L’Europa morirà? A proposito di BHL e “Hôtel Europe”.

Bernard-Henri Lévy, noto scrittore e filosofo francese, conosciuto semplicemente con l’acronimo BHL, ha fatto rappresentare il 27 giugno scorso, in anteprima mondiale, a Serajevo, e l’11 luglio, alla Fenice di Venezia, la pièce “Hôtel Europe” da lui scritta, nella quale è contenuto tutto il grave dilemma del dibattito contemporaneo: dove va l’Europa? Dal 9 settembre questo monologo interpretato dal bravissimo Jacques Weber approderà nella capitale francese al Théâtre de l’Atelier. BHL sarà l’ospite dell’Istituto italiano di Cultura di Parigi il venerdi 17 ottobre, ore 19.00, per parlarne con il pubblico.


Dal 9 settembre a Parigi al Théâtre de l’Atelier:

http://www.theatre-atelier.com/spectacle-hotel-europe-95.htm

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Due città che s’affacciano sul mare Adriatico,Venezia e Serajevo, sono i termini di confronto più appariscenti che servono a fissare i due poli del possibile destino di questo continente: l’uno d’una meravigliosa bellezza che ispira pensieri di grande civiltà e l’altro luogo tragico del massacro di Srebrenica, là dove il sogno di una grande libertà di popoli si è miseramente infranto.

Per ora l’Europa oscilla tra l’una e l’altra destinazione. E’ sull’orlo d’un baratro, se non interverrà una rivoluzione culturale e politica molto significativa e forte che prenda in mano la situazione e dia il via ad una rinascita (il corso politico impresso da Matteo Renzi sembra andare in questa direzione).

L’Europa o meglio il suo sogno di unità e d’indipendenza è morto più volte: sotto Carlo Magno, Carlo V, Napoleone, l’impero austro-ungarico.

Il terreno ancora una volta sembra franare sotto i suoi piedi e la insidiano nazionalismi e populismi. Per le sue strazianti lacerazioni potrebbe la sua fine essere imminente.

Il dramma dell’autore francese mira appunto a lanciare un grido d’allarme perchè questo non succeda. Vengono evocati gli spiriti eletti del passato che oggi sembrano obliati: Proust, Kafka, Woolf, Voltaire, Leibniz, Dante, ma i cambiamenti, come altrettante correnti nocive, sono sotto gli occhi di tutti e non promettono niente di buono.

La speranza tuttavia è l’ultima a morire e potrebbe ancora avvenire un miracolo. Si dia dunque spazio ad una grande riflessione e soprattutto si mettano da parte i dissidi per dare spazio alla ragionevolezza e non all’avventura azzardata che potrebbe portarla al crollo.

Bernard-Henry Lévy

Il senso politico-culturale della rappresentazione di “Hôtel Europe”.

Il teatro di BHL è di natura politica perchè egli contesta il pensiero filosofico di Platone che aveva condannato l’arte come imitazione della realtà. La ritiene, invece, elemento attivo e conoscitivo, fattore fondamentale di quel “flusso di memoria” che vuole suscitare nelle menti degli europei disattenti ed obliosi.

Ad un secolo di distanza dalla I mondiale, che è di moda celebrare come punto di destabilizzazione della civiltà contemporanea con tutte le guerre che s’è trascinata dietro e che sembrano inestinguibili, ed a vent’anni dal conflitto di Serajevo e dalla fine delle speranze, vanamente allora suscitate, questo monologo della durata di due ore viene presentato in quello che l’autore giudica il cuore dell’Europa, Venezia, nel suo teatro, unico al mondo, finestra universale privilegiata. È un’operazione di trapianto di idee nuove e di conseguenti riflessioni che si devono diffondere per promuovere la salvezza.

La pièce, quindi, inserita nel festival dello “Spirito della musica di Venezia”, organizzato dalla Fondazione Teatro La Fenice, dal 27 giugno al 12 agosto, è concepita per guardare il passato, analizzare il presente e creare momenti di dialogo per il futuro.

L’attore, chiuso in una camera di Serajevo, per comporre un discorso commemorativo dell’anniversario delle guerre del secolo, è il grande Jacques Weber (ndr che recita il ruolo di BHL), mentre il regista, Dino Mustafic, è lo stesso conosciuto da Lévy durante il conflitto bosniaco quando lo scrittore fu attivista, tra il 1992 ed il ’95.

L’Europa appare fiacca, sfibrata, preda di riviviscenze naziste ed antisemite (Front national di Le Pen, Alba Dorata), non degna della grande idea unitaria del passato. Più simile ad un hotel in cui si entra e si esce senza impegno che non ad una seria comunità in cui si prendono decisioni importanti.

Riuscirà l’Europa a salvarsi e ad esorcizzare le mille insidie che serpeggiano nel suo seno? Solo se avrà la forza di combattere e di resistere agli attacchi di suoi avversari.

Gaetanina Sicari Ruffo

P.S. “Con questo testo”, dice Lévy, « vorrei che si sapesse che il nostro avvenire è l’Europa o la morte« .

Il sito del Festival dello “Spirito della musica di Venezia”:

http://www.teatrolafenice.it/site/index.php?pag=22970&lingua=ita

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Gaetanina Sicari Ruffo
Gae(tanina) Sicari Ruffo è purtroppo venuta a mancare nel 2021. Viveva a Reggio Calabria. Già docente di Italiano, Latino e Storia, svolgeva attività giornalistica, collaborando con diverse riviste, tra cui Altritaliani di Parigi, Calabria sconosciuta e l’associazione Nuovo Umanesimo, movimento culturale calabrese. Si occupava di critica letteraria, storica e d’arte. Ha pubblicato i saggi Attualità della Filosofia di D.A. Cardone, in Utopia e Rivoluzione in Calabria (Pellegrini, 1992); La morte di Dio nella cultura del Novecento, in Il Santo e la Santità (Gangemi, 1993); La Congiura di Tommaso Campanella, in Quaderni di Nuovo Umanesimo (1995); Il Novecento nel segno della crisi, in Silarus (1996); Le donne e la memoria (Città del Sole Edizioni, 2006, Premio Omaggio alla Cultura di Villa San Giovanni); Il voto alle donne (Mond&Editori, 2009, Premio Internazionale Selezione Anguillara Sabazia). Suoi anche i testi narrativi Là dove l’ombra muore (racconti Premio Internazionale Nuove Lettere, 2010); Sotto le stelle (lulu.com, 2011); La fabbrica dei sogni (Biroccio, 2013); la raccolta di poesia Ascoltando il mare (Pungitopo, 2015).

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