Dumas romanziere, arcinoto per i suoi Tre Moschettieri, il Conte di Montecristo e tanti altri romanzi, tra la sua feconda produzione letteraria annovera anche opere teatrali, corrispondenze per giornali e quaderni di viaggio, ed appunto in uno di questi quaderni che intitolerà “Le Corricolo” ci racconta quella che era allora capitale del Regno delle Due Sicilie.
Napoli città di meraviglie con i suoi abitanti che non finiscono mai di stupire per la loro genialità, fantasia e capacità di sorprenderci, città piena di vita dal fascino indiscutibile che tanto aveva attirato Alexandre Dumas al punto di farla meta ambita di uno dei suoi molteplici viaggi in Italia, ci viene presentata dallo scrittore francese insieme a tutto uno stuolo di personaggi, reali e stereotipi che hanno attraversato la Storia e sono diventati tante piccole storie.
Dumas ci guida nei meandri della capitale borbonica a bordo di una straordinaria vettura che risponde al nome di corricolo.
“Le Corricolo”, tra non molto bicentenario, viene pubblicato nel 1843, un po’ meno di dieci anni dopo il viaggio. Dumas ha dunque il tempo di riprendere in mano le sue note di viaggio, di arricchirle e di proporre un quadro colorato e pittoresco della città in cui realtà e fantasia si mescolano sapientemente per il più grande divertimento del lettore. Infatti, come rimanere insensibili alla verve del nostro viaggiatore? La derisione, l’autoironia, il grottesco delle situazioni, la vivacità dei dialoghi, tutto è reso con un umorismo irresistibile. L’opera originale sarà successivamente tradotta in varie lingue.
La prima edizione italiana risale al 1923, a questa ne faranno seguito diverse altre, e tutte mantenendo inalterato il titolo originale di “Il Corricolo”, una piccola carrozzella tirata da due cavalli, creata per trasportare più o meno due persone e dove finiscono per assieparsene una quindicina. Immagine che non stupisce affatto in una Napoli, in cui l’arte di arrangiarsi è veramente un’Arte.

Dumas, nell’introduzione, racconta e spiega l’originalità del titolo: “Corricolo è sinonimo di calessino: ma dato che non esistono sinonimi perfetti, spieghiamo la differenza tra corricolo e calessino: il corricolo è una specie di tilbury primitivamente destinato a contenere una persona e ad essere tirato da un cavallo……” e nel secondo racconto del libro dal titolo “I cavalli spettri” l’autore descrive ancor più precisamente il veicolo e dettaglia come creare un corricolo e come utilizzarlo.
Nell’autunno 2024 la versione italiana, già precedentemente tradotta da Gino Doria, ha fatto ritorno con una nuova edizione (Quodlibet), a cura di Luigi Morrone che l’arricchisce di una postfazione per inquadrare il libro nella vita di Dumas e darci notizie sulle fonti d’informazione dello scrittore francese.
Una copertina attraente che riproduce l’eruzione del Vesuvio del 1834 (opera della scuola napoletana del XIX secolo) e un titolo molto meno misterioso e ben più evocatore: Leggende, fatti e meraviglie di Napoli, di Alexandre Dumas. Un titolo che svela subito il soggetto, senza farci porre troppe domande su cosa significhi corricolo e a questo punto non c’è più bisogno di nessuna introduzione per spiegarci il perché del titolo originale.
La nuova versione ci introduce subito, con il primo racconto, nell’hotel in cui, appena giunto a Napoli, Dumas soggiorna e del corricolo, che rimane in ogni caso il mezzo di trasporto alla scoperta della città ne sapremo di più solo nel secondo racconto.
Dei quarantotto capitoli, i primi quarantadue sono destinati al soggiorno napoletano, finché Dumas, che era penetrato nella città partenopea sotto una falsa identità in quanto “persona non grata” al regime e privo di visto di entrata, non è riconosciuto e denunciato.
Dumas si è già adattato al paese, ancor prima di arrivarci e il suo penetrarci nella più totale illegalità ci da subito la dimensione di come si sia allineato alla mentalità napoletana, con come unica regola valida la trasgressione.
Il 43esimo capitolo si apre con una sorta di “addio ai monti” che Dumas rivolge al lettore e inizia il viaggio di ritorno verso Roma.
“Era fatta, dovevo lasciare Napoli! Il sogno era finito, la visione stava per dissiparsi nei cieli. Vi confesso cari lettori che quando vidi sparire Capodichino a sinistra e il campo di Marte a destra; quando disteso sui cuscini della vettura mi misi a pensare con tristezza che, secondo ogni umana probabilità e grazie soprattutto alla benevolenza protettiva del marchese di Soval (il suo denunciatore ndr) e della illuminata giustizia di re Ferdinando, non vedrei più quelle meraviglie, il mio cuore si strinse per un sentimento d’angoscia indefinibile, le lagrime mi vennero all’orlo delle ciglia, e mi ricordai, mio malgrado, del malinconico proverbio italiano – Vedi Napoli e poi muori-!”
Ironia e smarrimento su cui prende rapidamente il sopravvento la sua abilità di narratore che ci distoglie e ci irretisce con un racconto fantastico incentrato su una famiglia di contadini e l’artista Salvator Rosa.
Restano gli ultimi tre capitoli tra la reggia di Caserta e il viaggio che prosegue per Roma, l’udienza dal Santo Padre e infine il 48esimo “Come partendo per Venezia, si arriva a Firenze”….che lascio ai lettori scoprire per quale strada e quali traversie passi.
Un diario di viaggio che si legge come un romanzo e che da voglia di mettersi sulle orme di Dumas.
Buona lettura!
TOSCA non di nome, ma di fatto, anzi meglio di Misfatto
LINK INTERNO: Della stessa autrice, « Montecristo non è solo un’isola« .
IL LIBRO:
Leggende, fatti e meraviglie di Napoli
di Alexandre Dumas
Quodlibet
Traduzione di Gino Doria
Postfazione di Luigi Morrone
2024, pp. 640, € 22.-
Presentazione dell’editore:
«Vi sono le campane, che in qualunque altra parte suonano, e che a Napoli cantano.»
Quest’opera di Dumas si legge come un romanzo; pubblicata in francese nel 1843 col titolo Le Corricolo, che è il nome di una piccola carrozzella tirata da un cavallo con la quale Dumas poteva girare per Napoli e passare per i più stretti vicoli, dove raccoglieva e si appuntava i tanti aneddoti, le osservazioni dirette, i racconti e le leggende che circolavano per questa città unica, molto amata, piena di vita, come un’Italia a sé, con la sua storia, i suoi usi e costumi e le credenze leggermente pagane; e dove uno sfarzo meraviglioso stava accanto alla più toccante miseria.
L’amore per l’Italia lo mise poi al fianco di Garibaldi nella famosissima spedizione dei Mille che terminò appunto a Napoli, dove nel 1864 fu nominato Conservatore dei Musei, promuovendo gli scavi di Pompei. Qui parla animatamente della singolarità dei quartieri di Napoli, dell’opera lirica, dei cosiddetti lazzaroni, del re «Nasone» Ferdinando I con relativi e risibili aneddoti, della jettatura e degli jettatori più potenti e innominabili, e poi san Gennaro coi relativi miracoli, l’ingresso all’Inferno, ecc. ecc., e anche parla delle sue personali avventure napoletane. Tutto scritto con la maestria e la vivacità del Dumas romanziere fluviale, allora al colmo della sua gloria.
La postfazione di Luigi Morrone inquadra il libro nella vita di Dumas a quell’epoca, e delle sue fonti d’informazione.
Buona idea farglielo leggere!
Un tuffo nella Storia e nelle storie che appassiona.
Grazie del commento
Grazie per questa bella recensione che dà voglia di tuffarsi al più presto tra le pagine napoletane di Dumas. Trasgressione e arrangiamento, due pilastri della napoletanità ma anche, mi sa, di tanti altri popoli!! A distanza di anni è bello scoprire la visione che ebbe un viaggiatore attento come Alexandre Dumas che, forse, si ispiro’ a qualche diavolo partenopeo per creare i suoi personaggi partenopei!
Grazie Madame Obert
Sicuramente i pilastri della napoletanità non sono unicamente ad appannaggio degli abitanti di questa città che comunque danno sempre prova di una Fantasia creativa scanzonata per la quale non hanno rivali.
Il nostro Dumas avrebbe ben potuto essere uno di loro.
Grazie per questo articolo che da voglia di saperne di più.
Ne consiglierò la lettura al mio compagno di origini napoletane.
Curiosa di conoscere le peripezie del viaggio fino a Venezia!