Le guerre di Mario Rigoni Stern: trauma racconto guarigione, di Gianluca Cinelli (Morlacchi Editore 2022, pp. 252) è, senza ombra di dubbio, una lettura importante per tutti coloro che si interessano alle tematiche annunciate dal sottotitolo del libro, e per le ragioni che eluciderò. La prima ragione è che Cinelli ha una scrittura scorrevole, cosa che non passa inosservata agli occhi di chi prova ad addentrarsi nel libro. Le tematiche sono complesse e serie e affrontarle, come lo fa Cinelli, con una scrittura elegante, mi sembra una scelta estetica tra le più riuscite, e non solo perché catalizza l’attenzione sull’“oggetto”. Come lettore infatti, quasi dimenticavo di essere condotto per mano per il paesaggio di sofferenza rappresentato nei libri di Mario Rigoni Stern. Questo accade perché, mentre lo fa, produce un’empatia possibile. Un pathos eccessivo avrebbe potuto mettere in secondo piano l’opera stessa di Rigoni Stern e l’autore invece merita una posizione di spicco.
Perché mai un autore meriterebbe questa posizione? Una possibile risposta a questa domanda è rappresentata dalla seconda ragione per la quale consiglierei la lettura di Le guerre di Mario Rigoni Stern. Mi ricordo di quello che dice Hans-Georg Gadamer in Verità e metodo: comprendere un testo significa comprendere la domanda di cui questo stesso testo funge da risposta. Sia l’ermeneutica, sia Rigoni Stern sono già stati oggetto di studio di un altro libro di Cinelli: Ermeneutica e scrittura autobiografica: Primo Levi, Nuto Revelli, Rosetta Loy e Mario Rigoni Stern (Unicopoli 2008). Proprio per questo, consapevole dell’importanza che assume Gadamer per la proposta interpretativa dell’autore – così come chiarito dal riferimento all’interpretazione come un “gioco” (p. 28) – oso dire che l’interpretazione di Cinelli dell’opera di Rigoni Stern ci invita a riflettere sulla seguente domanda: come guarire le esperienze traumatiche senza addomesticarle?
Questa domanda rappresenta una prospettiva di lettura possibile, ma in qualche modo permea il libro, la cui struttura è abbastanza didattica. Cinelli divide il libro in due grandi parti (I traumi della guerra e Le vie della guarigione). La prima parte è composta da quattro capitoli, nei quali vengono interpretate alcune opere di Rigoni Stern, da Il sergente della neve (1953) fino a Aspettando l’alba (2004), passando per Ritorno sul Don (1973), Storia di Tönle (1980), L’anno della vittoria (1985) ed altre, tra cui diverse testimonianze di Rigoni Stern ne Il coraggio di dire no.
Nella seconda parte invece si trovano tre capitoli a carattere più tematico. Ciononostante, la divisione non è rigida e le opere transitano tra i capitoli, come se il contenuto non potesse mai essere esaurito completamente. Non sarebbe dunque questo un modo di fornire un’interpretazione che non addomestica, mostrando come le parole di Rigoni Stern assumono significati diversi dipendendo non soltanto dal passare del tempo, ma anche dalle inquietudini che suscitano nel lettore? La scrittura chiara di Cinelli dunque si snoda attraverso una struttura delicata e complessa di esposizione delle tematiche e si basa su una ricerca rigorosa. Per ricerca rigorosa si intende un ascolto attento alla parola dei superstiti di guerra, che si esplicita in una esemplare investigazione lessicale e semantica. Il rigore metodologico si rende possibile mediante un compromesso etico con il testo dell’altro. Scrittura e metodo formano un unico sistema intrecciato e anche se sembra molto difficile affrontare con pienezza la complessità del tema, vorrei indicare alcuni nodi elaborati in maniera magistrale ne Le guerre di Mario Rigoni Stern.
Ho scelto tre parole importanti non solo per il libro di Cinelli, ma anche per le ricerche sul trauma, memoria culturale e racconti di sopravvissuti. Ognuna di queste parole è associata ad uno dei termini menzionati nel sottotitolo del libro (“trauma”, “racconto” e “guarigione”), esse sono corpo, silenzio e lutto. Le associazioni non implicano delle corrispondenze analogiche che producono equivalenze, bensì derivazioni e inviti alla riflessione.
Il corpo è il corpo traumatizzato e ferito, ma è anche il corpo disorientato nello scenario di guerra, assalito dall’angoscia (affetto identificato e analizzato con precisione lungo il libro), proprio perché si trova in uno scenario di guerra, dove si vive senza coordinate e direzioni. Ma è anche il corpo degli animali e della natura, è la materialità cruda capace di acquisire forma poetica nelle mani di Rigoni Stern, come mostra bene Cinelli. Basta ricordare, ad esempio, le ricerche di Bessel van der Kolk, il cui libro The Body Keeps the Score: Brain, Mind and Body in the Healing of Trauma è diventato un punto di riferimento degli studi sul trauma, per comprendere l’importanza del contributo di Cinelli.
Il silenzio, a sua volta, è un termine significativo proprio per la sua ambivalenza. Il silenzio è il presupposto della narrativa, è la temporalità dell’attesa e dell’elaborazione, è la postura di ascolto che rende possibile udire la natura e allo stesso tempo riorientarsi nelle circostanze contingenti. Attorno al silenzio possono gravitare altri termini, anch’essi analizzati da Cinelli, come ad esempio distanziamento e isolamento, ma anche responsabilità e amicizia. Più che fare del silenzio un sintomo della totale impossibilità della parola, nel saggio di Cinelli esso diventa luogo di tensione e di possibile cura del trauma. In questo senso, il lutto – altro tema centrale nel libro – configura come un’esperienza essenziale.
Il lutto si presenta come una temporalità vissuta, imposta dalla sconfitta. In tal modo, il libro di Cinelli potrebbe contribuire al pensiero di Reinhart Koselleck che elabora la sconfitta come impulso della coscienza storica. Il lutto si esprime nel culto dei morti e nella responsabilità che esso implica: è un tema forte per l’etica di Rigoni Stern. Si tratta di una responsabilità che si articola su più livelli: la struttura indeterminata della storia, segnata dalle incertezze, la vita e la morte degli altri, raccontate dalla scrittura e dalla memoria. Si parla dunque di una responsabilità temporalmente strutturata: futuro, presente e passato. Con questo, Cinelli mostra con arguzia quello che possiamo imparare con l’opera di Mario Rigoni Stern: la riconciliazione con il passato non vuol dire dimenticarlo, ma essere capaci di integrarlo in una narrativa eticamente impegnata con se stesso e con gli altri.
Pedro Caldas
(Tradotto dal Portoghese da Irma Caputo)
Bibliografia
- Cinelli. Le guerre di Mario Rigoni Stern: trauma racconto guarigione, Morlacchi Editore, 2022.
- Cinelli. Ermeneutica e scrittura autobiografica: Primo Levi, Nuto Revelli, Rosetta Loy e Mario Rigoni Stern. Unicopoli, 2008.
- G. Gadamer. Verità e metodo. Bompiani, 2000.
- v. der Kolk. The Body Keeps the Score: Brain, Mind and Body in the Healing of Trauma. Penguin Books, 2014.
- Koselleck. Erfahrungswandel und Methodenwechsel. Eine historisch-anthropologische Skizze. Zeitschichten: Studien zur Historik. Suhrkamp Verlag, 2000.
L’AUTORE: Gianluca Cinelli è ricercatore in Italianistica e Letterature Comparate, redattore della rivista Close Encounters in War e autore di numerosi saggi e articoli sulla letteratura di guerra. Nei suoi lavori esplora il complesso sistema di relazioni esistenti fra storia, mito e narrazione in autori come Nuto Revelli, Primo Levi, Mario Rigoni Stern, Alessandro Manzoni e Joseph Conrad. Uno dei suoi interessi principali è la rappresentazione e la cura del trauma attraverso il racconto.
IL LIBRO:
Gianluca Cinelli
Le guerre di Mario Rigoni Stern
Trauma, racconto, guarigione
Scheda del libro sul sito dell’editore
Isbn: 9788893923828
Pagine: 252
Anno di pubblicazione: 2022 – 16€