Con la riapertura delle scuole dopo le festività è prevedibile che riprenda più intenso e drammatico che mai il dibattito sulla scuola.
“La missione del dotto” [[Al dotto è affidata una missione: egli, che ha raggiunto il culmine della sapienza, è proprio per questo obbligato, moralmente e responsabilmente, poiché per la sua stessa perfezione culturale possiede maggior coscienza di sé, non solo a diffondere il suo sapere tra gli uomini indotti, ma a presentarsi come esempio vivente di razionalità e moralità per tutti gli uomini. La dottrina e la scienza costituiscono parte essenziale della società, sono esse stesse sociali e quindi il dotto acquista quasi naturalmente il ruolo di educatore degli uomini come magister communis (maestro sociale).]] titolava una sua importante opera il filosofo tedesco Fichte, iniziatore dell’idealismo dopo Kant.
È indubbio che la scuola abbia una missione più forte ed assillante di quella del dotto e dunque una grande, immensa, intrinseca responsabilità, ma è altrettanto vero che mai come oggi essa è resa difficile, quasi impossibile, dagli infiniti mutamenti simultanei ed improvvisi.
Capita che quando si presenti qualche evento straordinario immediatamente si dica:
– ma la scuola che fa ?
– che faceva e perchè non è intervenuta?
Il processo alla scuola è sempre dietro l’angolo e questo dimostra la sua importanza.
È cosi’ importante la scuola e il dibattito che la riguarda, che l’editoria ripubblica ora un testo come “La scuola di Barbiana” che è sempre attuale, rispetto ai principi dell’inclusione e dell’uguaglianza, dell’innovazione e dello spirito pioneristico, ma non puo’ rispondere ai gravi mutamenti di oggi.
Francesco Sinopoli in un suo articolo recente sul giornale Huffingtonpost, titolava : La scuola riparta dal modello di Don Milani, appuntamento a Barbiana per difendere il diritto all’istruzione.
L’associazione Nuovo Umanesimo, che mi onoro di dirigere, ha promosso una serie di incontri su tali emergenze.
Ed innanzitutto si è scoperto che la prima emergenza è l’esistenza di una generazione H, come si dice oggi, totalmente virtuale, che vive in una dimensione falsa, quella degli smartphone, dei messaggini, dei media sociali, con l’orecchio sempre incollato al telefonino ed il dito bionico pronto a scrivere.
Come strappare questa generazione alla sua idolatria isolatrice?
Non è cosa da poco.
Poi c’è un’altra emergenza: il bullismo intimamente collegato alla prima ed infine una terza emergenza nelle proteste corali di fine anno: l’alternanza scuola -lavoro.
Bullismo[[n.d.r. Fenomeno delle prepotenze e violenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico.]] ed isolamento sono cosi’ urgenti da determinare una necessità imprescindibile. Bisogna far recuperare il senso di quanto è prossimo, vicino al senso dell’onore.
Simmel, il grande sociologo, aveva predetto che la fascinazione del denaro avrebbe determinato l’oblio di quanto è vicino e prossimo.
Accade dunque che, pur di apparire ai lontani, si inventino angherie sui più vicini e si operino violenze inenarrabili.
Il recupero della nozione non solo intellettuale, ma emotiva di cio’ che è vicino significa la coscienza della realtà attraverso anche il sentimento dell’onore.
Una scuola personalistica, nella facoltà di pedagogia di Messina, quella di Adelchi Attisani, insisteva sul sentimento dell’onore.
Bisognerebbe ristabilire una sorta di impegno per recuperare quanto è perduto.
Il problema connesso a questo è la mancanza di una cultura giovanile che sia dominante in questa direzione.
Nel Romanticismo, gli Stürmer proponevano canoni adeguati al mutamento sociale. Qui non c’è alternativa al dominio dei nuovi mezzi tecnologici.
L’alternanza scuola-lavoro infine dovrebbe proporre una via più semplice per l’inserimento nel mondo del lavoro, ma è fallimentare non solo per la scarsa serietà con cui i progetti vengono attuati ma soprattutto perchè non rispondono ad un’idea di sviluppo alternativo e reale.
Enormità di problemi, ma anche di speranze in un prossimo cambiamento!
Carmelina Sicari