Leone XIV: Una pace disarmata e disarmante

Robert Francis Prevost, Vescovo di Chicago, è il nuovo Papa con il nome di Leone XIV. Agostiniano, missionario per venti anni in Perù, di cui è diventato anche cittadino conservando anche la sua nazionalità statunitense, figlio di emigranti con origini francesi, italiane e spagnole. All’annuncio della sua nomina, i social sono andati in fibrillazione, in molti avventatamente hanno commentato che si trattava di un regalo a Trump. Detto che la scelta del conclave per i credenti è frutto dello spirito santo, non sfugge la valenza anche politica di questa scelta.

Solo il prossimo futuro potrà confermare o contraddire i dubbi e le speranze che credenti e non credenti riservano al nuovo Pontefice, svelando quelle che sono le sue intenzioni e le modalità del suo percorso.

Papa Leone XIV

Tuttavia, degli indizi vi sono. Intanto, la scelta del nome è come sempre indicativa delle intenzioni dell’eletto. Leone fu uno dei discepoli prediletti di San Francesco, il che indica che questo Papa non si prefigura come in netta discontinuità con Francesco che è già ricordato come il Papa del popolo e in particolare degli ultimi. Del resto, le prime parole di Prevost, dal balcone di San Pietro, sono state di grande richiamo all’opera di Francesco e al suo coraggio.

Va poi ricordato che Leone XIII, visse a cavallo tra l’800 e il ’900 e fu il Papa che portò la Chiesa nella modernità, che segnò un cambio di epoca dalla ruralità del diciannovesimo secolo, all’industria del ventesimo. Fu peraltro il primo Papa ad essere filmato cinematograficamente e fu l’autore di diverse encicliche, tra cui la più nota è probabilmente il ‘De Rerum Novarum”, con la quale ci si opponeva alle insorgenti tesi socialiste sulla lotta di classe, ma si delineava lo spirito solidaristico del lavoro contro lo sfruttamento che fu poi delle forze politiche d’ispirazione cattolica e, soprattutto fece entrare prepotentemente la Chiesa nei temi moderni del sociale e del lavoro. Leone XIII fu colui che portò la Chiesa nella nuova epoca, nella modernità e il fatto che Prevost, relativamente giovane, sia stato scelto e si chiami Leone è indicativo della volontà della Chiesa di entrare nella nuova epoca della modernità e dell’Intelligenza artificiale e di garantire, con un lungo pontificato, una transizione sicura della chiesa, in quella che già appare come un’epoca nuova.

Peraltro, come ricordano diversi vaticanisti, non deve sfuggire che Leone XIII fu anche avversario dei nazionalismi, che, poco dopo la sua morte, portarono alla catastrofe della Prima Guerra mondiale, immaginando un cattolicesimo che andasse al di là delle differenze etniche e geopolitiche. Anche questo evoca come Prevost possa essere un pontefice che guardi con avversione il sovranismo e il populismo e con favore a una globalizzazione beninteso che sappia fare fronte alle disparità e ai conflitti economici e politici, in un mondo che va a costruire nuove forme di divisione per blocchi di influenza e che sembra avere nostalgia di quella che fu la guerra fredda.

Papa Leone XIII

In tal senso, è un forte segnale quella invocazione di Prevost alla pace, ripetuta nel suo breve discorso scritto, e quindi meditato, per ben otto volte, una pace disarmata e disarmante.

Anche questa frase è indicativa. Prevost fu nominato da Francesco, per le sue doti diplomatiche e per le sue conoscenze delle dinamiche geopolitiche del mondo, come il ministro dei Vescovi, i quali da lui avevano una sicura solidarietà e aiuto essendo lo stesso stato a lungo un missionario.

In una recente intervista, ricordava che la Chiesa è istituzione ma che il compito della stessa è di uscire dai suoi palazzi per svolgere nel mondo la sua azione missionaria e pastorale, non va dimenticata la sua origine agostiniana e gli agostiniani sono i missionari per eccellenza.

Non è un caso che la scelta dei cardinali, anche a dispetto delle speranze italiane che dopo quarantasette anni speravano in un Papa italiano, sia caduta sull’americano Prevost, la Chiesa, nel solco di Francesco, va sempre più mondializzandosi e deve fare fronte a numerosi pericoli, il primo è l’insorgere, proprio nei paesi africani, asiatici ma anche, se non soprattutto, paesi anglosassoni, di numerose sette evangeliche spesso di orientamento calvinista che predicano i benefici della ricchezza come dono di Dio in contrapposizione ai valori morali di sobrietà e povertà materiale ma non di spirito di cui è portavoce proprio il cattolicesimo.

Si è ricordato, e ciò sarà indicativo dei rapporti con Trump, che Prevost è un nemico del consumismo, delle armi, in un paese dove armi e bibbia sono insite alla cultura di quel giovane paese, che da figlio di emigranti e missionario ha molto a cuore il tema dell’emigrazione, tutti elementi che se aggiunti alla polemica con Vance, il vice del presidente statunitense, fanno ben capire che Leone XIV non sarà una lieta novella per Trump e per il sovranismo.

Molto vicino alla comunità ebraica e amico della comunità araba, specie della minoranza cristiana, sarà, come lui stesso ha annunciato, un portatore di ponti per unire un’umanità che appare oggi divisa e lacerata, da guerre e conflitti etnici, dall’insorgere di nuove e vecchie povertà con i loro carico di ingiustizie: “Il male non prevarrà” annuncia con passione dalla loggia di San Pietro.

Un agostiniano che segue a un gesuita che scelse di chiamarsi Francesco. Si può immaginare un Papa che magari con maggiore conoscenza del mondo, arricchita proprio dall’essere stato il ministro dei vescovi, continuerà l’opera di pace, forse con più diplomazia e minore intransigenza rispetto a Bergoglio, forse con più ascolto e più riflessione, ma non appare questa sua elezione al soglio di Pietro come un’abiura al pontificato di Francesco.

La suggestione è che Papa Leone XIV possa essere per il trumpismo e per il sovranismo in generale, quello che fu Giovanni Paolo II per il blocco sovietico e comunista, uno strumento di critica profonda dei valori divisivi e cinici della cultura sovranista, una figura che, ad esempio, in America farà da contraltare a Trump.

Il popolo è in festa a San Pietro.

Un pontiere certo anche per riunire e risolvere le divisioni nella stessa Chiesa cattolica, divisioni che Francesco non era riuscito a risolvere ma che addirittura aveva forse acuito.

Molti si aspettavano la quasi sicura elezione di Parolin, segretario di stato, con Francesco, ma forse contro di lui ha proprio pesato la vicinanza a Bergoglio, nella Chiesa, in crisi specie nel nostro Occidente. Si cercava un Papa che consolidasse non solo le istituzioni curiali ma che favorisse anche lo sviluppo delle vocazioni e che anche fosse  capace di riavvicinare i giovani in particolare al messaggio del Vangelo. In tal senso il pragmatismo, riconosciuto da tutti, di Prevost può essere di aiuto più dell’intransigenza di Francesco.

Da ora si potrà capire di più su dove va la Chiesa e quale sarà la missione di Leone XIV, il Papa missionario e, come lui stesso ha detto all’inizio del suo discorso al balcone di San Pietro subito dopo “l’Habemus Papam”: che la pace sia con voi e per tutti noi.

Nicola Guarino

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Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, scrittore, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani e anche scrittore ("Tutto qui" - Graphe.it ed., è uscito nel 2024).

3 Commentaires

  1. La scelta è sicuramente politica, magari non per far piacere a quel folle che governa l’America, ma forse sperando che ne possa attenuare le scelte nefaste.
    Per quanto riguarda il suo pensiero agostiniano, spero che non ne condivida le idee sulle donne. (Lo so, erano altri tempi quelli di Agostino, ma altri pensatori non furono così tanto misogini).

  2. Caro lettore,
    Perché Leone XIII fu il Papa che si trova a passare dal mondo ottocentesco essenzialmente agricolo al novecento, che fu il secolo della vera e propria industrializzazione. Il suo « De rerum novarum » segno’ proprio non semplicemente l’entrata nella contemporaneità, ma nella modernità industriale con tutte le sue conseguenze. Fu un passaggio d’epoca e per questo si ritiene che il nuovo Papa, relativamente giovane, sia stato scelto proprio per una Chiesa che è consapevole di entrare in un’epoca nuova (quella della Intelligenza artificiale, per esempio). La scelta di Papa Prevost del nome Leone non è casuale

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