La Corsica secondo Marino Magliani: ciò che sfugge e ciò che rimane

Nel panorama della narrativa contemporanea italiana, Marino Magliani, scrittore natìo della Liguria ma vivendo nei Paesi Bassi, rappresenta una voce unica, in grado di trasformare il viaggio e la memoria in strumenti di riflessione profonda sul senso di appartenenza, di scoperta e di perdita.

Corsica (Oligo editore, 2024) è un’opera che sintetizza il suo stile, un tessuto di ricordi e paesaggi narrati con un accenno di lirismo, pur mantenendo salda l’attenzione alla concretezza dell’esperienza vissuta.

Il cuore pulsante di questo libro è l’incontro tra l’autore e la Corsica, un’isola che appare e scompare come un miraggio, oscillando tra la realtà tangibile e l’immaginazione. Magliani non si limita a descrivere un luogo, ma scava nell’essenza dell’isola come simbolo di confine e transizione. La Corsica è una presenza fisica, con i suoi colori, odori e tramonti, ma anche un’entità sfuggente, che l’autore ammette di non conoscere realmente. È il paradosso del viaggiatore che vede tutto senza mai possedere nulla, che sfiora l’intimità del luogo ma ne resta sempre ai margini. Tutt’al è il non-vissuto e l’immaginato (ciò che avrebbe potuto essere ma non è accaduto) ad acquistare valore e ad essere successivamente trasferito nelle pagine di narrativa come Il cannocchiale del tenente Dumont o in altri racconti e novelle di cui lo stesso autore non ricorda più il titolo.

Il viaggio come metafora di crescita

Il racconto dell’adolescenza di Magliani, vissuta come mozzo sulla nave Corsica Regina, introduce il lettore a un’esperienza iniziatica che attraversa il mare per approdare a una maturazione personale. La narrazione dei primi viaggi sulla nave è intrisa di uno stupore quasi infantile, reso attraverso descrizioni minuziose che catturano non solo il paesaggio, ma anche la percezione interiore di un giovane che scopre il mondo. La nave diventa il palcoscenico di un microcosmo fatto di ordini, errori e rituali quotidiani, dove il protagonista si confronta con l’autorità e con la propria inadeguatezza, fino a trasformare queste esperienze in storie di resistenza e scoperta.
L’abilità di Magliani sta nel bilanciare la nostalgia per il passato con una riflessione matura sul valore dei ricordi. La Corsica si rivela, dunque, non solo come una meta geografica, ma come un luogo della mente, uno spazio che continua a vivere nella memoria con le sue luci, i suoi suoni e il suo odore di salsedine.

Una scrittura sensoriale

La prosa di Magliani si distingue per la sua straordinaria capacità evocativa. La Corsica prende forma attraverso un linguaggio che coinvolge tutti i sensi: dai tramonti che tingono il mare di colori cangianti alle voci dei marinai, dalle mani sporche di varechina durante i turni di lavoro agli aromi di pastis e cibi fritti che impregnano le strade. Ogni dettaglio si lega a un’emozione, trasformando le esperienze personali in un racconto universale. Il lettore è trasportato in un viaggio che non è solo fisico, ma anche emotivo e intellettuale.
Particolarmente potente è il modo in cui Magliani usa il paesaggio come specchio dell’anima. Le descrizioni delle coste corse, delle sue città e delle sue alture riflettono un senso di sospensione, come se l’isola stessa fosse intrappolata tra due mondi: quello selvaggio e naturale, e quello umano e culturale. Questo dualismo si rispecchia nella visione dell’autore, che osserva la Corsica da lontano e la vive da vicino, senza mai riuscire a penetrarne completamente il mistero.

Il significato della Corsica

Bastia e il suo faro- Foto Philippe PARACHEY

Una delle tematiche più affascinanti del libro è il modo in cui la Corsica diventa metafora della vita stessa: un luogo che si conosce solo per frammenti, attraverso prospettive mutevoli e mai definitive. Magliani esplora l’isola da diverse angolazioni, sia letterali che metaforiche, e lo fa con una sensibilità che richiama le riflessioni di autori come Italo Calvino e Walter Benjamin. La Corsica, in questo senso, non è solo un’isola geografica, ma un simbolo della molteplicità dei punti di vista, un luogo che cambia a seconda di chi lo osserva e da dove lo si guarda.

Una riflessione sull’arte della narrazione

L’opera di Magliani si pone anche come una meditazione sul raccontare stesso. In Corsica, il confine tra realtà e finzione si dissolve, e l’autore gioca con i ricordi personali, trasformandoli in una narrazione che oscilla tra autobiografia e romanzo. Magliani sembra dirci che la memoria è un racconto in continua riscrittura, un processo creativo che ci permette di trovare un senso nei frammenti del passato. I bozzetti disegnati dall’autore arricchiscono questo libro, se non per il loro valore artistico, almeno per l’autenticità dell’esperienza, dando testimonianza a ciò che ha vissuto.

Con Corsica, Marino Magliani ci regala un libro che è molto più di un diario di viaggio: è una riflessione sull’identità, sulla memoria e sul nostro rapporto con il mondo che ci circonda. È un’opera che invita a perdersi nei dettagli e a riflettere sulla bellezza dell’effimero, su ciò che ci sfugge e su ciò che rimane. Per il lettore colto e appassionato, Corsica offre un’esperienza ricca e stratificata, un viaggio che continua ben oltre l’ultima pagina.

Giuseppe Raudino

LINK INTERNO: Recensione del libro Il cannocchiale del tenente Dumont (L’Orma) di Marino Magliani (Maggio 2022)

Corsica – Marino Magliani – Oligo Editore – Prefazione: Roberto Carvelli – Collana: Ronzinante – Genere: Narrativa  – Pagine: 52 – Prima edizione: ottobre 2024 – ISBN: 9791281000636 – Prezzo di copertina: 13,00 €

Descrizione:
Dalla Liguria non si vede un’unica Corsica. L’isola è sempre diversa e questo dipende dalla metereologia, dalla quota, dall’angolazione: la Corsica che si vede dal Ponente sarà necessariamente diversa da quella che si vede dal Levante. E da Genova, quale Corsica si vede? Questa è la cronaca di uno scrutatore che ha guardato la Corsica da ogni luogo, ma soprattutto da Genova, avendo svolto il secolo scorso il lavoro di mozzo sul Corsica Ferry diretto da Genova a Bastia, ed essendovisi avvicinato ogni mattina prima che l’alba bruci i sogni e allontanato la sera all’ora del lampescuro. Un libretto traballante come lo era quel viaggio e quel secolo, sulle capacità di un mozzo di guardare e vedere. Il testo è arricchito da una prefazione di Roberto Carvelli.

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Giuseppe Raudino
Giuseppe Raudino nasce a Catania nel 1977 ma vive a Siracusa fino agli anni del liceo. Si appassiona presto al giornalismo, attività che porta avanti insieme agli studi in Scienze della Comunicazione presso l’università di Siena, dove si laurea con una tesi in Semiotica su Umberto Eco nella quale ne analizza gli scritti teorici sul comico e i giochi linguistici. Nella metà degli anni 2000 si trasferisce definitivamente in Olanda per insegnare materie inerenti a giornalismo, teoria dei media, antropologia e metodologia della ricerca presso l’Università di Scienze Applicate di Groningen. Accanto all’attività accademica, Giuseppe Raudino si dedica anche alla narrativa. Tra le sue pubblicazioni più recenti ci sono due romanzi, entrambi usciti nel 2019: 'Mistero nel Mediterraneo' (Genesis Publishing) e 'Stelle di un cielo diviso' (Alessandro Polidoro Editore) e nel 2022 "Quintetto d'estate" (Ianieri Ed.)

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