Questa quinta puntata delle nostre “Lettere da Torino » è dedicata ad osservazioni estemporanee sulla città e i suoi abitanti, sugli eventi. Nulla di strutturato, piccoli flash, scintille torinesi che danno un senso di poliedricità generosa e inaspettata.
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1- Lettera C come Cimitero: (Primo Levi e Armando Testa)

I cimiteri raccontano una città molto più di tanti altri luoghi.
Con questo spirito siamo andati a trovare Primo Levi, scrittore torinese di nascita e di morte, al Cimitero Monumentale, nell’area ebraica del cimitero, per ringraziarlo di quanto ci ha lasciato, come monito contro la barbarie, come testimonianza di vita.
“Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case
voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e i visi amici : considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no…”
(Primo Levi, Se questo è un uomo, scritto a Torino in corso Re Umberto 75, dove ha vissuto tutta la vita.)
E poi come per bilanciare la sofferenza, in cerca di leggerezza, visitiamo Armando Testa, pubblicitario torinese anche lui di nascita e di morte, al cimitero di Sassi, un secondo cimitero cittadino (sono sei in tutto, tra piccoli e grandi).
Rendo così omaggio a due incarnazioni del dna della città: una Torino che non ti aspetteresti, creativa, pop, allegra, scanzonata, spiritosa, e l’altra seria, disciplinata, resiliente.
Anche se…

Anche se l’ultima opera che Armando Testa ci ha lasciato – una croce in cui il legno verticale si inclina come il capo di Cristo – sembra offrirsi come una meditazione concentrata su un simbolo senza tempo di religiosità.
Quasi a ricordarci che persino la pubblicità, per essere davvero leggera, deve avere il coraggio di guardare dentro l’abisso.
« Sono nato povero ma moderno “, diceva di sé Armando Testa che faceva il pubblicitario, ma forse avrebbe voluto essere semplicemente un artista e un pittore.
E così, in ascolto di Levi e di Testa, siamo andati a cercare presagi del mondo che sarà, indicazioni, una bussola nella frammentarietà che ci invade, per cercare una sintesi di speranza.
E qualche barlume l’abbiamo trovato.
2- Lettera A come ATP Finals di Tennis

« Nella vita è come nel tennis: dipende da come arrivi sulla palla. »
Si sono svolte a Torino nel mese di novembre le Nitto ATP Finals di Tennis: i migliori 8 giocatori in classifica si fronteggiano per stabilire il Maestro dell’anno.
Torino diventa così per una settimana di nuovo capitale, questa volta capitale mondiale del tennis, con un turismo cosmopolita e interessato, e la città ne trae vantaggio per le sue attività commerciali ed economiche, con la sua atmosfera rilassata e curiosa.
L’Inalpi Arena, dove si svolgono le partite, è uno stadio coperto unico in Italia, realizzato su progetto degli architetti Maggiora e Isozaki e può contenere fino a 15 600 spettatori. Un bel luogo dove venire.

« Torino è stata una città rispettosa nel tifo », dice Alcaraz intervistato subito dopo la sconfitta in finale con Sinner, ed è una osservazione che condividiamo.
C’è una misura in questa città che ancora oggi non trovi facilmente altrove.
E non è poca cosa di questi tempi di radicalismo imperante.
3- Lettera C come Calcio
E poi, all’improvviso, le tue certezze si incrinano come intonaco vecchio.
Hai appena celebrato la città e il suo apparente equilibrio, ma basta ruotare lo sguardo di pochi gradi dall’Inalpi Arena per vedere spuntare lo Stadio Olimpico, lì, impassibile. E subito il pensiero corre al calcio.

Come si può parlare di Torino evitando il calcio? È come tentare di descrivere un corpo ignorandone l’ombra.
Così, dopo l’equilibrio zen evocato da Alcaraz, eccoci precipitare nel suo contrario: le fazioni, i cori, l’eterna oscillazione tra razionalità e pancia.
Juve e Toro, le due metà della città, si affrontano da una vita in una rivalità che nasce nei cortili delle scuole e finisce per insinuarsi ovunque: negli uffici ovattati dei consigli di amministrazione, nei reparti delle aziende, negli studi dei professori, nelle officine, nelle associazioni dei tassisti e tra gli idraulici.
Una linea di demarcazione che non si limita a dividere: a volte incide, marca, quasi tatua.
Sfide, riti, cene davanti alla partita, lobby improvvisate e amicizie sospese per novanta minuti: è una delle poche passioni cittadine che non ha conosciuto declino.
Capita che, assistendo a una partita in tribuna allo Stadium, tra gli immutabili rituali borghesi — strette di mano sempre uguali, sorrisi da manuale e quelle genuflessioni che odorano ancora di Mirafiori — ti venga da pensare che forse solo quando la Juve verrà venduta la città potrà dirsi finalmente emancipata dallo spirito Fiat. Ma, in fondo, chi avrebbe davvero il coraggio di desiderarlo?
Altro che spirito del tempo.
E allora, per una sorta di giustizia poetica, ti sposti dall’altra parte: via Giordano Bruno — sì, proprio lui, il filosofo bruciato per eccesso di visione — all’incrocio con via Filadelfia.
Qui sorge il tempio dell’altra metà della città: lo stadio Filadelfia, casa del Grande Torino.

La vecchia tribuna restaurata sembra trattenere ancora, in qualche intercapedine del tempo, l’eco della folla che cantava, e insieme il rombo sordo dell’aereo che si infranse nel 1949 insieme a quelle vite e ai nostri sogni sulla collina di Superga, il luogo che più di ogni altro è diventato sigillo simbolico della città.
Superga veglia su Torino dall’alto, visibile da quasi ogni quartiere: una presenza che ricorda, senza bisogno di parole, che le città hanno una memoria, e che il calcio — in questa città più che altrove — non è solo un gioco, ma una forma di destino.
4- Lettera G come Gallerie d’Italia
Le Gallerie d’Italia sono un bel museo sotterraneo sotto la piazza emblema di Torino, piazza San Carlo, salotto elegante come nessun altra.
Banca Intesa, la più grande banca italiana, ha qui la la sua sede e ha voluto dedicare alla città questo museo: un’operazione di immagine ben riuscita, dove vengono ospitate mostre fotografiche di livello internazionale
Ecco forse avrebbero potuto chiamarla le “Scalinate d’Italia” vista la distribuzione degli spazi tra un piano sotterraneo e l’altro, a salire e scendere gradini fino al vecchio caveau della banca Sanpaolo, incastonato chissà quanti metri sotto la superficie.

Questa volta la mostra è dedicata a un fotografo americano contemporaneo, lui si chiama Jeff Wall.
Belle immagini di America e un’opera dedicata alla città, un interessante trittico fotografico-un sorta di racconto filmico- ambientato in un esclusivo giardino privato a Moncalieri, sulla collina di Torino, a pochi passi da qui.
Vale sicuramente la fatica di salire le antiche scale, e di scenderle, venirci.
Uscendo ci viene da pensare che con un nome così, Jeff Wall, in fondo più che appeso a un muro non poteva finire
5- Lettera B come Buca
Una città è fatta anche di incontri casuali lungo un marciapiede, dialoghi rubati incrociando le persone al semaforo, e con i cellulari immancabilmente in funzione oggi è più facile di un tempo farsi gli affari degli altri.
Così l’altra mattina presto.
Lui è frettoloso e azzimato, lui cammina rapido e parla al cellulare.
“Quindi niente… (sospira), tuo marito è venuto giù … ”
Un espressione di delusione, voce bassa, faccia da malincuore.
È ufficiale, la giornata è andata a buca.
La lettera finisce qui, in dissolvenza, e mentre scorrono i titoli di coda ci risuona in testa un vecchio slogan pubblicitario di Armando Testa. Lo pronunciava Caballero, il famoso personaggio della pubblicità del caffè Paulista, alla fine del Carosello della Lavazza:
“Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via.” [😂😂vedi il video qui per finire la tua lettura con una risata]
(continua)
Eraldo Mussa

PRO MEMORIA: LINK INTERNI DELLE PRECEDENTI LETTERE DA TORINO
–Lettera da Torino n°1 – P come Piazza Vittorio Veneto
–Lettera da Torino n°2 – F come Fiume Po
–Lettera da Torino n°3/1 – M come Mirafiori (Valletta a passeggio per i corridoi)
–Lettera da Torino n°3/2 – La Palazzina di Mirafiori (Ricordi di un fornitore e di un ex dipendente)
–Lettera da Torino n°3/3 – Heritage Hub e quale futuro per Mirafiori?
–Lettera da Torino n°4 – B come Brutalista e A come Antagonista




































