Durante il periodo del « confinamento », due libri da leggere sul pensiero liberale in Italia. Liberali piemontesi e altri profili di Vittorio Badini Confalonieri, edito dal Centro Studi Piemontesi di Torino e Stanislao Nievo: Il prato in fondo al mare pubblicato nel 1995 dalla Newton Compton.
***
Oggi è attualissimo il dibattito fra lo statalismo e il liberalismo, più il liberismo, a causa dell’epidemia che sta devastando il mondo e delle misure che anche i più convinti «Liberals» fanno piovere sui governi. In Italia è la stessa musica : « Lo Stato doveva, lo Stato deve, lo Stato dovrà… » e i paladini delle privatizzazioni anche del settore sanitario, i difensori del « privato è bello », i liberals come reagiscono? Fanno affari, protestano, insorgono con l’etichetta dei sovranismi e del nazionalismo a oltranza. Ci sembra una giusta occasione per presentare un libro importante e di fattura « concentrica » sul liberalismo in Italia e quindi sulla storia recente del nostro paese e un romanzo del 1995, premio Campiello e vero romanzo d’inchiesta su un grande autore della nostra letteratura e patriota liberale nel Risorgimento, morto in circostanze misteriose : Ippolito Nievo. Il libro è Il prato in fondo al mare. I due libri vanno insieme. Il filo che li lega è ideologico. Liberali entrambi.
Il prof. Luca Badini Confalonieri, curatore di Liberali piemontesi e altri profili, ha ripreso gli scritti autografi e le note di suo padre Vittorio che fu un protagonista della politica italiana a partire dalla Costituente agli anni ’90 del secolo passato. Luca Badini ha inserito questi « profili » di liberali piemontesi in un volume edito dal centro Studi Piemontesi quest’anno perché capire questo aspetto della politica ed esplicitarlo attraverso gli « exempla », i ritratti dal vivo che Vittorio Badini ha tracciato, ci sembrano utili per capire i fenomeni della politica italiana; il suo sbilanciarsi, dall’Unità ad oggi, da un estremismo all’altro anche inconsapevole ma reale, perdendo di vista la scuola liberale di Mazzini, Cavour, Silvio Pellico, Luigi Einaudi, Gobetti etc. Questi i più celebri, ma nel libro ci sono Giuseppe Barbaroux, Angelo Brofferio, Quintino Sella, Alfredo Frassati, Piero Badoglio, Marcello Soleri, Manlio Brosio, Guido Verzone, Bruno Villabruna, Luciano Salza, Vittorio Valletta, Raffaele Cadorna, Edgardo Sogno. Alcuni « chiacchierati », altri un po’ dimenticati. Vittorio Badini li ha catalogati citando la stampa delle varie epoche, i commenti in Parlamento, le discussioni nei circoli, i documenti privati, i nomi e le gesta di altri protagonisti della Storia italiana che interagirono nell’avventura politica italiana. Le vicende di ognuno, anche private, di questi uomini (le donne mancano) che fecero la storia dell’Italia unitaria e moderna, ispirandosi anche alle teorie politiche anglosassoni e francesi. Il Liberalismo si dispiega lungo le pagine di questo libro, interessantissimo anche se un po’ difficile nel linguaggio e nella forma, con tutta la sua dignità politica, ben lontano dalle semplificazioni contemporanee, tutte italiane ma anche europee. Dice Luca Badini «Ho rivisto in questo volume, i ritratti in questione vagliando i testi secondo le diverse attendibili testimonianze che se ne avevano ». Un preciso e puntuale lavoro di storico che aggiunge, vaglia, esamina, ritocca, a volte corregge e lavora sui documenti originali : «Manoscritti, dattiloscritti, inediti » con le difficoltà del caso. Lo storico Luca va oltre l’autore per scarnire i contesti, metterli in evidenza, arrivare alla sintesi ardua e sfuggente di un pensiero politico cangiante, a volte progressista, a volte conservatore, con contraddizioni (laico, cattolico…) e assimilazioni (socialisti, destra etc) ma che pure fu – ed è – essenziale per aver fatto dell’Italia un paese moderno e democratico.
Eppure esiste un problema storico e politico che emerge anche dal libro : dovuto al fatto che il ruolo dell’Italia nello sviluppo del liberalismo europeo è certo originale ma non affermato né stratificato nel paese. Da un lato esistono autentici contributi dell’Italia alle teorie liberali, sia nel Risorgimento (Cavour, Cattaneo) che durante il periodo del giro di boa del XIX° e del XX° con i nuovi fondatori Pareto e Mosca, seguiti da Einaudi e Leoni, o in reazione contro il fascismo con Gobetti, Rosselli (contributo originalissimo col suo Socialismo liberale) e fino a arrivare a Norberto Bobbio e ai cattolici sui generis degli anni ’90 e oltre.
Dall’altro lato questo nostro liberalismo non è riuscito a conquistare alti consensi né a costituirsi in alternativa politica affermata. Come dice lo storiografo del pensiero liberale Guido De Ruggiero (“Storia del liberalismo europeo”, Laterza, 1995 (1925), p.291): «Nell’economia generale del movimento europeo, il liberalismo italiano è di modeste proporzioni. Non è che il riflesso di dottrine di orientamenti stranieri, anche se, d’altra parte, fu notevole a causa del suo sforzo di adattamento alle condizioni particolari dell’Italia a causa della su stretta relazione con il processo di unificazione nazionale ». Quindi il problema dell’unità come urgenza dominante fece passare in seconda battuta quello dell’organizzazione politica perché ci si concentrava più sulla libertà della nazione piuttosto che sulla libertà e i diritti degli individui. Insomma possiamo sostenere, e Luca Badini lo mette in evidenza nel considerare il ritratto di Cavour, di Sella etc., che il grande periodo del costituzionalismo liberale: ricerca della migliore organizzazione istituzionale per garantire la libertà che si manifesta nella Rivoluzione americana e prima con le riflessioni di Locke e Montesquieu, poi con quelle di Constant, non attraversa in maniera prioritaria l’ Italia.
Il libro mette in evidenza la tradizione liberale italiana che esiste ed è molto ricca di uomini, testi, idee moderate e riformatrici anche a livello giuridico e istituzionale. Soprattutto gli economisti liberali come Francesco Ferrara, Marco Minghetti, fino al pensiero illuminato di Luigi Einaudi, del quale Vittorio Badini traccia un ritratto documentatissimo e lucido. Tutti partigiani del libero scambio da cui si attendevano una soluzione al problema del Mezzogiorno, questi economisti liberali italiani erano molto conosciuti in ambito europeo. Per loro la libertà economica era inseparabile dalla libertà politica.
Già dal Risorgimento ci si ponevano questi quesiti e Ippolito Nievo, aristocratico padovano di fede garibaldina, fu un «liberale» che combatté a Calatafimi col grado di colonnello, s’imbarcò da Palermo il 4 marzo del 1861. Nievo non arrivò mai a destinazione perché il suo sgangherato e vecchio cargo fece naufragio. Invano si aspettò a Torino dove il colonnello avrebbe dovuto mostrare tutta la contabilità, i documenti dell’impresa dei Mille a chi voleva esaminare queste carte di cui Nievo era il custode e il curatore – tesoriere integerrimo. Ippolito Nievo naufragò col suo battello a vapore l’Ercole. Mistero mai elucidato: sabotaggio ? Attentato ? Sfortuna ?
Anche qui un discendente, Stanislao Nievo, rievoca la storia del suo avo e s’accanisce a risolvere questo enigma con un romanzo appassionato ; vera indagine poliziesca, nel quale ogni dettaglio sull’eroe Nievo e sulle sue funzioni, nonché sul suo immenso genio letterario, risalgono dagli abissi di un mare in tempesta primaverile in cui oltre al colonnello, in realtà viceintendente generale dei Mille, morirono tante persone e vari testimoni dell’attività politica e amministrativa di Nievo e dei Mille. In questo mitico « Prato in fondo al mare » giace per sempre la cassa con i rendiconti dell’impresa garibaldina nonché altri documenti « politici » : suppliche di baroni siciliani defenestrati da Garibaldi, fatture di approvvigionamenti militari, lettere…
Il sospetto di un attentato resta vivo fino ad oggi però nessuno ha mai potuto scoprire la verità. Questo colonnello ventinovenne era un liberale patriota che aveva studiato le tesi meridionaliste di Ferrara e Cattaneo e aveva le idee molto chiare sulla Sicilia e i suoi problemi. Un vero liberale del Risorgimento che aveva idee pragmatiche, basate sui principi di giustizia ed economia che non erano mai state applicate in Sicilia. In Parlamento, a Torino, contro la spedizione dei Mille la destra si era scatenata e aggrediva l’epopea garibaldina con accuse, calunnie etc. Ippolito Nievo portava a Torino le prove della trasparenza dei conti e aveva lavorato duramente per mettere in ordine quelle carte. Il grande romanziere terminava qui le sue Confessioni di un Italiano che ancora non aveva trovato un editore.
Il libro di Stanislao Nievo è la storia e il ritratto di questo genio della nostra letteratura, nonché eroe e intellettuale liberale con, in più, i dettagli della sua ricerca in mare. Pericolose spedizioni sottomarine, accenni alla mitologia greco-romana di semidei e ninfe dei quali il mare di Sicilia abbonda, illuminano con una bella e rigorosa scrittura le pagine di questo bel libro. Stanislao vuole ritrovare la cassa dei documenti e i resti del suo avo. Un percorso difficile e coperto dal segreto di Stato : prove inquinate, documenti spariti, bruciati, seppelliti nella polvere di archivi fatiscenti da Torino a Palermo…
I Liberali di Vittorio e Luca Badini Confalonieri, Ippolito Nievo… ancora oggi ci si interroga sulle azioni politiche e strategiche, sulle idee di questi protagonisti della storia italiana che furono ministri, parlamentari, uomini d’azione e di pensiero e, per Nievo, autori di opere fondamentali per la cultura italiana, segno che il liberalismo italiano è ancora una pagina da rileggere e da studiare e forse da prendere in considerazione per una gestione politica più assennata.
Maria G. Vitali Volant