L’elezione di Alexis Tsipras in Grecia sembra accordarsi con la teoria del sociologo tedesco da poco scomparso: Ulrich Beck, uno dei teorici della globalizzazione e della società del rischio. E’ stato definito un visionario perché ha previsto che la nuova generazione è pronta a dare soluzione alla crisi mondiale. “Ci salverà la generazione dei Nuovi Colombo?”
Interrogarsi sull’Europa oggi significa porsi interrogativi che non presuppongono facili risposte, anche alla luce del sorprendente successo del leader greco Alexis Tsipras che qualche giorno fa si è assicurato una vittoria inattesa alle elezioni con il suo partito Siriza per il rinnovo del Parlamento del suo paese, lanciando una sfida alla UE ed alla Merkel sul tema dell’austerità. La sua campagna elettorale è stata tutta improntata sulla necessità di respingere la “troika” che ha richiesto sacrifici enormi a tutto il popolo greco, di ricontrattare il grande debito del paese di tre miliardi e più e di avviare una nuova politica attenta alla ripresa ed alla crescita, piuttosto che ad una cieca stretta finanziaria che aiuta magari a tener i conti in ordine, ma non a soddisfare le aspettative e le speranze dei popoli afflitti da crisi economica.
Anche altri paesi dell’eurozona (Italia, Francia, Spagna) sono d’accordo e solidali con questo programma, ma nessuno con la chiarezza e la lucidità della Grecia, bistrattata da anni, e che ora vuol provare a cambiare i piani di sviluppo.
Aveva previsto questa situazione ed avanzato una sua teoria il sociologo, sorto dal seno stesso della Germania, Ulrich Beck (Stolp 1944 – 1 gennaio 2015), scomparso appena qualche mese fa, uno dei più grandi pensatori dell’ultimo secolo. Docente e direttore del dipartimento di Sociologia dell’Università di Monaco, s’è fatto conoscere per i suoi studi che andavano nella direzione opposta all’austerity europea. Nel suo più importante saggio: Risikogesellschaft (La società del rischio) del 1986, appena prima dell’incidente di Chernobyl, si fece portavoce del pericolo che corre la società per lo sviluppo disordinato e per la globalizzazione. Dal 2010 era entrato nel gruppo Spinelli per il rilancio dell’integrazione europea ed era venuto pure in Italia a Pordenone, nel 2014. Testimone d’un quarantennio di politica neoliberista europea, si convinse che l’individualismo sociale e il nazionalismo sono mali endemici che vanno superati. In un’intervista sul “Guardian” del 28 novembre 2011 sostenne che la crisi poteva essere un’opportunità per la democrazia a patto di avere la forza intellettuale e politica di abbandonare l’euro-nazionalismo tedesco e fare emergere una comunità europea di democrazie dove la condivisione della sovranità divenisse un moltiplicatore di potenza e democrazia.
Anche gli articoli pubblicati su “Repubblica”, in occasione degli scontri tra giovani e polizia nelle banlieues francesi in fiamme, nel 2006 e nel 2007, esprimono la sua preoccupazione per la sicurezza sociale:
L’Europa non è uno stato, non un’unità territoriale: c’è una geometria variabile, relazioni interne ed esterne variabili, una democrazia variabile, un’identità variabile.
Il modello di società è cambiato per varie sollecitazioni oggi verificatesi: globalizzazione, individualizzazione, disoccupazione, rivoluzione dei generi, crisi ecologica, turbolenza dei mercati finanziari.
Legittime appaiono perciò le sue domande: Come sono possibili la democrazia e la libertà al di là della piena occupazione? Come potranno le persone diventare cittadini consapevoli senza un lavoro retribuito? Abbiamo bisogno d’un reddito di cittadinanza pari a circa 700 euro. Non è una provocazione, ma un’esigenza politica realistica.
E’ un caso se il nuovo leader greco Tsipras ha voluto subito aumentare e portare a 700 euro il salario minimo dei suoi concittadini, appena formato il nuovo governo? Fatto sta che il sociologo tedesco ci ha visto chiaro anche se ha giudicato il cambiamento una partita difficilissima che però ha per posta finale l’Europa dei cittadini e della crescita, un’Europa a cui dare finalmente un volto umano e solidale.
Il linguaggio di questa possibile svolta è nuovo. Le definizioni: “L’Europa nella seconda modernità” e “La società del rischio” sono state coniate da Beck per indicare il momento storico preciso che è quello presente e il pericolo che corre la nostra civiltà. Siamo passati dalla vecchia politica di redistribuzione dei beni alla redistribuzione dei rischi in tutti i campi: dal terrorismo, alle manipolazioni genetiche, allo sfruttamento delle risorse energetiche, dal razzismo alla povertà radicale. Ma la paura può creare un forte legame sociale come ha dimostrato la marcia di Parigi all’indomani dell’attentato di Charlie Hebdo. Mai si erano viste tante persone radunate per protestare. Questo ci fa ben sperare.
“Ci salverà la generazione dei Nuovi Colombo”?
U. Beck è stato definito un visionario perché ha previsto che la nuova generazione è pronta a dare soluzione alla crisi mondiale. Peccato che sia scomparso prematuramente prima di vederla in azione! Intervistato nel 2013 ha parlato di come potrebbe avvenire il cambiamento che ora è sotto i nostri occhi. Si andrà, egli dice, oltre la destra e la sinistra, perchè i partiti, collegati alla vecchia idea di stato-nazione, saranno superati. La nuova generazione sarà quella dei social-media, simile per ardimento alla spedizione di Colombo alla scoperta d’un nuovo continente, di cui però non ci sono né mappe, né nomi. I giovani creeranno un ambiente cosmopolita, altamente connesso, come accade attualmente per la federazione dei piccoli “cantoni” svizzeri modellata sulla New York internazionale. Il futuro si aprirà così con la sperimentazione di città globalizzate e cosmopolite, rispettose dell’identità degli altri.
Si può considerare auspicabile dunque che inizii un nuovo corso politico con forme di cooperazione internazionale che pongano le premesse per una convivenza più civile ed una maggiore giustizia sociale.
Gaetanina Sicari Ruffo
(Reggio Calabria)
La società del rischio. Sulla via di un’altra modernità.
Purtroppo la solidarietà di Renzi a Tsipras é durata appena lo spazio di un mattino! Mai gesto quale l’offerta di una cravatta fu più simbolico! Il giorno dopo aver ricevuto Tsipras, Renzi é rientrato nei ranghi, schierandosi con l’assurdo rigore propugnato dalla Merkel, al di là delle evidenze che cio’ crei recessione nei paesi fortemente indebitati.
La società del rischio. Sulla via di un’altra modernità.
Non ci si poteva aspettare che tutto riuscisse facile all’apparizione di Tsipras. La strada per la soluzione della CRISI è irta di difficoltà,ma l’unica da attraversare,e secondo me,è percorribie,se gli altri stati si coalizzeranno,minacciando di uscire dall’euro. Renzi si tira indietro perchè ha paura di ritorsioni ora che per l’Italia con la UE va meglio.Bisogna attendere ed insistere e mostrare coraggio.