Palermo è una città sempre ricca di appuntamenti e di offerte culturali. Tra cartelloni teatrali di prosa e musica, mostre varie ed esposizioni che calano la Sicilia nel mondo, dal suo passato all’oggi, ve n’è una davvero imperdibile. Si tratta della personale antologica del fotografo Ferdinando Scianna, attualmente in corso, vedibile e godibile fino al prossimo 28 luglio.
Per chi non lo sapesse Ferdinando Scianna è l’unico fotografo italiano presente nella nobilissima Agenzia Magnum Press, di cui hanno fatto parte i più grandi fotografi, come Robert Capa per citare un solo esempio. Ha lavorato con Tornatore ed ha conosciuto Henri Cartier-Bresson di cui, a giusto diritto (vista la mostra), si ritiene allievo. Siciliano di Bagheria alle porte di Palermo, ha lavorato per stilisti come Dolce & Gabbana, pubblicato libri di immagini e scritti con Leonardo Sciascia, è stato inviato di guerra e dall’età di 11 anni ha fatto foto finendo per girare il mondo.
“Il mistero non è nell’invisibile ma nel visibile” afferma Scianna. In questa sua massima c’è un po’ l’idea della sua fotografia. Fotografare la realtà, il freddo dato che ci arriva dal mondo che diviene ambiguo attraverso l’occhio del fotografo capace di leggere in quel percepito tutte le contraddizioni che l’apparenza ci offre. Quanto è vero che l’apparenza inganna.
È proprio quell’occhio ingannatore che fa della foto arte, medium verso il lettore di immagini, suscitando in lui sensazioni ed evocazioni altrimenti impercettibili.
Come non vedere tutta la Sicilia nella foto che mostra Sciascia in chiesa con i suoi figli frontali alla camera e il Cristo disteso morto alle loro spalle. Una sintesi in un clic che racchiude secoli di cultura.
Le immagini di Scianna non sono alla ricerca dell’invisibile, non puntano all’astrazione, colgono aspetti inquietanti, momenti dell’ambiguità della vita che si offrono al dolore e a volte al riso. Acutamente sottolinea come il siciliano abbia una sua specificità. Come lui stesso in più occasioni ha avuto modo di sostenere, il siciliano è fondamentalmente un uomo (o una donna) solo, e i funerali e le feste sono forse l’unica occasione vera di socialità e anche in quel caso, come mostra nelle foto di feste e celebrazioni ad Enna o nella sua Bagheria, si è mascherati, rendendosi cosi oggetto di mistero, di interpretazione.
Tra le contraddizioni spicca una sua foto scattata a Beirut, durante una delle tante guerre che ha visto opporre musulmani a cristiani. Un cecchino che spara a qualcuno avendo sul calcio del fucile l’adesivo della madonna, simbolo di pietà e misericordia.
Gli specchi sono tra le sue “ossessioni”, contraddizione per antonomasia, simbolo della proiezione del contrario di quello che si è. Nelle sue immagini sono ricorrenti finendo cosi per creare un dialogo tra riflessi e persone, segmenti di corpi ed espressioni di volti.
Cosi come l’ambiguità del sonno, il dormire, nelle sue immagini risulta di difficile interpretazione. Nei suoi ritratti è difficile stabilire se i soggetti raffigurati siano dormienti, magari stremati dalla fame o chiusi nei loro sogni o più semplicemente e crudelmente morti. Un morire, dormire forse sognare che lui ritrova in varie forme e contesti, da New York al Bangladesh, dalla sua amata Bolivia alla sua natia Sicilia.
Il rapporto tra realtà e verità nei suoi scatti si fa mistero creando un duplice dialogo tra oggetto e soggetto, tra fotografo e spettatore delle sue immagini in un rapporto di interpretazione che stimola proprio quest’ultimo a ricercare come fa lui ad esempio, il senso della Sicilia o dei luoghi (tanti) da lui fotografati.
“Ho iniziato a fotografare la mia Bagheria alla ricerca di cosa fosse la Sicilia e chi erano i siciliani e poi attraverso quelle foto credo di aver capito qualcosa che altrimenti non era spiegabile. Da li poi il discorso si è esteso alle tante società del mondo e all’uomo nella sua individualità e complessità”. In queste parole, che spero di aver riprodotto il più fedelmente possibile, c’è tutto il lavoro di Ferdinando Scianna, che anche quando ha lavorato su commissione come per i ricordati Dolce & Gabbana, non ha rinunciato alle ambiguità esibendo lo star system delle modelle affianco alle arcaiche donne dei paesini dell’entroterra siculo. Mostrando lo stridente contrasto di una regione che anche per lessico parla al passato remoto affianco ai simboli del glamour odierno.
La contraddizione anche nei ritratti, molti nella sua personale, di personaggi celebri da Cartier Bresson, a Martin Scorsese, simbolo di Hollywood con profonde radici proprio nella sua regione, al dualismo di amicizia e rivalità tra Isabelle Huppert ed Emmanuele Béart, o ancora lo scrittore ed intellettuale Ignazio Buttitta in tutta la sua proverbiale carica polemica. Scatti che in qualche modo mettono a rischio l’immaginario che circonda queste figure di artisti ed intellettuali, cercando di coglierli nella loro autentica essenza.
C’è un’immagine di Parigi che potremmo esporre come sintesi del discorso di Scianna. Due clochard vinti dal sonno (ancora il dormire) e forse dall’alcol sovrastati da un manifesto dove due calici di champagne si stringono nel classico cin cin.
Davvero questa antologica Viaggio Racconto Memoria va vista non solo per quanto detto, ma anche per la sua completezza e per la sua capacità di non essere pretestuosa, ma leggibile nel dolore e nella gioia da tutti, magari sempre con una punta d’inquietudine.
Nicola Guarino
Vademecum
FERDINANDO SCIANNA
Viaggio Racconto Memoria
21 febbraio – 28 luglio 2019
Palermo, Galleria d’arte moderna
Via sant’Anna 21
Dal martedì alla domenica ore 9.30 – 18.30
Lunedì chiuso
Info e prenotazioni
091.8431605
Facebook mostra Ferdinando Scianna
www.gampalermo.it; www.mostraferdinandoscianna.it