Nel cuore di Vicenza, la città del Palladio, capolavori esposti nei “suoi” capolavori. La splendida Basilica Palladiana accoglie opere provenienti da 30 musei di tutto il mondo dedicate al tema della notte, dagli antichi egizi al Novecento. Il tema della mostra è dei più suggestivi e ancora di più lo è il percorso espositivo firmato Marco Goldin.
Ha aperto, ufficialmente, ‘alla grande’, la notte di Natale, quella che, in modo quanto mai preannunciato, si pone come una delle mostre più attese dell’anno:
[**TUTANKHAMON CARAVAGGIO VAN GOGH.
La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento.*]
Preceduta, more solito dell’ideatore e curatore Marco Goldin, da un battage pubblicitario e pubblicistico di dimensioni pressoché planetarie – a ridosso dell’apertura già più di 100.000 le prenotazioni on line – con concerti, presentazioni ed altri media a vario titolo nelle più importanti città d’Italia, svolte dallo stesso Goldin che si sta rivelando, sempre più, un ottimo imprenditore ‘prestato’ alla Cultura: Dio solo sa quanti ce ne vorrebbero – ora! – in Italia…
.
È la terza mostra organizzata alla Basilica Palladiana – uno dei capolavori architettonici-contenitore del grande Palladio – da Marco Goldin per Linea d’Ombra dopo “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure” , tenuta dal 6 ottobre 2012 al 20 gennaio 2013 (273.334 visitatori in 106 giorni di apertura) e “Verso Monet. Storia del paesaggio dal Seicento al Novecento” (155.520 visitatori in 72 giorni di apertura).
La Notte – elemento femminile per eccellenza quasi come l’acqua, utero d’amore e di mistero di vita – è il fil rouge che informa un’esposizione immensa, ‘creata’ dall’inesauribile ed eclettico Curatore che una volta in più, forse non volendo come ammette lui stesso, o suo malgrado, chissà, riuscirà a stupire il visivo fruitore con un excursus artistico che va dalla cultura egizia prima di Cristo a Van Gogh.
Inizia al buio o, meglio, in penombra, l’iter di ben 113 opere, spesso rare, divise in sei sezioni e provenienti da trenta musei e collezioni di tutto il mondo, glossa quasi sonora a questa avvincente antologia cosmica – perché qui la Notte è Tempo e Spazio Vitale ed Oltrevitale.
Tutto ha inizio lungo il Nilo, dove si sedimenta l’idea della notte del mondo, aldilà del mondo. E’ la notte abitata nel ventre delle Piramidi, raccontata in mostra da reperti che, da soli, valgono per davvero il viaggio a Vicenza. Dal Museum of Fine Arts di Boston giunge per la prima volta in Italia un gruppo di tesori egizi: dal volto del re Menkaura a quello, celeberrimo, di Tutankhamon, re bambino sino ai ritratti del Fayum, quando Egitto e Roma si avvicinano, a partire dal I secolo d. C.
E così la spiega lo stesso Goldin che ha voluto presentare – in parallelo, confronto azzardato quanto realistico, al contempo coi classici – l’opera dell’artista contemporaneo López García, la cui interessante e particolare opera omnia viene presentata in contemporanea in Italia, per la seconda volta in tanti anni, a Palazzo Chiericati, sempre a Vicenza, altro capolavoro dell’architettura rinascimentale palladiana (Link: Mostra Lopez Garcia):
“Mi piace fare mostre come questa, mai per la voglia di stupire, ma sempre e solo perché la pittura, attraverso la conoscenza, sia l’adesione a un sentimento, ne sia il racconto e non mai la spiegazione. Non desidero spiegare niente a nessuno, ho solo la gioia di mostrare che una finestra di Giorgione, oltre la quale sta il velluto di una notte chiara, io la possa appendere accanto a una finestra dipinta da López García quasi cinquecento anni dopo, quando una tangenziale butta la notte della periferia di Madrid dentro quella stessa finestra aperta. Penso che si possano fare mostre anche così, né migliori né peggiori di altre, ma diverse. Dove, sulla stessa parete, a Bellini non debba per forza succedere Giorgione, e dopo di lui Tiziano. Certo, anche questo, ma non solo. Penso che valga la pena vivere e lavorare in questo modo, dentro alla verità d’ognuno. Dentro all’emozione d’ognuno”.
.
E pian piano, con luci soffuse, l’esposizione di dipana, si allarga, mostra capolavori che vanno da Caspar David Friedrich a Mondrian,
da Klee ad Hopper, che con le sue ‘periferie notturne dell’anima quotidiana della grande metropoli’ stupisce per la modernità accostata al suo tratto strascicato, coi suoi toni cromatici scuri, plumbei, percorsi dalle ‘mille luci’ di una New York notturna che rammenta la solitudine dell’eroe ‘minimo’ o ‘minimale’, posto a fronte di quello infinito, romantico di Friedrich e delle sue marine malinconiche, cameos perfetti al crepuscolo di un tempo che fu.
Seguono altre quattro sezioni che si lasciano alla sorpresa della ‘doverosa’ visita e si arriva alla sesta ed ultima sezione che è un riassunto di tutti i temi affrontati in cui opere indimenticabili si succedono, da Gauguin a Cézanne, da Caravaggio a Luca Giordano, da Van Gogh a Monet a Rothko – tanto amato da Antonioni e collocato, ‘in scena’, anche in una delle sue ultime pellicole, Identificazione di una donna, del 1982 – per una chiusura che lascia con il fiato sospeso, in sospeso, tra un ‘non finito’ di vita e morte e vita, tra notti dello spirito, notti dell’umano e notti della natura.
“A testimoniare – conclude Goldin – il senso di una notte che non è più soltanto il risultato di un vedere fisico e riproduttivo, ma interiore e determinato dalla profondità psicologica, del sogno e della memoria”.
Per non dimenticare di ricordare, insomma, che il nostro Passato è davanti a noi, dentro di noi, molto più del nostro Presente, l’Effimero, come insegna la cultura ebraica…
Maria Cristina Nascosi Sandri
Ferrara
LINK: Per saperne di più