40 Kleide per le Edizioni Minerva (Bologna). Cura per Altritaliani la rubrica “Missione poesia”. Tra le pubblicazioni: Incontriamoci all’Inferno. Parodia di fatti e personaggi della Divina Commedia di Dante Alighieri (Pendragon, 2007); Il tratto che ci unisce (Prova d’Autore, 2009); Incontri e Incantamenti (Raffaelli, 2012); Ero Maddalena e Maria e Gabriele. L’accoglienza delle madri (Puntoacapo , 2013 e 2015); Nel nome del mare (Carteggi Letterari, 2017). Ha curato diverse antologie, tra cui “Ritratti di Poeta” con oltre ottanta articoli di saggistica sulla poesia contemporanea (Puntooacapo, 2019). Suoi testi sono stati tradotti in inglese, rumeno, francese. E’ caporedattore della Rivista Trimestale Menabò (Terra d’Ulivi Edizioni). Tra gli artisti con cui ha lavorato figurano: Raoul Grassilli, Ivano Marescotti, Diego Bragonzi Bignami, Daniele Marchesini. E’ curatrice di eventi culturali, il più noto è “Un thè con la poesia”, ciclo di incontri con autori di poesia contemporanea, presso il Grand Hotel Majestic di Bologna.

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