È surreale ed originale l’incipit del romanzo L’estasi di Chiara di Raffaele Bussi (Marcianum Press Venezia, 2022). Lo scrittore in questa sua nuova prova letteraria ricostruisce le vicende di Chiara, la santa d’Assisi, indissolubilmente legate a quelle di Francesco, giullare di Dio.
Il racconto è affidato alla Flora di Stabiae, che ogni sera passeggia sul lungomare della città, dalla voce che si sprigiona da una panchina del viale degli artisti.
La bella donna, emblema stesso della primavera, allontanandosi al mattino dalla villa del pianoro di Varano in cui è rinchiusa, si trasferisce in città, ne attraversa le strade e gli angoli più belli e suggestivi alla ricerca di un’armonia ormai perduta, e volge i suoi pensieri al ricordo nostalgico degli antichi fasti che si riflette nel tramonto e che costituisce un monito per un presente incapace di intraprendere la strada del riscatto.
Così prende l’avvio la narrazione, mentre il sole si perde all’orizzonte nelle acque del Tirreno.
Intanto a Napoli, nel monastero di Santa Chiara, testimonianza dell’arte gotica voluta dal re Roberto d’Angiò, fiore all’occhiello delle bellezze dell’antica capitale del Regno e distrutta e mutilata da un ordigno alleato nell’ultimo conflitto bellico, il giornalista irlandese James Barnet, attende l’arrivo di suor Chiara Paola.
La madre badessa, costretta a lasciare la cittadella francescana per la mancanza di vocazioni, accoglie nel bellissimo chiostro maiolicato lo scrittore che è alla ricerca di testi utili sulla vita della santa d’Assisi, affascinato com’è dal personaggio di Chiara, femminista ante litteram, e convinto che la scelta della monacazione di lei sia stata di natura sentimentale. Chiara, ammaliata dalla figura del figlio di Pietro Bernardone, pur di non perdere Francesco, l’avrebbe seguito sulla strada tracciata dal Vangelo. Forte di questo suo convincimento, ha deciso perciò di scrivere un romanzo sulla più bella storia d’amore di tutti i tempi nella verde Irlanda, per molti versi simile all’Umbria, a Dublino, la città di Joyce. A questo punto, la badessa gli affida la tesi di laurea di un giovane giornalista e scrittore esordiente che ha ricevuto il diniego alla pubblicazione da più case editrici.
Nel romanzo, Chiara, in punto di morte, ripercorre le tappe della sua vita che si incrocia da subito con quella di Francesco, fin da quando, all’età di appena sei anni, vede il giovane diciottenne durante le agitazioni tra le opposte fazioni di Assisi e Perugia e ne rimane colpita.
Da quel momento la nobile fanciulla, figlia di Offredduccio di Favarone, non può fare a meno di lui e fa di tutto per incontrarlo, specie quando non ne ha notizie, andandolo a cercare in compagnia dall’amica Pacifica, attraversando la città ed eludendo la sorveglianza del famigerato zio Monaldo.
Proprio in uno di questi incontri, Francesco, cresciuto negli agi e nel culto delle armi, superati i trent’anni, le dichiara di voler prendere in sposa madonna Povertà, liberandosi pure dei pochi cenci che ha addosso. Da quel momento il giovane, alla ricerca di un senso nuovo da dare alla sua esistenza, davanti al vescovo Guido e al padre Pietro Bernardone, attraverso il gesto emblematico di rinuncia ai beni paterni, si spoglia di ogni cosa e intraprende definitivamente la via della povertà. Dopo aver trascorso due anni di vita eremitica, praticando nel modo più rigoroso i precetti evangelici della penitenza e dell’amore per il prossimo, inizia la predicazione, raccogliendo attorno a sé una piccola comunità di seguaci, tra i quali Chiara, che, sfidando le ire dei familiari e dello zio paterno, fonda l’ordine francescano delle clarisse.
Così Chiara, che già indossa sotto gli abiti vesti di stamigna, come i servi con i quali ha condiviso tutto, lei, “pianticella di Francesco”, attraverso un legame profondo con il suo archimandrita, vive una vita di perfetta comunione e commossa compartecipazione alle vicende del santo.
E gli è sempre emotivamente vicina, pur costretta da questioni di opportunità a vivergli lontano, sia quando egli riceve con una bolla di Onorio III la definitiva ed ufficiale approvazione della Regola dell’ordine francescano, sia quando, desideroso di portare il Vangelo anche tra gli infedeli, si reca in Egitto al seguito dei crociati per porre fine al conflitto tra cristiani e saraceni. Raggiunto da una lettera di Chiara, per i dissidi interni all’ordine, fa rientro ad Assisi.
Nei suoi ultimi anni il santo, tormentato da mali fisici, tra cui una grave malattia agli occhi che lo rende quasi cieco, riceve le stimmate sul monte Verna durante la Quaresima del 1224, e la cosiddetta certificatio, una visione in cui Dio gli annuncia la salvezza. Il mattino seguente Francesco stende il Cantico di Frate Sole, come inno di ringraziamento. Nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226, prima di spirare fra atroci dolori nella cappella della Porziuncola, vicino ad Assisi, detta ai suoi “fraticelli” un Testamento come integrazione della Regola.
Chiara sopravvive a Francesco, e, quando arriva il tempo di raggiungerlo, riceve da papa Innocenzo IV, appena due giorni prima della sua morte, l’approvazione della Regola, la Forma di Vita delle Sorelle Povere di San Damiano. A questo punto lo può finalmente raggiungere mentre a Frate Leone, che insieme alle consorelle assiste Chiara nel trapasso, è concesso “il grande privilegio di ereditare gli ultimi istanti dell’uomo e dalla donna che con la loro storia hanno segnato il tempo”.
Chiara, nel racconto di Bussi, è prima donna e poi santa, disobbedisce alla famiglia e, andando contro le convenzioni sociali, compie la scelta della monacazione, pur di seguire Francesco. In un’epoca in cui la donna non può operare scelte, Chiara è rivoluzionaria. Ribalta, cioè, il punto di vista di una società maschile, che la vorrebbe accondiscendente ai desideri della famiglia, la vorrebbe ben maritata, e attua una liberazione, la sua liberazione, che si concretizza nella rinuncia ai beni materiali, nel ritiro, nella clausura, nella povertà in cui ritrova la vera felicità.
Nel corso della narrazione l’autore non perde l’occasione di riflettere anche sull’inutilità delle guerre di ieri e di oggi, “le guerre nascono prima nella mente e poi nel cuore degli uomini ed è proprio lì che dobbiamo alzare barricate affinché la pace soppianti la mala pianta dell’odio”. Considerazioni quanto mai attuali, specie se pensiamo che dallo scorso febbraio quotidianamente ci arrivano le drammatiche sequenze del devastante conflitto tra Russia e Ucraina che ha innescato una pericolosissima partita geopolitica di portata globale.
Non mancano nel romanzo ampie perifrasi geografiche che offrono uno spaccato sulla bellezza dei luoghi in cui si svolge la vicenda e che immergono il lettore in paesaggi ameni, rigogliosi, spettacolari, colti nell’alternarsi delle stagioni, balsamo per la mente e il cuore, con albe, tramonti e notti puntellate di stelle.
Bussi nel libro, che dedica ad un suo caro amico, porta avanti, con piglio deciso ed altrettanta sensibilità e delicatezza, un’interpretazione diversa della storia di Chiara e del suo essere nella povertà al fianco di Francesco a San Damiano, offrendone una chiave di lettura nuova e coraggiosa.
D’altronde, come recita l’aforisma di Ezra Pound in esergo, “se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee valgono nulla, o vale niente lui”.
Adele Tirelli
Scheda del libro e link per acquistarlo
In copertina del libro, Andrea Chisesi, Estasi, Siracusa 2018
L’autore:
Raffaele Bussi è nato a Castellammare di Stabia. Giornalista, scrittore e saggista, collabora con i più importanti quotidiani e periodici nazionali. L’attività giornalistica ha portato i suoi interessi nel campo dell’arte, della storia e della letteratura, dove ha pubblicato numerose opere. Collabora con Altritaliani da anni (vedi la sua nota biografica più completa e i suoi articoli QUI.)