Lo schiaffo a Macron

Orbene la vicenda è arcinota come anche la sua conclusione, con il processo per direttissima per l’autore del misfatto e la sua condanna a diciotto mesi di cui solo quattro di carcere senza condizionale.

Il condannato sarebbe un gilet giallo e avrebbe inneggiato al momento del fatto alla monarchia (sic!).

Confesso che da italiano mi ha sorpreso la rapidità del processo e l’esiguità della condanna per un fatto che personalmente trovo gravissimo.

Gravissimo non tanto per il danno fisico prodotto (minimo) ma per il danno morale inflitto alle istituzioni e allo stesso popolo francese. Oggi Macron tende a sdrammatizzare l’accaduto, ma il fatto è veramente grave.

Mi spiego. Senza esagerare si può dire che il presidente francese ha subito un attentato. È meglio prendere uno schiaffo che una pistolettata, come in passato è accaduto per sovrani e capi di Stato, si dirà, ma è indubbio il valore simbolico di profanazione che ha avuto quel manrovescio inflitto alla più alta carica dello Stato francese. Questa azione subita è il segno dei “mala tempora” odierni, della perdita di valore morale e di autorevolezza della politica e delle sue istituzioni.

Dentro questo schiaffo c’è probabilmente il desiderio di sminuire il ruolo delle istituzioni oltre che la persona che le incarna, si tratta di un’azione che per la sua dinamica è ben più diretta e drammatica della torta che colpì Hollande o Sarkozy per restare in Francia. Questo gesto populista mira a desacralizzare il ruolo e la figura che riveste Macron, mettendolo al “nostro” livello. Un ulteriore modo per dire uno vale uno (e cosi non è), sembra di risentire in quello schiaffo le becere considerazioni di chi non avendone i mezzi, nel nome di una malintesa democrazia ritiene di poter confutare acclarate realtà scientifiche, sulla base di preconcetti e arroganti ignoranze poste come verità. Uno vale uno e quindi io, lo scienziato, il presidente della repubblica siamo uguali.

Va aggiunta l’umiliazione per Macron ma, insisto, anche per i francesi, perché quest’uomo, piaccia o no, non è uno qualunque è colui che nel mondo rappresenta un intero paese, i suoi valori, la sua storia. L’idiota che ha mollato quello schiaffo ha ritenuto di mettersi allo stesso livello della figura più importante del paese e questo è inaccettabile.

L’attentato all’arciduca d’Austria

Certo, meglio uno schiaffo che una pistolettata, abbiamo detto. Tuttavia, va aggiunto che chi uccise l’arciduca d’Austria, causando la più inutile e dannosa guerra degli ultimi secoli; chi uccise, agli albori dello scorso secolo, il re Umberto I, chi a Dallas uccise John F. Kennedy, compì un’azione terribile, tolse dalla vita uomini e protagonisti del tempo, ma li consegnò all’immortalità della Storia, in qualche modo ne riconobbe il ruolo, il peso, il valore, ne considerò il significato, rese nel bene e nel male quei personaggi “sacri”.

Viceversa, politicamente, oltre che sul piano etico, lo schiaffo è in sé peggio, umilia le istituzioni e disorienta la gente inducendola a “non credere più” nel valore delle proprie istituzioni, nel caso di specie toglie significanza alla stessa idea di democrazia liberale a cui siamo ispirati da decenni di storia e che costituisce ancora e speriamo a lungo, una delle poche certezze che abbiamo.

Per questo mi aspettavo una condanna ben più pesante. Dare solo quattro mesi infondo dà quasi ragione allo schiaffeggiatore.

Veleno

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1 COMMENTAIRE

  1. Caro signor Veleno,
    non si avveleni il sangue per i Francesi. Secondo me sono abbastanza intelligenti per aver capito che quel tizio (chi ne ricorda il nome ?) monarchista (pure !) è un povero scemo e che non vale la pena spendere tanti soldi per tenerlo in prigione (e la ghigliottina ormai da tempo è arruginita).

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