Chi sono davvero gli intellettuali? Che valore ha la cultura all’interno della società? Sono alcuni interrogativi che il grande Molière sicuramente si era posto scrivendo “Les femmes savantes”, in italiano “Le intellettuali”, andato in scena per la prima volta a Parigi al Palais-Royal l’11 marzo 1672.
Pensa bene di riproporlo a Milano Monica Conti che, continuando a investigare il teatro molièriano, ne ha curato la regia e l’adattamento, prodotto da Elsinor, con scene e costumi di Domenico Franchi, luci di Antonio Zappalà e le musiche di Giancarlo Facchinetti.
Al centro della storia, una famiglia borghese scombussolata dagli intellettualoidi capricci di Filaminta, la padrona di casa, che vuole dare in sposa a tutti i costi la figlia minore Enrichetta allo pseudo poeta Trissottani idolatrato anche dalle “intellettuali” di casa, la figlia maggiore Armanda e la zia Belisa. Enrichetta invece è innamorata di Clitandro, unione appoggiata da Crisalo, il padre della ragazza. Il contrasto tra Crisalo e Flaminta per la scelta del genero viene risolto dallo zio Aristo che annuncia la rovina economica della famiglia. La notizia (non vera) svelerà l’ambizione venale di Trissottani interessato a sposare la ragazza solo per la sua eredità.
“Le intellettuali” ebbe da subito un successo di pubblico e di critica. Pone, infatti, al centro importanti riflessioni: da un lato il valore e la funzione della cultura e degli intellettuali all’interno della società e dall’altro l’esigenza delle donne di emanciparsi culturalmente.
Il tutto amalgamato in un’arguta farsa dove neanche la borghesia si salva con la sua consueta morale che si contrappone al mondo delle “intellettuali”.
Tematiche ancora attualissime suggellate dalla sottile e pungente ironia di un maestro del teatro e acuto osservatore della società. E’ giusto che le donne vengano relegate dalla consuetudine a ruoli domestici? “La donna è stata bloccata per secoli. Quando ha accesso alla cultura è come un’affamata. E il cibo è molto più utile a chi è affamato rispetto a chi è già saturo”, sostiene Rita Levi Motalcini.
Mentre sugli intellettuali alcuni scrittori e poeti si sono così espressi: “Intellettuali: uomini che vogliono dare la preminenza su tutte le facoltà dello spirito alla facoltà meno lungiveggente: l’ingegno. Vedono tutta la fila dei lumi, non vedono la notte che è intorno” scrive Ugo Bernasconi in Parole alla buona gente e ancora “la più amena trovata dell’intellettualismo è di pigliarsela con l’intelletto”.
“Un intellettuale è un uomo la cui mente osserva se stessa” scrive invece Albert Camus in Taccuini.
“Il tema è il potere nelle sue diverse forme” sostiene la regista Monica Conti.
Ma in fin dei conti il potere è detenuto da chi davvero possiede cultura. Quella vera, che è “quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi hanno” sostiene lo scrittore e autore satirico, Karl Kraus noto per le sue ironiche critiche alla società, alla cultura e alla politica.
Gli attori della compagnia Elsinor composta da Maria Ariis, Stefano Braschi, Marco Cacciola, Monica Conti, Federica Fabiani, Miro Landoni, Angelica Leo, Roberto Trifirò, Carlotta Viscovo, ben hanno saputo dar corpo e voce ai personaggi in una prova corale.
Il successo dello spettacolo è sicuramente da attribuire a questa bella compagnia, che rispolvera un testo molto famoso, ma poco rappresentato in Italia rispetto ad altri lavori del grande commediografo francese. La pièce rimarrà in scena a Milano fino al 29 marzo.
Chiara Lostaglio
Teatro Sala Fontana
via Boltraffio 21, Milano
dal 12 al 29 marzo 2015
“Le intellettuali” di Molière
traduzione Cesare Garboli
adattamento e regia Monica Conti