Ci sono immagini che corrono sulla televisione e sul web davvero mostruose, anzi terrificanti a dir poco: strade deserte con luci abbaglianti.
Contraddizione in termini giacché le luci parlano di gioia, discettano di comunicazione e di festa e la solitudine invece dice il contrario, tutta in grigio.
Come in una celebre “Operetta morale” di Leopardi la terra appare desolata ossia priva di uomini giacché “quei monelli” sono tutti spariti, quali facendosi la guerra e uccidendosi a vicenda, quali producendo virus, ammalandosi e morendo dunque.
La terra desolata è forse il destino profetico dell’umanità globalizzata e senza barriere?
La letteratura profetica e apocalittica al riguardo è notevole con i paesaggi desolati, aridi, privi di uomini e di prospettive.
La terra può finire, dice ne “La ginestra” Leopardi, ma non la natura.
Forse pure dietro il gigantesco senso di colpa rappresentato ne “Il processo” di Kafka c’è proprio il sentimento della desolazione che una colpa inconfessata ha prodotto.
All’origine dei grandi travagli dell’umanità c’è proprio il senso che le tragedie collettive sono determinate da colpe orrende di cui la catastrofe in atto è espressione ed insieme espiazione.
La rappresentazione della peste del Boccaccio e del Manzoni, sotterraneamente contengono questo spaventoso messaggio.
Manzoni lo rimuove, proponendo in modo grottesco la figura dei monatti ed inserendo nella descrizione l’umana cristiana pietà con l’episodio di Cecilia:
Scendeva dalla soglia di uno di quegli usci…..
L’incipit ha l’andamento di una solenne elegia come un inno per esorcizzare la morte. Ma altre pagine sono crude e terribili.
La peste, l’epidemia che diviene pandemia, ha origine nella credenza religiosa del male morale.
Lattanzio, apologeta latino cristiano di origine africana, dell’inizio del IV secolo, ha composto in un volume celebre nell’antichità sulla fine dei persecutori : De mortibus persecutorum (316-321) appunto con l’interpretazione delle giuste pene pagate dagli imperatori per la morte dei Cristiani.
Manzoni resta al di qua e fa dire a Fra Cristoforo dinanzi all’appestato Rodrigo: “Puo’ essere castigo o misericordia”.
Lo scarto tra il male individuale e quello sociale comporta una diversificazione.
Ma la paura nasce dall’associazione al male generale della colpa universale.
Una società fondata sul profitto e sulla disuguaglianza ha motivi per fondare ed alimentare la paura.
Carmelina Sicari
LINK INTERNO ALTRITALIANI :
La metafora della peste in Camus e Manzoni – della stessa autrice
https://altritaliani.net/la-metafora-della-peste-in-camus-e-manzoni/
La Peste come l’apocalisse è una formidabile metafora morale del male di stringente attualità.
Buongiorno professoressa, sono Giuseppe Messina, non so se si ricorda di me, sono passati tantissimi anni da quando mi ha aiutato a prepararmi per la maturità. Vedo che l’ultimo articolo risale allo scorso anno, spero riesca comunque a leggere questo mio commento. Ho un ricordo bellissimo delle nostre lezioni, quello che mi ha insegnato è stato un faro per tutta la vita. A distanza di 34 anni volevo ringraziarla di nuovo per avermi insegnato a “ragionare” e ad imparare. Grazie ancora un caro abbraccio.