Ci sono degli italiani che sono più “altri italiani” degli altri. Sono quel più di un milione di ragazzi e ragazze, bambini e bambine, che vivono in Italia da sempre, che si diplomano nelle scuole spesso con ottimi voti, che all’occasione cantano l’inno di Mameli meglio di Bocelli, che a seconda delle città dove vivono parlano romano, milanese, napoletano, siciliano, a volte hanno magnifiche cadenze vicentine o bolognesi, ma non sono considerati italiani, perché i loro genitori sono africani, cinesi, filippini, brasiliani, rumeni o albanesi.
Mi verrebbe da dire che questi ragazzi sono più che italiani. Sono milanesi e torinesi, vicentini, trevigiani, bolognesi e fiorentini, pescaresi e romani, napoletani e brindisini, palermitani e catanzaresi senza dimenticare i nuoresi.
Ora ci ri-siamo. In parlamento approda di nuovo la legge per lo ius soli, o meglio lo ius culturae o meglio ancora lo ius scholae (cinque anni di studi in Italia e finalmente l’agognata cittadinanza). Il riconoscimento di una cosa così scontata per cui se uno nasce qui o comunque vive da sempre qui e studia qui con una famiglia che concorre all’economia del paese con il proprio lavoro e pagando fior di tasse, il minimo che si possa dire è che sia italiano.
E, invece, il più cristiano paese del mondo, con una antica storia di civiltà e civilizzazione (i romani ad un certo punto pur riconobbero la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero), ogni volta, arrivati al punto, al momento della verità, il parlamento traccheggia. Per concedere la cittadinanza non dovrebbe essere ritenuto morale costringere il giovane ad essere olimpionico o campione del mondo di calcio (peraltro vista la nazionale che abbiamo, per diventare campioni del mondo ce ne vorrà che ce ne vorrà).
Eppure, sia governi di destra (i più riottosi) che quelli di sinistra temono l’impopolarità se riconoscono a Cesare quel che è di Cesare.
La sinistra non legge da tempo i mutamenti della realtà italiana e per questo pigramente rinvia sempre per evitarsi possibili, ma siamo convinti improbabili, conseguenze elettorali negative. La destra avverte che il clima è oggi favorevole alla concessione della cittadinanza ma per un malinteso senso del patriottismo, ridotto a bieco nazionalismo, cerca ogni pretesto per rinviare. A chiacchiere si dice anche favorevole, ma poi dice che non è il momento, che c’è altro da fare: ridurre il caro bollette, fare fronte alla pandemia, la guerra che è in corso, insomma che esistono altre priorità. Per loro non è mai il momento. Le scuse inventate dalla destra sono ridicole se e vero come e vero che poi se vengono messi alle strette, per l’approvazione dello Ius Scholae, allora sono pronti finanche alla crisi di governo, ed allora addio bollette, la guerra può pazientare e anche l’emergenza Covid…ma come non si era detto che concedere la cittadinanza ad un milione di cittadini non era la priorità? E poi arrivate a far cadere il governo pur di non approvare… Io sono convinto che se gli italiani potessero dire la loro, la stragrande maggioranza direbbe: dategli la cittadinanza a questo milione di bei ragazzi e ragazze, sono figli nostri ed è vero!
È vero perché i nostri figli di allevamento doc italiano (come i polli Amadori), nelle scuole, nelle palestre, nelle piscine, si mescolano con questi ragazzi figli di genitori venuti da altri mondi, e ci vivono bene e parlano tutti in dialetto e si divertono, si innamorano, litigano, ragionano e ridono e piangono, li portano a casa e vanno a casa loro a mangiare a volte a dormire, ci fanno le vacanze insieme, proprio come lo facevamo noi con i nostri compagni quando la globalizzazione ancora non c’era.
Per pietà verso l’intelligenza, dategli la cittadinanza, spesso sono anche più colti e parlano meglio dei tanti burini che sui social li offendono magari per il colore della pelle o la forma degli occhi.
Sono parte di noi.
Cari partiti di destra, sinistra e centro, per una volta non fate calcoli elettorali, che a far di conto non siete bravi, per una volta non seguite i sondaggi, non fateci contenti o meglio non fateci fessi, dite una cosa non di sinistra o di destra, dite una cosa di civiltà, di onestà, una cosa pulita, una cosa che non serva solo alla vostra bottega, alle vostre poltrone, pensate e fate una cosa che serva a rendere il nostro paese e magari l’Europa un luogo un po’ più umano, un po’ più civile. Perché non si vive solo di risparmio sulle bollette, o togliendo accise sulla benzina, si vive anche di accoglienza ed integrazione e questi ragazzi sono inclusi già; solo voi nel nome di preconcetti e pregiudizi siete incapaci di guardare alla realtà della loro presenza.
O parlamentari! Se non avete il fegato, abbiate almeno il cuore di far passare una legge di civiltà, nel rispetto della nostra cultura imbevuta di cristianesimo che si mescola alla realtà scientifica delle cose. Per una volta siate morali e non moralisti.
Date a Cesare quel che è di Cesare e a questi ragazzi la loro cittadinanza.
Veleno