Laicità in Francia. E se il prossimo Papa fosse francese?

Con una Legge del 1905 a firma dei deputati Aristide Briand e Emile Combes il parlamento francese decise una radicale e definitiva separazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica. Da allora la laicità è diventata per la Francia il valore principale di cui i francesi sono più che fieri, mettendolo, con tutta probabilità, al primo posto di una classifica valoriale su cui reggere la propria comunità, il proprio Stato.

Ancora oggi, a distanza di più di un secolo, il tema di una laicità senza se e senza ma è la punta di diamante della sinistra francese, e non solo, che arriva finanche a sostenere che la Francia secolarizzata di oggi è un luminoso esempio della transizione a modelli comunitari globalizzati, e, pertanto, da qui, la necessità di dissolvere finanche la propria identità culturale.

Aristide Briand

Il problema di mettere insieme radici culturali cristiane e laicità costituisce oggi uno dei motivi più critici della crisi culturale e di valori delle nostre civiltà occidentali. Basti pensare che oggi in Gran Bretagna solo il 46% della popolazione si dichiara credente, parliamo di cristiani protestanti, mentre la comunità cattolica è quasi in estinzione.

In Francia il tema del rapporto religione e Stato è fortemente divisivo e va aggiunto che il crescente aumento dell’immigrazione dai paesi arabi ha portato ad uno sviluppo fortissimo della comunità islamica che oggi arriva al 10% dell’intera popolazione francese, il che, nel tempo, ha acuito le tensioni interne al paese che pur avendo imposto una legge che vieta i simboli religiosi, riesce con molta difficoltà a frenare i modi, i costumi di quella parte di popolazione di origine araba che non ha alcuna intenzione, diversamente da quanto chiedono i diversi i governi che si succedono in Francia, evocando proprio quella legge del 1905, di rinunciare ai propri tratti identitari compreso le tradizioni e il modus vivendi che caratterizzano la religione del Profeta.

Si arriva così al paradosso che sulla religione cristiana, e in particolare cattolica, è scesa una coltrina di omissioni e ipocrisie. I francesi sul tema sono assai reticenti e repressi dovendo però subire l’esuberanza, anche sorretta da una parte della locale sinistra, della comunità musulmana. Va aggiunto che, ad esempio, nell’esperienza universitaria si fatica ad intavolare una discussione con gli studenti sul tema, gli stessi assumono un atteggiamento perlopiù omertoso, quasi si vergognassero di dire dei loro sentimenti sul rapporto tra religione cristiana e Stato.

Tutto ciò appare incomprensibile. Da quel 1905 vi è stata come una gara tra i governi francesi al disconoscimento continuo delle radici culturali cristiane in Francia, una forzatura fondamentalmente antistorica e ipocrita, basterebbe leggere la storia di questo magnifico Paese, per capire quanto la chiesa sia importante per i francesi. Dalle Crociate, a Giovanna d’Arco, ai tanti santi dati al cattolicesimo fino alla Madonna di Lourdes e a Bernadette. Il che senza dimenticare che nella vivacissima storia della cultura francese vi sono anche gli illuministi, l’affermazione della laicità, della separazione dei poteri, la rivoluzione francese e tutto il resto. Tutta questa corsa alla repressione delle radici cristiane storiche e culturali francesi non sembra comunque in sintonia con il sentire della stragrande maggioranza della popolazione, se è vero che una recente indagine demoscopica ha rivelato che oltre il 77% dei francesi considera che il Paese abbia forti radici e tradizioni cristiane e allora?

Diventa davvero difficile capire questa autoflagellazione continua che, ancora oggi, dal presidente Macron fino all’ultimo impiegato delle Università francesi, ci ripete mortificandosi che la Francia non ha identità e tanto meno ne ha religiose.

Sarebbe necessario capire, anche qui una cosa che negli altri paesi dell’Occidente sembrerebbe scontata, ovvero che un Paese può avere solidissimi tradizioni e costumi cristiani e finanche cattolici e tuttavia ben essere laico accogliendo volentieri anche comunità di altre confessioni religiose. Ne fu esempio per cinquant’anni la Democrazia Cristiana in Italia che, senza reprimere la naturale vocazione cristiana degli italiani, garantì, col concorso delle altre forze politiche, laicità e libertà a tutti. Nel sistema italiano che fieramente mostra nelle sue scuole e nei suoi uffici e pubblici e tribunali il crocifisso o i presepi a Natale, sono state fatte leggi per il divorzio, l’aborto, leggi per tutelare le unioni di fatto anche omosessuali. Questo per dire che i valori religiosi possono ben convivere in una solida democrazia che serba gelosamente quel principio di laicità che tanto è caro a buona parte della politica francese.

Francesco benedetto da Monsignor Parolin

Tuttavia, non si può nascondere che il malessere francese sia la punta di un iceberg di un ben più vasto malessere che riguarda la crisi dei valori, non solo religiosi, che attanaglia ormai da un secolo tutto il nostro Occidente che appare un  modello mondiale sulla via del declino. Un Occidente privo di grandi ideologie, sempre più  servo di logiche mercificatorie dell’esistenza, logiche favorite dallo sviluppo tecnico informatico e che assiste con inquietudine all’affermarsi dell’intelligenza artificiale. Si avverte così una tendenza alla disumanizzazione che certamente non potrà non avere peso nel futuro non solo dei vertici ecclesiastici ma delle nostre stesse politiche.

Dal punto di vista della Chiesa, che si accinge al suo conclave, si pone così una scelta che appare decisiva: proseguire sulla strada voluta da Francesco di un Chiesa sempre più attenta alle periferie del mondo, alle realtà della sofferenza, a quei luoghi che Papa Bergoglio aveva visitato con insistenza, per portare da gesuita il messaggio francescano ai poveri del pianeta, alle vittime di guerre spesso dimenticate, insistendo, da vero Papa del popolo, come tanti hanno sottolineato, ad attaccare i potenti che sono pronti anche a devastare quel Creato caro proprio al santo d’Assisi, nel nome di nuovi profitti; oppure fare un’altra scelta, forse più difensiva, ovvero eleggere un nuovo Papa che abbia come missione principale la ricostruzione della Chiesa proprio in quell’occidente sempre più in crisi di valori, sempre meno comunitario, segnato da una consistente crisi di vocazioni, che guarda sempre più alle abbazie e ai monasteri come monumenti del tempo che fu e non come luoghi di culto e meditazione. Una chiesa che voglia dare risposte al nostro mondo sempre più disperato, individualista e disumano.

Papa Francesco, il Papa venuto dal punto più lontano del pianeta, nel suo giusto furore a favore degli ultimi, per la pace, per la preservazione del Creato e quindi del nostro mondo, ha finito però per dimenticare, sfiorandola solo, la crisi profondissima del nostro Occidente e dei suoi valori politici e religiosi. Non sta certo al Papa, di risolvere la crisi delle nostre democrazie ma non si può escludere che l’assenza di una Chiesa che abbia forti motivazioni per risvegliare lo spirito della nostra storia abbia contribuito alla più generale crisi di fiducia nelle ideologie e nelle stesse istituzioni delle nostre democrazie.

Forse il conclave rifletterà anche sul bisogno di non lasciare soli gli occidentali e i tanti suoi giovani che oggi si trovano emarginati da ogni possibilità di costruire con il loro, il futuro delle nostre società, magari così invertendo quella rotta decadente percorsa dal nostro mondo.

Qui in Francia si vorrebbe un Papa francese, credo sia dal Seicento che al soglio pontificio non salga un francese e molti pronosticano l’elezione del simpaticissimo e vivacissimo  Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, per altro molto amato dai più progressisti, davvero non sappiamo se questa volta toccherà a un francese, tuttavia non ci sarebbe da stupirsi se la Chiesa puntasse su un europeo, del resto lo stesso Benedetto XVI, papa Ratzinger, fu eletto proprio per questa missione, ricostruire la Chiesa in Europa.
Orbene, sarebbe davvero interessante capire la reazione della Francia, con la sua strana idea di laicità, all’elezione di un Papa francese. Sarebbe interessante capire anche quale menù questo Papa servirebbe ai suoi compatrioti per ricostruire fede e speranza in questa comunità.

Jean-Marc Aveline con Papa Francesco

Così come sarebbe interessante vedere la reazione dell’Europa, sollecitata dal trumpismo e dalla minaccia sovranista e del fondamentalismo, quello si teocratico, proveniente dal terrorismo islamico, a trovare una sua sempre più solida unità anche nei temi dei valori culturali e tradizionali, dove certo non va disconosciuto il peso determinante della tradizione cristiana che costituisce uno dei tratti identificativi e unitari sì dell’Occidente tutto, ma poi in particolare della nostra Unione.

Un Papa anche nella nostra contemporaneità ha un indubbio peso anche politico, lo ebbe Giovanni Paolo II nell’accelerare la crisi dell’ideologia comunista e la fine del blocco sovietico, potrebbe averlo un nuovo Papa che abbia cura di tutelare e rianimare quel sentimento solidaristico e umanista che è proprio della cristianità ma che è anche fonte della nostra cultura occidentale.

Nicola Guarino

Article précédent1975-2025: 50 anni fa, le urla dalla Cambogia
Article suivantAnna Ruotolo e la sua raccolta di testi “Prodigi” (poesie 2007-2020)
Nicola Guarino
Nicola Guarino, nato ad Avellino nel 1958, ma sin dall’infanzia ha vissuto a Napoli. Giornalista, già collaboratore de L'Unità e della rivista Nord/Sud, avvocato, direttore di festival cinematografici ed esperto di linguaggio cinematografico. Oggi insegna alla Sorbona presso la facoltà di lingua e letteratura, fa parte del dipartimento di filologia romanza presso l'Università di Parigi 12 a Créteil. Attualmente vive a Parigi. E’ socio fondatore di Altritaliani.

1 COMMENTAIRE

  1. Pouvait on imaginer plus belle sortie de Pontificat pour Papa Francesco, si plein d’humilité vraie et de discernement, que cette concomitance exceptionnelle entre ultime Bénédiction pascale, hommage rendu au Pape des « confins » et célébrations du 25 avril en Italie.
    On dit la France déchristianisée, bien qu’attachée majoritairement aux traditions catholiques et peu pratiquante. Cela ne favorise pas, en fait la mise en oeuvre exigeante de la laicité au plan politique. L’analyse de Nicola Guarino le fait ressortir
    Un Pape français pourquoi pas ? Ce pourrait être un « signe » à cet égard, un alignement des planètes aussi pour la Résurrection de l’Europe ? Que Jean marc AVELINE apprenne l’italien ce ne parait pas hors de portée
    Sylvie SERRA

LAISSER UN COMMENTAIRE

S'il vous plaît entrez votre commentaire!
S'il vous plaît entrez votre nom ici

La modération des commentaires est activée. Votre commentaire peut prendre un certain temps avant d’apparaître.